“Pornodipendenza: non sottovalutate il fenomeno”

C’è un settore che non conosce crisi. È quello del porno. Lo testimoniano dati che parlano di miliardi di visite ogni anno e di miliardi di dollari di fatturato per l'industria dell'hard. La crisi, piuttosto, è quella che il proliferare di pornografia può provocare negli utenti. Da tempo numerosi esperti lanciano allarmi sulla dipendenza dal porno.

L'esperienza personale

Chi ha portato sulle proprie spalle questo fardello è Antonio Morra, 35enne napoletano, che oggi è uscito da quel tunnel e contribuisce, attraverso un lavoro di testimonianza verbale e scritta, ad informare l’opinione pubblica sul tema. Ha scritto qualche anno fa Porno Tossina, che propone un metodo di disintossicazione dalla pornodipendenza. Più di recente ha dato alle stampe Pornolescenza, un manuale per aiutare i genitori a dialogare con i figli per prevenire e, quando sopraggiunge, curare la compulsione da siti hard. Morra ha iniziato a consumare pornografia in rete all’età di 15 anni, in modo sempre più frequente fino a non poter restare più di due giorni senza. “Quando ne sono uscito, dopo dieci anni di dure lotte anche grazie a un cammino di fede – spiega ad In Terris -, ho pensato inizialmente di voler accantonare questa brutta parentesi, ma poi ho sentito nel cuore il dovere di cominciarne a parlare agli adolescenti”. Dai primi incontri in scuole e parrocchie Morra ha capito che la questione rappresentava un’emergenza. “Parlavo con tanti ragazzi che stavano nella stessa condizione in cui mi ero trovato io”, racconta. Di qui l’inizio del lavoro per la realizzazione del primo libro e un lungo tour di conferenze che lo ha portato anche all’estero, fino in Messico.

Giovani, adulti, donne nella rete del porno

Ma come si è arrivati a questo boom? Senz’altro ha inciso la diffusa disponibilità degli smart-phone, che consente di avere sempre in tasca la propria dose di porno quotidiano. Ma non solo. “È stato svolto un lavoro culturale – sottolinea Morra – per normalizzare la pornografia, trasformandola in intrattenimento per adulti. Così parlare di pornografia come un problema, in molti ambiti, diventa scandaloso, sinonimo di arretratezza e oscurantismo”. Eppure basterebbero delle facili considerazioni per accorgersi che la pornografia rischia di stravolgere le relazioni tra uomo e donna. “Nella pornografia – afferma Morra – non esiste corteggiamento, ma solo sesso, spesso violento. E questo è il modello che viene trasmesso ai giovanissimi, i quali iniziano ad avere a che fare con il porno già a 10-11 anni”. Giovani, ma non solo. Il virus può colpire anche gli adulti, compresi quelli sposati: il web offre una gamma di scelta infinita, a uomini che al loro fianco hanno invece sempre la stessa donna. “Con il tempo – spiega Morra – il cervello si abitua alla novità, induce a desiderare sempre nuove fantasie e può diventare strumento che porta alla distruzione dei matrimoni. Non abbiamo dati italiani – continua -, ma ne abbiamo dagli Stati Uniti, dove il 56% dei divorzi è causato dal fatto che uno dei due partner ha abusato di pornografia”. Uno dei due, perché la questione non riguarda solo gli uomini. Le quote rosa iniziano a farsi largo anche tra le luci rosse. “Da qualche anno – racconta – l’industria pornografica sta investendo per raggiungere le donne, perché quello degli uomini è un mercato ormai quasi saturo”.

Cosa fare

Cosa fare allora? Oggi Morra ha presentato Pornolescenza al Senato ed è stata anche occasione per un confronto con il senatore Simone Pillon (Lega) sugli interventi legislativi da fare e di cui lo stesso esponente del Carroccio aveva parlato ad In Terris. Serve però che anche famiglie ed educatori tengano alta la guardia. A Palazzo Madama ha presenziato l'associazione Pro Vita e Famiglia, il cui vice-presidente Jacopo Coghe ha annunciato che “in autunno lanceremo una campagna per sensibilizzare i genitori sui danni dell'abuso di pornografia, che come dicono i medici sono enormi e vanno dalla bassa autostima alla depressione, passando per le disfunzioni sessuali agli atteggiamenti sessisti”.