Per protesta dormono sul sagrato di una chiesa, ecco perché

La notte è passata e siamo all’ottavo giorno di stallo: la Sea Watch 3 è ancora bloccata in acque internazionali, con a bordo salvati e salvatori. Continueremo a dormire sul sagrato della Chiesa finché non sarà consentito loro di scendere a terra in un porto sicuro”. Così don Carmelo La Magra, parroco dell'isola di Lampedusa, sulla situazione di stallo che sta vivendo la nave della ONG tedesca Sea Watch 3. Il sacerdote non è solo in questa iniziativa di solidarietà, dato che accanto a lui nel sagrato dormono gli attivsti del Forum Solidale Lampedusa e alcuni turisti.

Una protesta umanitaria

Don Carmelo La Magra ai cronisti presenti sull'isola ha ribadito i motivi della protesta. “Il nostro è un semplice gesto di solidarietà nei confronti di persone che stanno soffrendo inutilmente. Mettiamo simbolicamente in gioco i nostri copri nel tentativo di dare visibilità e voce agli ultimi della terra, nostri fratelli e sorelle, nostri simili”. E ancora: “Chiediamo a quanti condividono il nostro messaggio di organizzare iniziative analoghe”. Infine: “Rivolgiamo ai passeggeri e all’equipaggio della Sea Watch un abbraccio e un messaggio: siamo con voi!”. E dalla Sea Watch ha replicato il capitano del nave, Carola Rakete: “Nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, la Sea Watch 3 dopo 8 giorni è ancora bloccata in mare con il suo carico di migranti, tra cui anche un ragazzino di 12 anni. Dobbiamo sbarcare queste persone in un porto sicuro, il prima possibile”. 

La decisione del Tar del Lazio

Nelle ultime ore ha fatto molto discutere la sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio. Il prvvedimento riconosciuto come legittimo il provvedimento del Viminale che di fatto sta impedendo ai 43 migranti di sbarcare. Secca la replica della ONG: “Il Tar del Lazio non ha rigettato nel merito il ricorso presentato dagli avvocati del team legale di Mediterranea Saving Humans in favore di Sea Watch 3. Ciò significa che non si è pronunciato sulla legittimità del provvedimento, il primo a discendere direttamente dal Decreto sicurezza bis, che ad oggi impedisce alla nave di fare ingresso in acque territoriali italiane. Il tribunale amministrativo si è infatti limitato a respingere la richiesta di sospendere temporaneamente gli effetti del provvedimento in questione”.