Lo speciale di “Storie Italiane” sulla Giovanni XXIII di don Benzi

Storie Italiane”, la trasmissione di successo del day time di Raiuno, chiude l'anno con uno speciale sulla comunità Papa Giovanni XXIII. Eleonora Daniele, brava conduttrice del programma, ha visitato in prima persona una delle strutture protette per le vittime della tratta. Lo ha fatto insieme a don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità fondata  da don Oreste Benzi. Il direttore di “In Terris” ha accolto il volto noto della Rai, spiegando l'attività che viene svolta nella struttura: “Da oltre 20 anni in questa casa famiglia particolare vengono accolte donne giovanissime vittime della tratta, portate con l'inganno e false promesse, ridotte come schiave nelle strade”. Eleonora Daniele ha voluto lodare l'impegno quotidiano dei volontari della struttura e in particolare di don Aldo, definito “un sacerdote che ha dato la sua vita per i bisognosi“. I due hanno camminato insieme nella strada che conduce al luogo protetto e che percorse per primo don Oreste Benzi nel 1978 quando decise di aprire la struttura d'accoglienza. Don Buonaiuto ha raccontato un aneddoto legato a quel momento: “Don Oreste si convinse che questo sarebbe stato il posto giusto quando vide che c'era un'edicola con la Madonnina”. 

L'intuizione di don Benzi

Questa realtà è una dimostrazione pratica di quella “Chiesa in cammino” auspicata da Papa Francesco, al servizio di quelli dei più deboli e bisognosi, coloro i quali – ha ricordato il direttore di “In Terris” – “chiedono scusa di esistere perché pensano di non valere”. Un impegno coraggioso perché, come ha ricordato Eleonora Daniele, contrasta gli interessi della malavita e della criminalità organizzata. Don Aldo ha svelato da dove nasce questa vocazione all'assistenza dei più deboli: “Inizia da una missione straordinaria, gestita e portata avanti da laici, persone eroiche che scelgono per vocazione di mettere la loro vita accanto agli ultimi. La loro è una chiamata che si fa carne”. Tutto ha origine da un'intuizione di don Oreste Benzi che capì quanto le persone fragili avessero bisogno soprattutto di affetto.

Le vittime della tratta

La casa famiglia visitata da Eleonora Daniele ospita le donne strappate dalla schiavitù sessuale sulle strade. Le violenze fisiche e psicologiche subite richiedono un'attenzione costante, come ha spiegato il sacerdote della Papa Giovanni XXIII: “Purtroppo molte delle ragazze che vivono nella struttura non riescono più a provare fiducia. Quindi, quando riaffiorano i ricordi delle sofferenze vengono prese dal desiderio di non vivere. Questo richiede che siano accompagnate continuamente, non solo con il supporto farmacologico ma anche con tante attenzioni, per farle ritornare il sorriso“. Eleonora Daniele, che ha avuto modo di conoscerle, ha sottolineato come “il loro presente ora è cambiato grazie a questa comunità”.

La storia di Giorgia

Il reportage della trasmissione di Raiuno ha visto raccontare al pubblico la storia di diverse vittime del dramma della schiavitù sessuale. Giorgia è una di loro, umiliata e torturata dai suoi aguzzini perché non portava abbastanza soldi. Le sevizie sono arrivate al punto tale di perforarle un polmone e tagliarle una parte delle orecchie. La ragazza ha raccontato alla conduttrice di Raiuno: “Io sono uscita dalla strada con l'aiuto dei carabinieri. Dall'ospedale sono arrivata alla Comunità Papa Giovanni con l'ambulanza. In questa casa non avevo forza di muovermi, i fratelli mi hanno aiutato a rinascere“. Portata in Italia con la  falsa promessa di un lavoro di pulizie, la ragazza è stata sbattuta in strada la sera stessa del suo arrivo: “Piangevo, avevo paura, non ero mai stata con un uomo. Quando salivo in macchina non avevo le forze, loro ne approfittavano, alcuni mi picchiavano”. Un dramma durato due anni e finito grazie anche alla solidarietà delle sue compagne che, vedendola sofferente, una sera chiamarono i carabinieri. La liberazione non è stata facile: i suoi sfruttatori avevano minacciato di fare del male alla sua famiglia nel caso li avesse denunciati: “Quando ho fatto la denuncia – ha rivelato Giorgia – queste persone sono state prese. Poi in ospedale ho incontrato don Aldo e i volontari della Comunità. All'inizio piangevo e avevo paura di parlare con le persone. Oggi sono una persona nuova grazie a don Aldo che mi ha dato il lavoro che mi era stato promesso da chi mi ha distrutto la vita. Adesso faccio davvero le pulizie”. La responsabilità di storie cosi drammatiche ricade anche su quegli uomini che scelgono di comprare il corpo di una persona per pochi euro. “Nove milioni di uomini durante l'anno vanno sulle strade pensando di avere il diritto di comprare il corpo di ragazze che hanno l'età delle loro figlie e nipoti e fanno finta di non capire che dietro c'è un dramma spaventoso, c'è la tratta delle essere umane”, ha spiegato don Buonaiuto. “Sono correi di una schiavitù schifosa che deve fermarsi – ha detto ancora il prete – ma se non si ferma la domanda non si fermerà neppure l'offerta”.

Le altre esperienze

E' andata poi in onda la testimonianza di due associati della Papa Giovanni che offrono assistenza notturna alle persone senza fissa dimora. Questi volontari animano le “capanne di Betlemme”, strutture che accolgono h24 chi ha bisogno di un tetto e di un pasto caldo. Esperienze come questa, ha rivelato il sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII ad Eleonora Daniele, “danno la soddisfazione di vivere il vero amore evangelico”. Durante la trasmissione sono andate in onda poi clip che hanno raccontate le tante attività svolte dall'Associazione fondata da don Oreste Benzi: l'impegno per promuovere il ripristino delle relazioni genitori-figli nelle situazioni più difficili, i percorsi alternativi al carcere come quello intrapreso da Daniele che è riuscito ad emozionare anche il presidente Mattarella, l'esperienza di una famiglia nigeriana sbarcata due anni fa in Italia e che ha trovato una nuova casa nella struttura fondata da don Benzi. Commosso il ricordo di Anna, una donna strappata alla schiavitù della strada e che don Oreste portò con sè nel 2000 per incontrare San Giovanni Paolo II: al Papa, la ragazza disse, come ha raccontato don Aldo, “libera le tante bambine che sono sulle strade“. Anna morì solo un anno dopo, per una gravissima malattia ma i volontari dell'Apg23 continuano a portarla nel cuore e nella mente. 

La testimonianza di Maria

In finale è stata trasmessa la testimonianza di Maria che, ha spiegato don Buonaiuto, “per noi è una figlia. E' qui da tanto tempo ed è stata salvata da don Oreste”. La donna fu rapita nel suo villaggio, in Albania, dopo aver perso il marito ed aver appena partorito. Fu portata in Italia e qui subì il dramma conosciuto da tante: violenze di ogni genere per costringerla a prostituirsi. Esausta, un giorno tentò la fuga dalla finestra del quarto piano ma cadde, sbattendo la testa e finendo in coma. Al risveglio, Maria trovò chi l'avrebbe salvata e avrebbe cambiato la sua vita: “Don Oreste – ha rivelato la donna – mi ha portato da don Aldo. Per diversi anni sono stata con lui e sono stata molto bene. Don Aldo mi ha guarito, per me è un papà“. E proprio il sacerdote della Papa Giovanni XXIII è riuscito a realizzare un grande sogno di Maria: farla ricongiungere con il figlio che non vedeva da anni. La donna ha ricordato così quel momento: “Una sera mi ha chiamato don Aldo e mi ha detto di aver trovato mio figlio grazie alla collaborazione della polizia. Dopo 13 anni dall'ultima volta sono andata a vederlo, sono stata molto contenta e gli ho chiesto perdono. Lui mi ha detto che mi ha perdonato e io ho pianto”. Emozionata, Eleonora Daniele ha detto alla donna che non è una vergogna ciò che lei ha fatto, ma ciò che le hanno fatto i suoi aguzzini.  Maria ha chiuso la sua testimonianza con un appello: “Io sono libera però voglio che anche le mie sorelline siano libere. Liberate le ragazze che sono sulla strada, vi prego, loro soffrono, loro non sanno dove vanno, vogliono un letto e un piatto caldo e non questo schifo”. La donna ha concluso ricordando una frase che don Oreste Benzi amava ripetere: “Nessuna donna nasce prostituta: c'è sempre qualcuno che la fa diventare“.

I corridoi umanitari e la Diciotti

Durante la puntata è stato menzionato anche l'impegno di mediazione svolto da don Aldo Buonaiuto in occasione del caso della nave Diciotti, per il quale è stato ringraziato anche da Papa Francesco. “Io ho solo fatto una mediazione necessaria – ha detto il sacerdote della Papa Giovanni XXIII – Era urgente sciogliere quel nodo particolare. E' stato importante e bello vedere istituzioni diverse dialogare, incontrarsi, al fine di rispondere al bisogno di quelle persone. Ciò ha funzionato e speriamo possa succedere anche in futuro”. Per tutelare la sicurezza di chi arriva, il direttore di “In Terris” ha ribadito come la soluzione migliore sia quella di continuare sulla strada dei corridoi umanitari: “Sono l'unico modo sicuro per aiutare queste persone, affinchè non si avventurino su quelle imbarcazioni ma possano essere aiutate già in Libia, e da lì possano venire in Italia già con un progetto. Dobbiamo ringraziare il governo per questi corridoi realizzati che hanno avuto uno sguardo particolare verso le donne, i bambini e le famiglie. Un'attenzione che ci dà speranza affinchè possano continuare”. “E' necessario – ha concluso il prete – dare loro la possibilità di avere una vita serena, una dimensione dignitosa attraverso il lavoro che dà autonomia ed indipendenza”.