Libia: 100 morti, 28 erano bambini

Sono 100 i morti – tra i quali 28 bambini – e oltre 500 i feriti registrati in Libia dal 4 aprile ad oggi, sabato 13 aprile, a causa dei combattimenti in corso. Oltre 200 i bambini che risultano feriti. Lo riferisce all'Ansa il presidente dell'Associazione Medici Stranieri in Italia (Amsimed) il dott. Foad Aodi. Il medico, che è anche consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma, è venuto a sapere delle cifre perchè in queste ore è in contatto con i medici che operano nei vari ospedali libici. L'Amsimed, associazione senza scopo di lucro, prevede la tutela dei soci iscritti, aiutandoli nell’ inserimento in campo lavorativo, nonché la collaborazione con enti ed istituti pubblici e privati, italiani e stranieri, per lo sviluppo della scienza medica e della salute dei cittadini stranieri ed italiani. Le strutture senitarie in Libia, denuncia inoltre Aodi, “sono al collasso e sono triplicate le richieste di operare in Italia i bimbi feriti”.

Combattimenti intensi

Preoccupa frattanto l'escalation di violenza che si registra nel Paese nordafricano. A seguito di alcuni scontri andati avanti tutta la notte nei pressi di el Aziza, circa a una cinquantina chilometri in direzione sud-ovest, le forze della Cirenaica hanno sfondato il fronte a sud di Tripoli, riuscendo a conquistare la cittadina e dirottando ora i combattimenti nella zona di Suani ben Adem, a 25 chilometri dalla capitale dove infuria la battaglia. Sarebbero centinaia di civili intrappolati che non possono lasciare le case in sicurezza. Secondo quanto riferisce l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) in un “aggiornamento flash” sulla situazione nei dintorni della capitale, sono oltre 13.500 gli sfollati dall'inizio degli scontri armati a Tripoli e dintorni, precisando che 4 mila sono le persone che hanno lasciato le proprie case nelle ultime 24 ore. Circa 4.500 persone hanno richiesto l'evacuazione dalle aree colpite dal conflitto verso aree relativamente più sicure, ma solo per 600 di loro è stato possibile garantire un'uscita sicura, conclude Ocha.