La difesa della famiglia passa per un referendum

Dopo 3 anni di battaglia politico-culturale determinata e perseverante della Coaliția pentru Familie” (“Coalizione per la famiglia”), sostenuta dai vescovi e dal mondo cattolico rumeno, si arriva finalmente alla convocazione, domani e dopodomani (6 e 7 ottobre), dell’atteso referendum per riconoscere in Costituzione il matrimonio quale “unione esclusiva fra uomo e donna”. Il “Forum delle famiglie” del Paese Est-europeo, che federa una trentina di associazioni ed ong rumene, ha raccolto a tal fine oltre 3 milioni di firme, corrispondenti a circa il 15% della popolazione, a sostegno di una proposta promossa non solo da cattolici ma anche da appartenenti ad altre Chiese e confessioni cristiane nonché da persone di altre o nessuna religione. Il Comitato promotore ha prodotto in questi mesi dei video e molte slides che, presenti solo in romeno, sono a disposizione del popolo del web al sito ufficiale.

La posizione dei vescovi

I vescovi cattolici hanno espresso fin dall’inizio il loro pieno e convinto appoggio all’iniziativa referendaria, pubblicando persino nell’imminenza della chiamata alle urne una Esortazione per sacerdoti e fedeli cattolici, rivolta comunque a tutte le persone di buona volontà, al fine d’invitare a sostenere e votare Sì il referendum. La domanda precisa che i romeni si troveranno sulla scheda della consultazione è la seguente: “Siete d’accordo con la legge di revisione della Costituzione della Romania nella forma adottata dal Parlamento?”. Nella formulazione attuale della costituzione rumena, infatti, si afferma che “la famiglia è fondata sul matrimonio liberamente contratto dai coniugi”, mentre la proposta sottoposta al referendum precisa che il matrimonio viene contratto da “un uomo e una donna, uguali tra di loro e si basa sul diritto dei genitori di assicurare la crescita, l’educazione e l’istruzione dei figli”. Nell’Esortazione, i vescovi rumeni affermano che “il termine 'coniugi' potrebbe generare degli equivoci” e, per questo “è necessario precisare che soltanto l’unione liberamente contratta da un uomo e una donna può essere chiamata matrimonio”. L’invito esplicito dei presuli, dunque, è quello a “sostenere la modifica dell’articolo 48 della Costituzione votando [Sì] nel giorno del referendum”. Ma la Conferenza episcopale rumena non si limita a far campagna per la partecipazione al voto, incoraggiando fedeli e cittadini a trasformarsi in attivi “militanti” referendari, facendo “conoscere questo evento a casa, al lavoro, nel gruppo degli amici e conoscenti e, come forma di apostolato, per promuovere la partecipazione al voto“.

Nell’Esortazione, infine, i vescovi ignorano qualsiasi tipo di obiezione ad una loro presunta “interferenza politica”, spiegando le ragioni del loro appoggio al referendum: “La precisazione è in piena concordanza con l’insegnamento del Vangelo, ed anche nello spirito della tradizione del popolo romeno, motivo per il quale la Chiesa cattolica ha sostenuto sin dall’inizio l’iniziativa venuta da parte del laicato e da un grande numero di cittadini”. Sono anche consapevoli del “rischio di contraddire la sensibilità attuale oppure le correnti di pensiero alla moda” ma, citando l’Esortazione apostolica di Papa Francesco Amoris laetitia (2016), laddove è presente l’invito a promuovere il matrimonio come unione tra uomo e donna, rintuzzano: “questa precisazione nella Costituzione è più che necessaria”, in quanto la Carta fondamentale di ogni Popolo europeo od occidentale dovrebbe avere “lo scopo di essere alla base di un’adeguata legislazione nel campo della famiglia nella quale siano tutelati i diritti di ognuno e sia rispettata la natura delle cose nella tradizione cristiana“.

L'impegno della società civile

Per essere valido, il referendum dovrà raggiungere un’affluenza di almeno il 30% degli iscritti al voto. Il documento a favore del referendum è stato preparato dai vescovi rumeni di rito latino e di rito bizantino durante la sessione plenaria tenutasi dal 18 al 20 settembre scorso nella cittadina transilvana di Sumuleu Ciuc. La Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa (“Federation of Catholic Families Associations of Europe”, Fafce), organizzazione internazionale con il compito di proteggere i diritti della famiglia con sede a Bruxelles (ha uno statuto di ong consultiva presso il parlamento Europeo attraverso la “Conferenza delle Organizzazioni Internazionali non Governative”- Oing), grazie soprattutto all’impegno della rumena Associazione delle famiglie cattoliche “Vladimir Ghika”, ha lavorato intensamente per rendere possibile il referendum del 6 e 7 ottobre, sottolineandone anzitutto la valenza di libera espressione di democrazia, da rispettare assolutamente tanto più in un Paese reduce dal totalitarismo comunista. “Questo rispetto – ha dichiarato la presidenza della Fafce in una Nota ripresa dall'AgenSir – è necessario per tutti coloro che vivono all’interno e all’esterno della Romania, specialmente per le istituzioni e organizzazioni che intendono lavorare per il bene comune. La Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa incoraggia vivamente tutti i cittadini rumeni a prendere parte a questo referendum e a votare sì: il matrimonio, in quanto unione di un uomo e una donna, è l’unica istituzione in grado di garantire il rinnovamento generazionale per le nostre società”.

La “Maria Goretti rumena”

La campagna referendaria per il voto referendario si sta svolgendo significativamente all’indomani della beatificazione, avvenuta il 22 settembre scorso a Neampţ (Romania), della “Maria Goretti rumena”, ovvero Veronica Antal (1935-1958), fedele laica dell’Ordine Francescano Secolare uccisa “in odium fidei” a nemmeno 23 anni. La giovane è stata infatti uccisa a coltellate, in pieno regime comunista, da un uomo del quale rifiutò le avances. Il rito è stato celebrato con la massima solennità nella chiesa parrocchiale dell’Assunzione della beata Vergine Maria di Nisiporeşti, nella diocesi di Iaşi, dal cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in rappresentanza di Papa Francesco. All’udienza generale del 19 settembre scorso il Pontefice, salutando al termine della catechesi i vari gruppi di fedeli, ha richiamato l’importanza della figura di Veronica Antal, chiedendo di rendere “grazie a Dio – ha detto – per questa donna coraggiosa che, donando la propria vita, testimoniò il vero amore per Dio e per i fratelli“. Vedremo se l’intercessione della giovane Veronica contribuirà a salvare la Romania dalla “colonizzazione ideologica” e dalla disgregazione della famiglia, lei che ogni mattina, ha scritto il postulatore della sua causa di beatificazione, “insieme alle suore e alle sue giovani amiche, percorreva ben sedici chilometri per partecipare alla messa nella parrocchia, dove si comunicava col suo Sposo divino, e alla fine ritornava, aiutando la madre nelle faccende di casa e nel lavoro dei campi. Niente e nessuno poteva fermarla, nemmeno il gelo e il freddo invernale che caratterizzano il nord della Romania”.