In arrivo un argine al gender nelle scuole?

È salutato da commenti positivi da parte delle associazioni familiari il confronto con il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, a proposito del ruolo dei genitori nell'educazione dei figli e nelle attività extracurriculari che si tengono nelle scuole.

Esonerare i figli da attività extracurriculari sgradite

“Le positive interlocuzioni con il ministero della Pubblica Istruzione sono l'incentivo a sostenere nelle scuole la libertà educativa dei genitori”, è soddisfatta Giusy D'Amico, presidente di Non Si Tocca La Famiglia. “C'è un'apertura a riaffermare la libertà educativa della famiglia – afferma ad In Terris la D'Amico – come prevedono la Costituzione e le numerose normative scolastiche. Tuttavia, troppo spesso questo assunto viene disatteso da iniziative scolastiche che vengono imposte senza il consenso dei genitori”. La D'Amico, che si dice “pronta a festeggiare dopo tante proteste organizzate in questi anni per mettere in luce quanto spesso passava nel buio”,  ricorda che già a luglio e settembre 2015 erano state diffuse dal Miur circolari per riaffermare questo diritto dei genitori, sulla scorta delle numerose lamentale pervenute per corsi extracurriculari su temi sensibili, ad esempio per l'introduzione nelle aule della cosiddetta ideologia gender. L'auspicio stavolta è che alle parole seguano i fatti, e che ai genitori venga data la possibilità di esonerare i figli da attività extracurriculari – per loro natura facoltative – che non condividono offrendo agli studenti l'opportunità di svolgere altre attività. 

Ora i fatti

Lo stesso auspicio è condiviso da Generazione Famiglia. “Il Miur ha promesso, noi presidieremo: la libertà educativa è dei genitori e attendiamo con fiducia il provvedimento che tutelerà questo diritto fondamentale”, così Jacopo Coghe, presidente dell'associazione. In attesa dunque di un atto formale da parte del Ministero, Coghe ricorda che la libertà educativa è “un diritto naturale”, da “riconoscere più che da normare, anche perché ampiamente ripreso dalla Costituzione e dalle normative scolastiche, messo oggi in discussione da progetti applicati nelle scuole italiane che coinvolgono i minori e che in realtà appartengono a una sfera intima e privata”. Coghe lancia poi il suo messaggio al ministro dell’Istruzione Bussetti: “Siamo felici e siamo sicuri che alle parole seguiranno i fatti. Abbiamo comunque fatto il nostro nodo al fazzoletto. E noi siamo quelli che ci ricorderemo”.

Confidiamo in un provvedimento legislativo

“Da 4 anni portiamo avanti una battaglia di partecipazione civica, – afferma Carlo Stacchiola, presidente di Articolo 26 – abbiamo manifestato con centinaia di genitori davanti al Miur, per ottenere il riconoscimento di una procedura da applicare in tutte le scuole che permetta alle famiglie di essere sempre informate preventivamente sui contenuti di tali progetti e poter esprimere o meno il proprio consenso alla partecipazione dei figli, usufruendo anche di attività alternative. Sembrerebbe un diritto scontato, ma molto spesso non viene rispettato”. E ancora: “Dopo parziali riconoscimenti di tale diritto nelle passate legislature, il recente incontro con il Marco Bussetti ci ha fatto ben sperare e confidiamo in una maggiore attenzione alle istanze dei genitori che possa presto tradursi in un provvedimento condiviso da tutte le forze politiche, dell’associazionismo e della scuola”.

“Vicini alla gente, non alle lobby”

Sugli scudi anche l'associazione Pro Vita: “Il Miur ha promesso la libertà educativa. Le scuole non possono decidere arbitrariamente i progetti, dove lo Stato è assente è caos e aumenta il rischio di tensioni. Noi siamo pronti a presidiare”. Parola di Pro Vita, che dopo un lungo confronto a tappe avvenuto col Ministero dell’Istruzione sulla libertà educativa, è in attesa della decisione che dovrebbe impedire l’obbligatorietà dei progetti scolastici che trattano temi sensibili legati alle scelte educative familiari. Il presidente Toni Brandi lancia il suo messaggio al ministro dell’Istruzione Bussetti: “L'educazione è un atto naturale e fondamentale dei genitori che accompagnano i propri figli nell'avventura della vita e la scuola deve rispettare la dignità dei bambini e dei ragazzi di fronte a tematiche sensibili che attengono a sfere intime e che mirano a diffondere l'ideologia gender negli istituti scolastici. La maggioranza dei genitori italiani – conclude Brandi – rivendica il diritto alla libertà educativa della famiglia, uno dei temi al centro della sfida della vera politica, quella vicina alla gente e non alle piccole e prepotenti lobby, che ignorano anzi calpestano la dignità dei bambini. E il ministro lo sa”.