Il gender nelle scuole diventerà obbligatorio?

Lo spettro di una legge che sdogani ufficialmente l’ideologia gender nelle scuole torna ad aleggiare in questi ultimi mesi di legislatura. Oggi, infatti, in commissione Cultura della Camera, comincia il dibattito in merito al ddl sulla “educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione”.

La “summa” delle leggi pro-gender

Sospinto da Pd, M5S e Mdp, il testo è di fatto una summa in cinque articoli di undici proposte legislative sul tema. Sviscerato nei suoi contenuti, il ddl in questione presenta diversi passaggi che accendono la spia del “pericolo gender”, benché, come sottolinea Marco Guerra su La Nuova Bussola Quotidiana, sia stato “spogliato delle iniziative più controverse”, come l’istituzione di un’ora obbligatoria di lezione a settimana dedicata alla lotta contro i cosiddetti stereotipi di genere.

Genitori all’oscuro?

In primo luogo, come rileva Giusy D’Amico, presidente dell’associazione Non si tocca la famiglia e tra gli organizzatori degli ultimi Family Day, mancano i riferimenti al Consenso Informato dei genitori, nonostante si parli di corsi che attengono a tematiche sensibili. Al massimo, nell’art. 4, si fa riferimento alla generica “pubblicazione nei propri siti Internet” di informazioni al riguardo da parte degli istituti scolastici.

Lgbt in cattedra?

Per altro, a far tenere ancora più alta la guardia all’associazionismo familiare, è il passaggio, contenuto nell’articolo 3, in cui si legge che le attività nelle scuole saranno supportate da “organismi/esperti esterni”.

Ed è qui che si riaffaccia la possibilità che esponenti lgbt possano salire in cattedra, come già accaduto in diverse scuole della Penisola, non più in modo surrettizio ma con l’imprimatur legislativo. Tornano alla mente, a tal proposito, le polemiche suscitate dalla Strategia nazionale 2013-2015 per il contrasto delle discriminazioni, redatta dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (colpito da uno scandalo nel febbraio scorso), con la consulenza di ventinove associazioni lgbt e senza consultare le rappresentanze dei genitori.

Smantellare le tradizioni

Sempre l’art. 3 del ddl arrivato in commissione, afferma che il “piano per l’educazione socio-affettiva e di genere è volto allo sviluppo delle competenze socio-affettive e di genere, attraverso la promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali, l’eliminazione di stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla discriminazione delle persone in base al sesso”. Concetti astratti, che possono essere impugnati a discrezione, finanche per proporre corsi mirati a presentare l’identità sessuale come mero dato culturale.

Indottrinamento dei docenti

L’ipotesi che questa proposta di legge possa diventare la porta d’accesso nella scuola per le organizzazioni lgbt è ventilata anche nell’art. 5, dove si parla di “formazione del personale scolastico, docente e non docente, alla parità di genere, alla prevenzione della violenza, alla non discriminazione e al contrasto dei discorsi di odio”. L’associazione Non si tocca la famiglia a tal riguardo contesta il celato tentativo di imporre un “indottrinamento ideologico”; per evitarlo chiede quindi che la strategia per contrastare bullismo e discriminazione sia affidata ad associazioni di docenti, di genitori e di famiglie.

La battaglia in Commissione

All’interno della Commissione, diversi deputati di area cattolica e di centro-destra, facendosi interpreti delle istanze dell’associazionismo familiare, sono pronti a presentare emendamenti. Considerando i tempi ristretti, di qui alla fine della legislatura, per discutere gli emendamenti, votare il testo in aula e trasferirlo poi in Senato per ripetere l’iter daccapo, è improbabile che la legge venga approvata.

La battaglia nelle strade

Resta però l’ennesimo tentativo di introdurre anche in Italia un testo che l’associazione Non si Tocca la Famiglia giudica “totalmente ambiguo e interpretabile a partire dal solito linguaggio in stile ‘gender diktat'”. La stessa associazione promette: “Stiamo lavorando ad una serie di emendamenti che proporremo in opposizione a tale testo e valuteremo tutte le mosse opportune e possibili perché nessuna imposizione statalista e laicista si imponga nella vita intima dei nostri figli”.

“Bus della Libertà” a Roma

La legislatura volge al termine, ma la battaglia sul tema del gender a scuola è destinata a durare a lungo, e si combatte anche in mezzo al traffico della Capitale. Da ieri, infatti, per una settimana e per dodici ore al giorno, una versione “turistica” del Bus della Libertà sta girando per le strade di Roma al fine di ricordare che “i bambini sono maschi, le bambine sono femmine”.