Governi europei complici degli abusi sui migranti?

Un mese fa hanno destato scalpore le immagini diffuse dalla Cnn, di giovani provenienti dall'Africa subsahariani venduti come schiavi in Libia. Si è trattato di una delle testimonianze più lampanti delle violazioni dei diritti umani che avvengono nel Paese affacciato sul Mediterraneo, da dove salpano moltitudini di immigrati dirette in Europa.

Ora però, gli accordi sottoscritti con le autorità libiche da parte dei Governi europei per arginare il flusso di migranti, sono entrati nel mirino di Amnesty International, che in un rapporto intitolato “Libia: un oscuro intreccio di collusione” muove accuse molto dure.

“Centinaia di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia sono in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti, spesso in combutta per ottenere vantaggi economici”, ha detto John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa. Ricordando che “decine di migliaia di persone sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte a violenze ed abusi sistematici”, egli ha affermato che “i Governi europei non solo sono pienamente a conoscenza di questi abusi, ma sostengono attivamente le autorità libiche nell’impedire le partenze e trattenere le persone in Libia. Dunque, sono complici di tali crimini”.

“I governi europei – ha dichiarato nuovamente Dalhuisen – devono ripensare la loro cooperazione con la Libia sulle migrazioni e devono permettere alla gente di arrivare in Europa attraverso percorsi legali, che comprendano la ricollocazione di decine di migliaia di rifugiati”. Amnesty continua quindi per bocca del suo direttore per l'Europa a suggerire ai Governi dell'Ue che “devono insistere affinché le autorità libiche mettano fine alle politiche ed alle pratiche di arresti arbitrari e di detenzione di rifugiati e migranti, rilascino immediatamente tutti gli stranieri tenuti nei centri di detenzione e permettano all'Unhcr di operare senza ostacoli”.

L'organizzazione non governativa lancia poi un'accusa alla guardia costiera libica, i cui ufficiali “sono conosciuti per operare in collusione con le reti di trafficanti e per esercitato minacce e violenze sui rifugiati e sui migranti a bordo delle barche in difficoltà”.