Giovani e periferie, al centro della conferenza Cisl

Dar crescere “la presenza attiva sul territorio, a partire dalle periferie abbandonate”. Mettere al centro “tutto ciò che è ai margini: il lavoro povero, sottopagato e non tutelato”. Si tratta di cose “che riguardano tutto il Paese“, ha dichiarato la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, nel discorso di chiusura della Conferenza Nazionale Organizzativa del secondo sindacato del Paese. Quest'anno la tre-giorni della Cisl si è concentrata su due temi: il lavoro per i giovani e le periferie. “La nostra volontà – ha detto Furlan – è di aprire sedi della Cisl nelle periferie urbane dove non c'è lo Stato e dove non ci sono i servizi”, e dove spesso migrazioni e sfruttamento si legano insieme. La Segretaria ha anche ricordato che il suo sindacato è favorevole alla creazione di una giornata per il “migrante ignoto”.

“Periferie esistenziali”

“Le persone che abitano le nostre periferie, o meglio, che vi sopravvivono, sono costrette a subire troppo spesso 'la legge della giungla' perché l'alternativa è andarsene, come fanno molti giovani, ma non tutti possono permetterselo”, scrive la Segretaria Furlan. Alla sua voce si è aggiunta quella del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, intervenuto anche lui all'evento. Il Cardinale ha ringraziato il sindacato per le attività rivolte all'inclusione sociale, esortando la Cisl a “rafforzare la sua presenza nelle periferie non solo urbane del nostro Paese, ma soprattutto in quelle esistenziali, ovvero in tutti quei luoghi caratterizzati da minorità, marginalità ed esclusione sociale”. L'Arcivescovo ha poi sottolineato come la crisi finanziaria e le innovazioni tecnologiche abbiano “causato delle ferite profonde nel Paese”, rendendo “assolutamente necessario ricostruire, ricucire e pacificare l'Italia”. Secondo il Cardinale questi motivi “come ha fortemente denunciato Papa Francesco” contribuiscono a formare una “società dello scarto”, dove esiste una “‘incultura’ che tende a considerare inutili tutte le persone escluse. La società dello scarto non può e non deve prendere il sopravvento, occorre ridare dignità al lavoro e al lavoratore”, ha spiegato il presidente della Cei. Un esercizio di inclusione, sottolinea il cardinale Bassetti in un'intervista, che deve riguardare tutti, anche i migranti. Infatti, “ogni migrante è una persona. Il problema migratorio è un fatto globale che ha sempre riguardato l'umanità e che oggi, attraverso la globalizzazione, si è particolarmente accentuato. Quindi occorre partire dal fatto che l'altro – in qualsiasi condizioni si trovi – è una persona”. Anche il direttore di In Terris Don Aldo Buonaiuto è intervenuto e ha parlato di “scartati”, citando un termine caro a Papa Francesco: “Gli ultimi almeno sono in una fila, gli scartati sono oltre, sono invisibili”, ha spiegato Padre Aldo, sollecitando le istituzioni alla creazione di una giornata del “migrante ignoto” per celebrare le vite di chi muore nel silenzio cercando una vita migliore. Il religioso ha richiamato l'importanza “dell’altro che mi appartiene, a cominciare dallo zigote”, senza risparmiare una stoccata a chi vorrebbe riaprire il discorso intorno alle case di tolleranza: A “chi dice che fare l’amore non è reato rispondo che i veri uomini i rapporti li conquistano, non li comprano”, ha spiegato, lamentando anche l'incapacità della politica di sostenere la scelta di maternità.

Lavoro e società

“Un giovane oggi si incolla ad un telefonino dove si ciba di un'idea di sé, di un consumo che lo distrae dal lavoro e anche di un pensiero che, se c'è, non va”, con queste parole Giancarlo Giorgetti, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha commentato la situazione attuale del mondo del lavoro per i giovani. “La concorrenza dall'Oriente ci sta spersonalizzando, togliendo individualità ovunque. Un'altro ottimo motivo per essere sovranisti” -spiega Giorgetti. Ma, se da un lato manca talvolta la predisposizione al lavoro dei giovani, non esiste più nemmeno “l'orgoglio di un lavoro ben fatto e il sentirsi forza produttiva”. Continua il Sottosegretario “la globalizzazione ha creato sproporzioni di reddito assurde che solo il sovranismo può ridimensionare. Ma la questione grave rimane la mancata identificazione dell'individuo con il mondo del lavoro. Bisogna mettere al centro dell'innovazione del lavoro la persona”. Di considerazione degli individui lavoratori parla anche la segretaria Furlan, intervenuta ai nostri microfoni: “l'innovazione deve essere gestita con un ampio coinvolgimento dei lavoratori, dando loro, attraverso l'aggiornamento e la formazione, la possibilità di essere protagonisti del cambiamento, senza subirlo. Il tema della partecipazione è fortemente legato a questo concetto. Il Paese deve fare un salto di qualità rispetto a questo tema. In altri Paesi dove la partecipazione dei lavoratori nelle grandi imprese è un elemento consistente sono usciti prima e meglio di noi dalla crisi. Ogni tanto guardare a l'estero serve”.

Le ricette

Gli ambiti su cui intervenire sono molti. Per il cardinale Gualtiero Bassetti, bisogna mettere al centro i giovani. “La mia regione, l'Umbria, è una delle zone in Italia che più sta soffrendo la crisi (…) Ogni anno, partono in maniera sistematica alcune migliaia di giovani in cerca di lavoro. Questo mi fa paura perché siamo una società che invecchia”. Sul piano più tecnico Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, ha richiamato il governo a “rilanciare infrastrutture materiali, logistiche e sociali insieme a un grande piano nazionale per il lavoro 4.0”, “estendendo l’efficacia della golden rule europea (la regola che, in deroga al patto di stabilità europeo, permette di scorporare dal computo del deficit le spese per investimenti) puntando su ogni spesa capace di incentivare reti e nuove tecnologie” e “rinnovando il modello di relazioni industriali italiano, seguendo il faro della partecipazione e della democrazia economica”. Questi devono essere i tre assi dell’intervento pubblico, conclude Sbarra.

 

 

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