Due giorni in più di congedo per i neo-papà

Anche per il 2020 si conferma la previsione di un aumento del 20% dell'assegno per i nuovi nati a partire dal secondo figlio. La manovra ha esteso a tutti neonati il bonus bebé, con una differenziazione dell'assegno in base al reddito ma senza più limiti massimi di reddito.

Asili nido

Per quest'anno le giornate di congedo obbligatorio per i neo papà sono state 5, ma dal prossimo anno vengono aumentate a 7. “È una delle novità della manovra e che viene messa nero su bianco nella Relazione tecnica”, riferisce l’Ansa. In manovra è previsto un bonus per pagare gli asili nido che, a seconda del reddito, va da 1500 a 3000 euro all'anno. E c'è il bonus bebé: scatta per tutti i neonati, con un ammontare che va da un minino di 80 euro a un massimo di 160 euro al mese a seconda della “ricchezza” dei genitori.. Fra le ultime novità, c'è anche la rivalutazione al 100% delle pensioni fino a 2.029 euro al mese. Quanto al congedo per i papà, che sale a 7 giorni obbligatori, resta la possibilità di prendere anche un ulteriore giorno in più facendo “scambio” con la mamma.

Le differenze tra nord e sud

“Arriva un’ulteriore conferma dell’abissale differenza tra nord e sud Italia nell’offerta di asili nido e, dunque, dell’urgenza di proseguire il nostro impegno per ridurla- avvertono i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura-. Secondo uno studio pubblicato da Openpolis, che prende in considerazione le 10 province italiane con più minori, solo nelle realtà settentrionali si supera la media nazionale del 24% di copertura di posti negli asili nido, mentre in quelle meridionali non si arriva nemmeno alla metà di questa soglia”. Il quadro, “purtroppo già noto, è impietoso, e aggravato dal drastico calo della natalità infantile: per questo siamo già intervenuti mettendo fine alle discriminazioni senza senso prodotte dal federalismo comunale e ora intendiamo proseguire per migliorare ancora l’offerta di asili nido”. In particolare, “nel pacchetto Famiglia previsto nella prossima legge di Bilancio riserviamo un’attenzione specifica a questi fondamentali servizi, introducendo più risorse per aiutare le famiglie a pagare le rette e per aumentare l’offerta di posti, da nord a sud”. Ma “ricordiamo anche il grande risultato che abbiamo raggiunto a luglio scorso: con la modifica dei criteri per determinare i fabbisogni standard, abbiamo stabilito che non ci sarà più nessun Comune con “fabbisogno zero” di asili nido, ma esisterà per tutti una forbice che va dal 7 al 28%”.

Il divario

Questo “significa ridurre sensibilmente il divario territoriale e aiutare decine di migliaia di famiglie garantendo loro questi servizi così essenziali”, concludono i portavoce del MoVimento 5 Stelle. Licia Ronzulli, presidente della Commissione bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza osserva: “I servizi per l’infanzia e gli asili nido sono insufficienti. L’indagine Openpolis conferma quanto sosteniamo da tempo: è necessario reperire e investire risorse per implementare l’esistente e creare nuove strutture. È un modo – se non il principale – per combattere il vero dramma che colpisce l’Italia: la denatalità. In questo quadro emerge una differenza che deve essere colmata: l’Italia corre a due velocità. È impensabile che il Paese sia diviso tra un nord virtuoso, dove i posti coprono il 23% della domanda e un sud in cui le strutture per la prima infanzia non arrivano nemmeno alla metà di questa soglia. Negare ad un bambino servizi educativi come gli asili equivale a condannarlo ad una disparità educativa e quindi sociale”.

Diffusione del servizio

È effettivamente profonda la spaccatura tra nord e sud nell'offerta di asili nido e servizi per la prima infanzia: tutte le realtà settentrionali si trovano al di sopra della media nazionale (24%). Al contrario, quelle meridionali considerate non arrivano nemmeno alla metà di quella soglia. Il dato arriva appunto dal rapporto della Fondazione Openpolis la quale calcola che tra le province con più minori solo Trento e Reggio Emilia superano il 33%. Al sud in 5 casi su 6 non arrivano alla doppia cifra, l'unico che la raggiunge (Crotone) supera di poco quota 11%. Appena un terzo della soglia dei 33 posti ogni 100 bimbi, stabilita in sede europea. L'offerta tra pubblico e privato, a livello nazionale, è piuttosto paritaria, con una leggera prevalenza (51,3%) di posti pubblici. Il restante 49,7% è offerto in strutture private, sia con i posti in convenzione sia con quelli a mercato libero. A Reggio Emilia l'offerta di nidi pubblici è di quasi l'80%. E ancora, stando al rapporto, l'offerta è quasi esclusivamente privata in due province del mezzogiorno, Crotone e Caserta, che sono anche agli ultimi posti per diffusione del servizio. In queste due realtà quasi il 90% dei posti è offerto in strutture private.