Don Buonaiuto: “Caso Samira, chi sa parli”

Un mistero che da 29 giorni ammanta di angoscia e disperazione la quotidianità di una famiglia è stato stamattina tra i casi di cronaca approfonditi da “Storie Italiane”, il programma di Rai 1 condotto da Eleonora Daniele. Resta un enigma la scomparsa della giovane marocchina Samira El Attar, mamma di una bimba. Nella provincia di Rovigo non si hanno notizie di lei da 29 giorni. Si era pensato che il cadavere ritrovato sulla spiaggia di Alberella fosse il suo. In realtà era di Valentina Trolese il corpo rivenuto in stato di decomposizione sul litorale. Sono stati i familiari a riconoscere dai vestiti che indossava la donna, 63 anni, che si era allontanata di casa il 19 ottobre.

Don Aldo Buonaiuto a Storie Italiane con Eleonora Daniele parla della sparizione di Samira from Don Aldo on Vimeo.

Svanita nel nulla

In collegamento con la trasmissione, è intervenuto il marito di Samira, Mohamed, che ha descritto lo stato di sconcerto nel quale vive il nucleo familiare dal momento della scomparsa della moglie. In studio don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha commentato gli ultimi sviluppi della vicenda. “E’ incredibile e inquietante che in una zona così tranquilla sia stata trovata un’altra donna scomparsa: due casi nel giro di pochi giorni”, osserva don Buonaiuto che poi si è rivolto direttamente al marito di Samira: “Ciò che dico al papà, al marito e all’uomo è che bisogna cercare ovunque, anche dentro di sé e attorno a sé per cercare di riferire agli inquirenti tutti i segnali, i racconti, le circostanze che possono aiutarli nell’opera di ricerca”. Da qui l’invito del sacerdote in prima linea a difesa delle donne maltrattate e degli indigenti: “E’ indispensabile avere coraggio per collaborare il più possibile con chi sta indagando. Spesso in questi casi occorre superare omissioni e paure per rinvenire, anche tra i vicini o conoscenti e nel mondo del lavoro, una risposta, un gesto o un segno di insofferenza di una donna”. Da qui l’appello di don Buonaiuto: “Chi sa parli. Il silenzio è la prima forma di morte di una persona in una situazione del genere. Bisogna vincere il timore di offrire anche il più piccolo contributo all’accertamento della verità. Può essere decisivo anche un avvistamento, una cosa sentita, una frase da sottoporre al vaglio degli inquirenti”.

Don Aldo a Storie Italiane con Eleonora Daniele parla del Venezuela from Don Aldo on Vimeo.

Il grido dei poveri sale a Dio

Altra vicenda affrontata oggi a “Storie Italiane” è quella della commessa sposata a un militare vicino al presidente venezuelano Nicolas Maduro che è diventata proprietaria di un appartamento da 5 milioni di euro in via Condotti a Roma. Si sospetta la sottrazione di fondi ad un ente per l’infanzia indigente che ha visto precipitare negli ultimi mesi la propria condizione sociale ed economica nel paese latinoamericano sull’orlo della guerra civile. Senza entrare negli aspetti tecnici dell’indagine internazionale in corso per corruzione e riciclaggio di denaro, don Buonaiuto si è fatto portavoce dell’indignazione di quanti non hanno voce, in primo luogo dei bambini venezuelani che soffrono quotidianamente indigenza e fame. “Quanto sta emergendo in questa vicenda è sconcertante – osserva il sacerdote -. Come Comunità Papa Giovanni XXIII siamo presenti nell’assistenza e nell’apostolato in Venezuela e condividiamo ogni giorno le sofferenze della popolazione per gli ospedali che mancano e i bambini che non possono curarsi né mangiare ogni giorno” E, aggiunge don Buonaiuto, “in una situazione di gravissima crisi economica, sfruttare la disperazione degli ultimi ancora più scandaloso e inammissibile: il grido dei poveri salirà a Dio perché non si può utilizzare lo stato di necessità del prossimo per vivere nei lussi e nei privilegi”. Quindi “ciò che sta emergendo deve colpire le coscienze” e, conclude, “speriamo che arrivi presto a far luce sull’accaduto anche la giustizia civile alla quale i responsabili devono essere chiamati a rendere conto”.