Bulgaria: l'ideologia gender diventa “incostituzionale”

La corte costituzionale della Bulgaria ha sancito venerdì scorso che la nozione di “genere” offusca le differenze tra i due sessi biologici e per questo l'ha respinta come “incostituzionale”. “La definizione di genere come concetto sociale mette in discussione le differenze tra i due sessi biologicamente determinati – uomo e donna”, si legge nella sentenza della Corte. I giudici erano chiamati ad esprimersi sulla Convenzione di Istanbul, sottoscritta nel 2012 dal Consiglio d'Euoropa per combattere la violenza sulle donne, dallo stupro coniugale alla mutilazione genitale femminile. A gennaio, il governo conservatore del primo ministro Boyko Borisov ha chiesto al Parlamento di ratificare la convenzione, ma poi ha abbandonato questo intento a seguito di proteste su parti del testo, in particolare su come tradurre il termine “genere” in bulgaro. La questione è dunque finita all'esame della Corte costituzionale, che ha così appoggiato la contrarietà di una parte della coalizione di governo, nonché della Chiesa ortodossa bulgara e della minoranza islamica del Paese.

“Se la società non riconosce più differenza tra uomo e donna, la lotta contro la violenza sulle donne diventa impossibile da realizzare“, ha affermato la Corte nella sua decisione. Il Movimento nazionale bulgaro, uno dei partiti dell'alleanza di Borisov, ha accolto la sentenza come una “vittoria”, affermando che la convenzione avrebbe introdotto “l'inaccettabile nozione di genere nelle scuole materne ed elementari” e avrebbe legittimato il transessualismo. La stessa forza di governo ha sottolineato che la ratifica della Convenzione avrebbe aperto la strada al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il testo è stato ratificato da 32 Paesi, tra cui l'Italia, all'unanimità, nel giugno 2013.