Auxilium e quel richiamo sul mondo che soffre

E'un gioco stimolante riuscire a declinare una parola in ogni lingua esistente, come per ricordare che, per quanto i nostri idiomi possano essere diversi, in fondo ognuno di noi possiede gli stessi concetti, le stesse parole, perlopiù gli stessi significati. Può cambiare il suono della voce che li esprime, che varia a seconda non solo di Paesi ma anche di regioni del mondo. Questo non toglie che, ovunque si vada e in qualsiasi modo in cui la si pronunci, quella parola conserverà il suo senso, la sua valenza universale. Ancor di più se questa parola è “pace”. Forse il concetto più alto che si possa esprimere, l'aspirazione più grande dell'uomo e, purtroppo, anche la più difficile da raggiungere. Perché nel mondo si combatte, magari su campi di battaglia invisibili, fatti di sofferenze quotidiane, di esodi forzati, di mancanza dei bisogni primari, compresi i diritti inalienabili. Esistono quadri di violenza, di stragi nascoste, di privazioni e confronti con l'odio i quali hanno bisogno che questa parola venga pronunciata, in ogni lingua e in ogni zona del mondo, per ricordarsi che la speranza non è un concetto astratto ma qualcosa in cui credere. Auxilium ha scelto di ricordarlo anche in Piazza San Pietro, in occasione della Santa Messa per la Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato, portando ai piedi della Basilica (come mostrato in un servizio del Tg1) uno striscione tappezzato di bandiere, con una colomba riempita dalla parola “pace” scritta in ognuna delle lingue esistenti.

Un concetto universale

“Uno striscione creato per la Pasqua del 2016 – ha spiegato il presidente di Auxilium, Angelo Chiorazzo – portato in Piazza San Pietro e firmato dal Papa quella sera stessa”. Una firma che, di fatto, ha inaugurato quella che si è consolidata come una vera e propria “usanza” per chiunque sarebbe successivamente venuto in contatto con la cooperativa: “Tutti gli ospiti che abbiamo incontrato, tra coloro che sono venuti nei nostri centri o ad Assisi, in occasione dell'incontro con il Sacro Convento, hanno firmato questo striscione. Ora si possono leggere le firme di Angela Merkel, del cardinal Angelo Becciu, dell'ex presidente colombiano Manuel Santos, del ministro dell'immigrazione canadese, anch'egli un rifugiato, del re Abd Allah di Giordania e di moltissime altre personalità che hanno avuto occasione di conoscere i nostri centri di accoglienza, tra i quali anche don Aldo Buonaiuto quando venne a Mondo migliore”.

Un richiamo

Un monito perpetuo a chiunque si trovi a guardarlo, in quanto quelle bandiere cucite attorno alla colomba della pace ricordano come vi siano parti del mondo in perenne conflitto, bisognose dell'attenzione concreta del mondo che li circonda: “L'ultimo a firmarlo, per ora, è stato il fotografo brasiliano Sebastiao Salgado, incontrato una settimana fa in occasione del Cortile di Francesco ad Assisi. L'idea di portarlo in Piazza San Pietro ha ricevuto un'attenzione particolare, perché è lo striscione stesso a essere significativo: mostrare quelle bandiere è un richiamo continuo, un appello alla pace da parte di tutte le persone che soffrono in questi Paesi”. Un'opera che, peraltro, è speciale anche nella sua realizzazione: “E' stata realizzata da due ragazzi pakistani, entrambi ingegneri, che erano ospiti nel Cara di Castelnuovo di Porto e cucito a mano da due profughe eritree”. Un modo per ribadire quell'universalità che accompagna il concetto di pace, qualsiasi sia la lingua che lo pronunci.