Armi all'Arabia, contrari 6 italiani su 10

Un sondaggio, realizzato in collaborazione con la Doxa, è stato effettuato da Amnesty International su due temi delicati: la tortura in Italia e la vendita di armi all'Arabia Saudita. Non sono pochi i casi di tortura che, nonostante il passare degli anni, continuano ad essere controversi e ricorrenti nelle notizie di cronaca e attualità. Attualità segnata anche dai circa 14.000 civili yemeniti morti e feriti sotto le bombe saudite fabbricate anche in Italia. Lo studio, realizzato su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta (18-70 anni), si inserisce all’interno della campagna di raccolta fondi con il 5×1000 dell'organizzazione.

Tortura

Nel luglio 2017 è stato introdotto in Italia il reato di tortura, ma 1 Italiano su 2 non lo sa. Tra il restante 48% che ne è consapevole, ben 6 intervistati su 10 dichiarano che la legge era necessaria, mentre per 1 italiano su 4 la legge andrebbe migliorata. Infine, per il 12% non era necessario questo aggiornamento giuridico e sarebbe stato meglio concentrarsi su altro. Come riportato nel Rapporto di Amnesty International 2017-2018 un comitato di esperti dell'Onu ha definito questa legge non conforme alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e, pertanto, andrebbe modificata. Inoltre, la nuova legge non prevedeva l’applicazione di altre norme fondamentali, tra cui la revisione dei metodi d’interrogatorio della polizia e le misure per il risarcimento delle vittime.

Le armi

Amnesty ha chiesto anche di esprimere la propria opinione riguardo l’autorizzazione alla vendita delle armi fabbricate in Italia all'Arabia Saudita, usate per bombardare civili in Yemen. 6 Italiani su 10 si dicono contrari, considerando la vendita di armi un errore che viola le leggi internazionali sui diritti umani a cui il nostro Paese ha aderito. Di contro, quasi un quarto degli italiani si pronuncia come favorevole: per il 15% del totale il Governo italiano opera nel rispetto delle leggi, mentre una minoranza (l’8% del campione) pensa che se non fosse l’Italia a vendere le armi all’Arabia Saudita lo farebbe qualcun altro. Tra le norme violate, secondo l'organizzazione, ci sono quelle stabilite nel Trattato sul commercio delle armi a cui l’Italia ha aderito proprio per prevenire la sofferenza umana dovuta ad un commercio sconsiderato e senza regole, oltre alla legge italiana 185 del 1990 che vieta espressamente la vendita di armi a paesi coinvolti in conflitti armati. Inoltre, bombe prodotte in Italia sono state utilizzate in questi due anni di violento conflitto, come confermato dal Rapporto delle Nazioni Unite sul conflitto nello Yemen dello scorso 27 gennaio dove si mostrano le prove dell’utilizzo di bombe targate RWM da parte della coalizione araba nella capitale Sana’a. Nell’agosto 2017 si calcolavano quasi 14.000 tra morti e feriti civili, 18 milioni di persone che necessitavano di assistenza umanitaria e oltre 3 milioni costrette a lasciare le proprie case

Diritti violati

“Dopo l’indagine sulle discriminazioni abbiamo voluto fare un passo in più e focalizzare la nostra attenzione su due importanti temi riguardanti i diritti umani: la legge sul reato di tortura e la vendita di armi all’Arabia Saudita – dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – Nel primo caso, con 30 anni di ritardo, il precedente parlamento ha approvato una legge non conforme alla Convenzione Onu contro la tortura; nel secondo, l'Italia da tre anni fornisce armi all'Arabia Saudita, che le usa per compiere bombardamenti sullo Yemen. Da un lato l'Italia non fa il massimo per prevenire violazioni dei diritti umani in casa, dall'altro è complice di violazioni dei diritti umani all'estero. Da questa nuova indagine emerge con chiarezza che dobbiamo continuare a lavorare con tutte le nostre forze per portare all’attenzione dell’opinione pubblica e dei media queste tematiche, per far crescere la consapevolezza su quello che avviene nel nostro paese e fuori dai nostri confini, dare voce a chi non ce l’ha”.