Amnesty: “Calate di un terzo le esecuzioni capitali”

Il 2018 ha segnato un calo di quasi un terzo nel numero di esecuzioni capitali, arrivando così al più basso da decenni: da almeno 993 nel 2017 ad almeno 690 nell'anno scorso. E' la buona notizia che arriva dal rapporto globale sulla pena di morte stilato annualmente da Amnesty International, l'organizzazione non governativa internazionale fondata nel 1961 dall'avvocato inglese Peter Benenson impegnata nella difesa dei diritti umani. L'ong conta oggi oltre sette milioni di soci sostenitori, che risiedono in più di 150 nazioni, e ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1977 per l'attività di “difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione”.

Il rapporto

Il rapporto sulla pena di morte 2018 prende in esame le esecuzioni in tutto il mondo con l'eccezione della Cina – dove si ritiene siano state migliaia – ma il dato rimane un segreto di Stato. Il gigante asiatico resta al primo posto della triste classifica, anche se non si conosce il numero preciso di morti. Al secondo posto c'è l'Iran (almeno 253), seguito da Arabia Saudita (149), Vietnam (85) e Iraq (almeno 52). In Iran l'uso della pena di morte resta elevato, ma le esecuzioni sono comunque diminuite “di uno sbalorditivo 50%”, dopo la modifica alla legislazione contro la droga. E una significativa riduzione è stata registrata anche in Iraq, Pakistan e Somalia. Guardando a livello globale, sono 142 gli Stati che hanno abolito la pena di morte per legge o nella prassi; tra questi, figura anche l'Italia. Di questi, 106 sono abolizionisti totali.