Al via “Mediterraneo mare di pace”

Parte domenica 27 ottobre da Genova “Mediterraneo mare di pace”, il percorso via mare della 2ª Marcia mondiale della pace e della non violenza, l’evento pacifista che ha preso il via da Madrid il 2 ottobre scorso e si concluderà nella capitale spagnola l’8 marzo 2020. Nell’ambito dei percorsi della marcia dal capoluogo ligure parte il viaggio della barca promosso dal Comitato internazionale della Marcia, in collaborazione con Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi, che ha messo a disposizione una delle due imbarcazioni a vela della Comunità dell’isola d’Elba, l’associazione per la promozione della cultura del mare La Nave di Carta della Spezia e l’Unione italiana vela solidale. Il viaggio partirà davanti al Galata Mu.Ma, Museo del mare e delle migrazioni di Genova e farà tappa a Marsiglia e a Barcellona, dove arriverà in concomitanza con l’approdo della “Peace boat”, la nave dell’omonima Ong giapponese che da trentacinque anni naviga in tutto il mondo per promuovere la cultura della pace, il disarmo nucleare, la tutela dei diritti umani, la protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile.

Il percorso

Dopo Barcellona la barca farà tappa a Tunisi, Palermo e Livorno, quindi a Roma via terra, per l’incontro con la Società geografica italiana dove sarà presentato il diario del viaggio. “Pace, disarmo nucleare, diritti umani e ambiente: sono questi i temi della 2ª Marcia mondiale che, dieci anni dopo la prima, attraverserà un mondo dove sono in corso trenta guerre e ci sono diciotto aree di crisi – spiega Tiziana Volta Cormio, membro dell’equipe internazionale della Marcia –. Al centro della nostra azione c’è la richiesta agli Stati di ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e l’impegno a un percorso di disarmo delle armi convenzionali. Concetti contenuti già nella Dichiarazione di Barcellona del 1995 per il partenariato Mediterraneo di pace sottoscritta da 12 Paesi”. “La scelta di aderire alla marcia conferma questa scelta di campo – afferma don Antonio Mazzi, presidente di Fondazione Exodus, su Sir –. E farlo ‘camminando’ anche via mare è una scelta doppiamente significativa. Perché la barca a vela è uno straordinario luogo educativo-terapeutico, che si basa su valori come il rispetto reciproco, la condivisione, la disciplina”.