Affinché la morte non abbia l’ultima parola

Da reni a cuore, da polmoni a fegato, in Italia i trapianti eseguiti nel 2018 sono stati 3.718 e 1.680 i donatori. Numeri buoni, ma che potrebbero esser migliorati con l’introduzione del principio del silenzio-assenso sulla donazione di organi, previsto dalla legge approvata nel 1999, ma rimasto lettera morta.  “L’attuazione di questo provvedimento è stato oggetto di una petizione su Change.org che ha raccolto più di centomila firme. In Italia se la persona deceduta (ovvero nella quale sono cessate le funzioni cerebrali) non ha dichiarato esplicitamente il consenso alla donazione degli organi, si chiede alla famiglia la non opposizione”, sottolinea il Fatto Quotidiano. “A volte per i familiari è una decisione difficile da prendere e in circa il 30% dei casi c’è un rifiuto. Mentre con il silenzio-assenso, nel momento in cui non si dichiara nulla, nessuno si può opporre”, spiega al quotidiano diretto da Marco Travaglio il responsabile del Centro nazionale trapianti (Cnt) Massimo Cardillo. Servono un’Anagrafe Nazionale degli Assistiti, ovvero un sistema informativo in capo alle Asl che contenga i dati di tutti i cittadini e che dovrebbe essere realtà in poche settimane e un sistema di notifica che dovrà avvertire tutti gli assistiti dell’entrata in vigore della norma e che darà la possibilità, a chi vuole esprimersi sulla donazione, di farlo. Se non lo farà sarà considerato un potenziale donatore, così come oggi accade in Gran Bretagna e Francia.

Liste d’attesa

All'ospedale Molinette di Torino sono stati trapiantati gli organi prelevati e rigenerati di un donatore “a cuore fermo”, comunica la Città della Salute di Torino, specificando che l'intervento è avvenuto nei giorni scorsi. “L’ospedale Molinette – si legge nella nota – che da sempre rappresenta un’eccellenza nazionale e internazionale nel campo dei trapianti, ha raccolto e reso possibile il desiderio di una cittadina e della sua famiglia di poter aiutare alcuni pazienti in lista d’attesa per trapianto. Per le Molinette si tratta del primo caso di donatore “a cuore fermo”. Il prelievo tradizionale avviene normalmente in stato di “morte cerebrale”, ma con il sistema cardiovascolare che continua a funzionare. In questo caso il decesso è stato dichiarato in seguito alla cessazione dell'attività cardiaca, che invece comporta un rischio di un rapido deperimento degli organi che così non possono più essere prelevati a scopo di trapianto”. Un boom, nel 2018, ha riguardato le dichiarazioni di volontà alla donazione di organi: quasi 4 milioni e mezzo, 1,9 milioni in più rispetto al 2017, con un aumento del 76,15%. Tra i cittadini che hanno comunicato la loro volontà, l’81,2% ha espresso il proprio consenso, mentre il 18,9% ha detto di no. A trainare la crescita delle dichiarazioni è il raddoppio dei Comuni nei quali è possibile registrare la propria volontà in occasione del rilascio o del rinnovo della carta d’identità: il servizio è attivo in 5.598 municipi, il 69,9% del totale.

Nuove frontiere della medicina

In pratica dopo il decesso della paziente conseguente a un arresto cardiaco, si è proceduto a riattivare la circolazione sanguigna della zona addominale (che l’arresto della funzione cardiaca aveva interrotto) mediante circolazione extracorporea con apposite macchine (Ecmo). Così è stato possibile, grazie a una perfusione e ossigenazione in sede addominale degli organi fegato e reni, di “mantenerli in vita e farli funzionare” nel corpo del soggetto deceduto, mantenendo la normale temperatura corporea e ritardando il danno da ischemia (mancata ossigenazione), che compromette la possibilità di utilizzare gli organi per il trapianto. Nello stesso tempo, attraverso l’insufflazione di ossigeno nei polmoni, è stato possibile mantenere in funzione anche questi organi, almeno per il tempo necessario per consentire alle équipe coinvolte di prelevarli. Una volta prelevati, i polmoni – come gli altri organi – sono stati collegati ad apposite macchine che li hanno rigenerati e che hanno consentito di controllarne il buon funzionamento e valutarne l’idoneità per poterli trapiantare. Proprio il trapianto del polmone di questa donatrice rappresenta un altro traguardo raggiunto dall’ospedale Molinette che, per la prima volta, sottolinea la nota, ha identificato, mantenuto e trapiantato un polmone nell’ambito di una donazione multiorgano da donatore “a cuore fermo non controllato”.

A cuore fermo

Tutti gli organi prelevati sono poi stati immediatamente trapiantati presso l'ospedale Molinette di Torino. “Ogni giorno – sottolinea la Città della Salute – la Rete regionale di donazione e trapianto del Piemonte e della Valle d’Aosta (coordinata dal professor Antonio Amoroso) è impegnata nell’accogliere il dono di alcuni cittadini che muoiono e di trasformarlo, attraverso il trapianto, nella cura concreta per pazienti che sono in attesa di quel dono. Purtroppo la necessità di trapianto non è ancora colmata da un adeguato numero di organi disponibili. Il pensiero di tutti va immediatamente alla donatrice e alla sua disponibilità, alla sua famiglia che, in un momento di grande dolore, ha saputo mantenere fede al desiderio del proprio caro. Nondimeno un ringraziamento deve essere rivolto ai moltissimi professionisti sanitari: medici, infermieri, perfusionisti e tecnici, che hanno saputo raccogliere e trasformare il dono nella cura per i pazienti in attesa di trapianto. Grazie a questa donazione sono stati eseguiti un trapianto di fegato, due trapianti di rene ed il trapianto di polmone”. L’importante traguardo (che la direzione dell’ospedale ha fortemente voluto  assegnando il compito di realizzarlo alla dottoressa Marinella Zanierato, coordinatrice di questo progetto) apre concrete possibilità di poter rispondere in maniera più adeguata alle necessità di chi attende un trapianto. Questa procedura permette in prospettiva di aumentare il numero delle donazioni e abbassare così i tempi di attesa. Sullo stesso aspetto si sofferma anche il dottor Massimo Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti: “Il numero di potenziali donatori a cuore fermo è molto elevato, e se anche solo una quota di essi venisse segnalata negli ospedali, questo si tradurrebbe in un aumento consistente degli organi trapiantabili e di conseguenza in una riduzione delle liste d'attesa”.

Corretta informazione

La corretta informazione è essenziale anche per evitare contrapposizioni con i famigliari. Tra le cose su cui serve migliorare la conoscenza, inoltre, vi è anche la situazione in cui è possibile donare gli organi: ovvero “quando il paziente muore in un reparto di rianimazione, in genere per ictus o trauma cranico, e ne viene certificata, da un collegio di tre medici, l’assenza dell’attività cerebrale nell’arco di almeno 6 ore”. Va ricordato, infine, che la donazione di organi è anche un problema di organizzazione degli ospedali. “Fondamentale è quindi”, secondo Cardillo, “promuoverla soprattutto nelle regioni più in difficoltà”. I numeri di donazioni e trapianti hanno fatto lievemente calare le liste d’attesa: i pazienti che al 31 dicembre aspettavano un trapianto erano 8.713, contro gli 8.743 di un anno prima. A trainare il calo è soprattutto la lista d’attesa per il trapianto di rene. Positivi anche gli indici di qualità dei trapianti: la sopravvivenza dei trapiantati di rene a un anno dall’intervento è del 97,3% e il 93% dei pazienti torna al lavoro dopo il trapianto o è in condizione di farlo.

L’esempio di Donald Duck

“Tra i 6 milioni e mezzo di italiani che hanno già espresso la loro volontà sulla donazione di organi, da oggi in un certo senso c'è anche Paperino o meglio, il suo «papà» italiano: la firma sul tesserino del donatore è quella del maestro Giorgio Cavazzano, il più celebre degli autori Disney italiani, presente a Lucca Comics and Games 2019 per celebrare gli 85 anni del papero più famoso del mondo- riferisce l’Ansa-.Cavazzano ha inaugurato “Becoming Human: Be a Hero. Donatori: straordinariamente umani, semplicemente eroi”, la mostra realizzata da Centro nazionale trapianti, Lucca Crea e Ristogest e dedicata alle campagne di comunicazione sociale nazionali e internazionali per la promozione della donazione che hanno come soggetti e testimonial personaggi dei fumetti e supereroi”. La Giornata nazionale per la donazione degli organi, puntualizza il Corriere, si celebra domenica 14 aprile, con eventi di sensibilizzazione e informazione molte città. La promozione della donazione è al centro della legge 91 del 1999, che ha istituito la Rete nazionale trapianti. In Italia sono attivi 96 programmi di trapianto di organi e 98 programmi per le cellule staminali emopoietiche, che garantiscono l’accesso alle cure per tutti i cittadini italiani: si è interrotto il flusso di pazienti che andavano all’estero per curarsi. Al contrario, l’Italia è diventata un punto di riferimento tanto da accogliere pazienti che vengono da altri Paesi europei.

Volontà dichiarata

“Il tema della donazione di organi e del trapianto è entrato nella mia vita quando un mio amico ha avuto bisogno di un trapianto di fegato”, spiega all’Ansa Cavazzano firmando la “donor card” della campagna nazionale di Ministero della Salute e Cnt “Diamo il meglio di noi”. E aggiunge: “Condividere con lui l'esperienza della malattia prima e del ritorno ad una normalità poi, mi ha convinto di quanto sia importante dichiarare la propria volontà. Io l'ho sempre detto a tutti che sono favorevole, ma non avevo mai dichiarato la mia volontà: sono contento di avere la possibilità di firmare la dichiarazione”. Oltre a Cavazzano, la mostra “Becoming Human: Be a Hero2 ha visto il contributo di altri due grandi artisti. Il primo è Emiliano Santalucia, il toy designer di Hasbro, che ha regalato alla rassegna un'illustrazione originale con al centro Bumblebee, eroe dei Transformers. L'altro autore che ha scelto di sostenere la campagna per la donazione di organi, evidenzia l’Ansa, è No Curves, considerato uno dei maggiori esponenti internazionali della tape art, l'arte di disegnare con il nastro adesivo (è sua la copertina dell'ultimo album degli Skunk Anansie). La sua è una storia particolare: dodici anni fa l'artista ha avuto un trapianto di rene.

Numeri in crescita

Il report 2018 sulla donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule è stato rilasciato il ministero della Salute dal Centro Nazionale Trapianti e riportato dal Corriere della Sera. L’anno scorso sono stati eseguiti 3.718 trapianti, di cui 3.407 da donatore deceduto e 311 da vivente. Anche in questo caso si tratta del secondo miglior risultato mai registrato, in calo rispetto al 2017 ma che consolida il trend di crescita degli ultimi cinque anni (+20,4%). Nel dettaglio, sono stati fatti 2.117 trapianti di rene (di cui 287 da vivente), 1.245 trapianti di fegato (86 da vivente), 233 trapianti di cuore, 143 di polmone e 41 di pancreas. È stato il Centro trapianti di Torino a realizzare il maggior numero di interventi (377), seguito da Padova, Pisa, Bologna, Verona e Milano Niguarda. Analizzando i dati su base regionale, emerge ancora una volta il quadro di un’Italia a due velocità: i volumi di attività nelle regioni centro-settentrionali sono ancora molto superiori a quelli del Sud. Le donazioni di organi aumentano, le liste d’attesa per i trapianti calano (in particolare quella per il rene) e le dichiarazioni di volontà alla donazione sono quasi raddoppiate. Nel 2018 i donatori sono stati 1.680 (tra deceduti e viventi), 83 in meno rispetto al 2017 ma molto al di sopra della media degli ultimi 5 anni. Il trend 2014-2018 è in ascesa, con una crescita del 24,4%. La percentuale di opposizioni alla donazione è al 29,9%: un dato in leggero aumento rispetto al 2017, ma inferiore al 32,8% registrato nel 2016.

Cellule staminali

La Toscana, precisa il Corriere, si è confermata la regione con il maggior numero di donatori utilizzati per milione di abitanti: 46,8, uno dei dati migliori di tutta Europa. C’è stata una crescita importante anche in Piemonte (i donatori utilizzati sono passati da 32 a 34,8 per milione di persone) e Lombardia (da 24,8 a 26,4). In crescita netta l’attività di donazione a cuore fermo, una delle sfide principali in cui è impegnata la Rete nazionale trapianti: i trapianti sono saliti da 32 a 47. Per quanto riguarda i tessuti, i trapianti nel 2018 sono stati oltre 16mila, a fronte di oltre 13mila donazioni effettuate. Continuano invece ad aumentare i trapianti di cellule staminali emopoietiche: lo scorso anno quelli da donatore non consanguineo sono stati 848, il numero più alto di sempre. C’è stato poi un boom di iscritti al Registro italiano donatori midollo osseo (IBMDR) sono stati oltre 37mila (contro i 25mila del 2017): un aumento del 51,3% dovuto in buona parte alla grande risposta dei cittadini all’appello lanciato per il caso del piccolo Alessandro Montresor, il bambino di un anno e mezzo con una grave malattia genetica sottoposto a trapianto di cellule staminali, per il quale si era cercato un donatore compatibile (il fenomeno è già stato definito «effetto Alex»). Ad oggi i donatori attivi iscritti al Registro sono 421.441.