9 adulti su 10 a rischio burnout in ufficio

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Salute in pericolo sul lavoro. 9 italiani su 10 a rischio burnout in ufficio: i consigli degli esperti. 9 adulti su dieci affermano di essere vicini al “burnout” mentale e di sentirsi stressati per quasi un terzo dell'intera giornata lavorativa, oltre a perdere cinque ore di sonno alla settimana per via delle pressioni derivate dalla routine. “Il burnout, parola di origine anglosassone che letteralmente significa esaurimento, crollo o surriscaldamento, dà chiaramente l’idea di ciò di cui si sta parlando, ovvero una condizione di stress- puntualizza State of Mind. Stress quindi inserito in un contesto lavorativo o derivante da esso, che determina un logorio psicofisico ed emotivo, con vissuti di demotivazione, di delusione e disinteresse con concrete conseguenze nella realtà lavorativa, personale e sociale dell’individuo. La sindrome del burnout venne inizialmente associata alle professioni sanitarie e assistenziali, per poi essere riconosciuta come associata a qualsiasi contesto lavorativo con alte condizioni stressanti e pressanti come ad esempio posizioni di grande responsabilità lavorativa”. 

Le cause dello stress lavorativo

Ma cosa causa il burnout? Le cause possono essere individuate sia a livello individuale, come un eccessivo bisogno di affermazione lavorativa a discapito della propria vita privata e personale, che a livello organizzativo, quali ad esempio eccessive richieste a livello lavorativo o lavoro monotono e scarsamente ricompensato nonché conflitti con colleghi o superiori. “Ciò che è anche importante considerare è il danno collaterale che il burnout provoca, infatti chi è a contatto con un operatore o lavoratore eccessivamente stressato ne subisce certamente le conseguenze- evidenzia il Giornale delle scienze psicologiche-. Basti pensare a chi svolge ruoli assistenziali e di supporto in ambito sanitario ed è a contatto con pazienti con patologie gravi come i malati oncologici, ai quali è richiesta una particolare attenzione e cura. Le conseguenze possono essere molto serie e, se il problema non viene affrontato, è facile che si incorra in soluzioni risolutorie più facilmente accessibili, come l’abuso di sostanze o attività poco salutari come il gioco d’azzardo, che potrebbero aggravare maggiormente la situazione”.  Lo stress provoca conseguenze a livello globale del funzionamento dell’organismo, ed è facilmente intuibile a quanti e quali livelli possa manifestarsi il burnout:. Livello Cognitivo/Emotivo: distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, importanza eccessiva data al lavoro, demotivazione a lavoro, difficoltà di concentrazione, irritabilità e senso di colpa. Livello Comportamentale: aggressività, abuso di alcool e sostanze, mancanza di iniziativa, assenteismo. Livello Fisico: emicrania, sintomi respiratori, insonnia, inappetenza, disturbi intestinali, senso di debolezza. Buone notizie dal mondo lavorativo, invece, per le persone con disabilità

Inclusione lavorativa

Da un punto di vista contrattuale, la quasi totalità degli occupati con disabilità in forza presso le aziende risulta assunta con contratto a tempo indeterminato (93,7%), mentre il tempo determinato (5,7%) o altri contratti flessibili incidono per il 6,3%, ma tra i giovani cresce il lavoro temporaneo. E' uno degli aspetti che emergono dal Rapporto “L'inclusione lavorativa delle persone con disabilità in Italia“, realizzato dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro sui dati resi per la prima volta disponibili dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, relativi alle dichiarazioni Pid (Prospetto Informativo Disabili), e presentata nel corso di una conferenza stampa al ministero del Lavoro dal ministro Nunzia Catalfo e dalla presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. Secondo la ricerca, si tratta di un dato condizionato dai limiti posti dalla normativa alle assunzioni di persone con disabilità, ma anche dalle caratteristiche proprie di una struttura occupazionale particolarmente longeva e rimasta quindi in larga parte al riparo dai processi di flessibilizzazione che hanno interessato il mercato del lavoro.

Fenomeno emergente

Tuttavia, se dal dato complessivo si passa all’analisi per segmenti generazionali, emerge chiaramente come, sebbene la portata sia ancora confinata numericamente, tra i giovani l’incidenza delle forme di lavoro temporaneo (contratto a termine, interinale, e altro) stia crescendo significativamente, interessando ormai il 27,9% degli occupati con meno di 30 anni e l’11,5% di quanti hanno tra i 30 e 39 anni. “Anche da un punto di vista dell’orario di lavoro, spiega la ricerca dei consulenti del lavoro, si registrano le stesse tendenze. Se complessivamente più di un terzo dei lavoratori con disabilità lavora part time (34,3%) nel corso degli anni tale modalità è divenuta sempre più pervasiva, passando dal 27,2% delle persone con 60 anni e oltre, al 37,1% dei 40-49enni, fino al 49,3% degli under 30- puntualizza Adnkronos-.Si tratta di fenomenologie emergenti che, tuttavia, sollevano importanti interrogativi, spiega la ricerca, non solo in merito alla qualità dell’occupazione attivata e all’impatto in termini di inserimento nel lavoro, ma anche in relazione agli effetti che, soprattutto in prospettiva, ciò produce in termini reddituali e di inclusione economica. Poche differenze emergono a livello regionale, mentre guardando ai settori di attività lo scenario appare più diversificato”. L’agricoltura è il settore con più elevata incidenza di contratti temporanei (35,4%) seguita, ma a distanza, dal turismo (11,7%) e dal commercio (10,6%). Anche il ricorso al part time risulta differente, con un’incidenza che nel commercio e nel turismo risulta maggioritaria (rispettivamente il 57,7% e 71,6%), mentre è ridimensionata nelle costruzioni