“Stop war… play football”, contro la piaga dei bambini soldato

“Stop war… play football”. Questo il nome di un’iniziativa, giunta già alla sua sesta edizione, che prevede l’invio e la distribuzione di palloni da calcio e di abbigliamento sportivo nei Paesi più colpiti dalla guerra, dove è particolarmente sentito il fenomeno dei bambini soldato. Partita nel luglio 2015, l’iniziativa è nata dalla collaborazione tra l’Associazione Sant’Anna e la M.F.A (Malta Football Association).

Dopo SomaliaGibutiKosovoAfghanistan e Siria è stata ufficializzata la tappa in Costa d’Avorio, presso il Centre de Formation de Football d’Abodo, attivo dal 1960 e che, attualmente, ospita oltre cinquanta ragazzi‎.

Bambini soldato

Come recita un comunicato delle associazioni impegnate in questa iniziativa, “il reclutamento e l’utilizzo di bambini soldato sono una delle più pesanti violazioni delle norme che regolano i diritti umani. Il fenomeno tuttavia rimane ancora lontano dall’essere superato, i bambini soldato nel mondo sono ancora più di trecentomila. Oggi sono ventitrè gli Stati che utilizzano minori nelle ostilità, in forma diretta o indiretta, nel mondo. La maggior parte dei bambini soldato sono maschi, anche le ragazze rappresentano un numero significativo. Circa il 30% delle forze armate mondiali che impiegano i bambini soldato hanno nelle proprie file delle bambine. I bambini se non muoiono nei combattimenti, vengono uccisi dalla droga, dalla violenza e dagli abusi sessuali subiti dai loro superiori dei gruppi armati“.

Il Trattato sugli armamenti

Sono cinquantadue i Paesi del mondo che hanno ratificato il testo di Trattato sugli armamenti, adottato in sede ONU ad Aprile 2013 e già sottoscritto da 121 Stati (con il deposito ufficiale di sette Paesi aderenti: Argentina, Bosnia, Bahamas, Repubblica ceca, Senegal, Uruguay, Saint Lucia e Portogallo).

Il sito www.bambinisoldato.it, spiega che già cinque dei primi dieci esportatori mondiali di armi – Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito – hanno ratificato l’ATT, mentre gli Stati Uniti (paese chiave anche in questo ambito) hanno finora solo firmato il testo. Ad oggi permane invece una resistenza alla ratifica da parte di altri grandi produttori di armi come la Cina, il Canada, Israele e la Russia.