Lo “Tsunami Covid” che ha investito l’Istituto Highlands di Roma.

Scattata la denuncia per la Highlands. Ma la scuola ha seguito le regole. Paura e chiusura in altri istituti. L'immunologa avverte che il Covid entrerà nelle scuole

“E’ arrivato uno Tsunami oggi alla Highlands, con questa denuncia per il caso del bambino positivo. Ma noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo. Si vede che il Signore ci vuole mettere alla prova”, racconta a Interris.it  padre Jesus Parreño, Rettore dell’Istituto Highlands in zona Eur a Roma. La scuola privata cattolica a indirizzo internazionale che accoglie alunni dalla materna fino al liceo. E’ stata una delle prime scuole della capitale ad avere un alunno positivo alle elementari, nella prima settimana di ripresa. Come da provvedimento del Dipartimento di Prevenzione della ASL Roma 2, la classe è stata messa in quarantena. Sempre secondo le stesse direttive, i fratelli di alunni della classe in quarantena possono continuare a frequentare le lezioni in presenza. Ma qualche genitore avrebbe preferito una chiusura più ampia.

I ragazzi sono sereni

“Noi, alla Highlands, abbiamo seguito il protocollo ufficiale e le direttive della Asl di competenza – spiega il Rettore – Se questa denuncia andrà avanti si dovranno cambiare le regole in tutta Italia. I genitori della classe del bambino stanno collaborando. Tutte le altre classi anche. Certo c’è più timore nelle aule dove ci sono i fratelli di alunni di quella classe. Ma sono venuti tutti a scuola. Come da protocollo potevano farlo. I ragazzi sono sereni, capiscono la situazione e accettano le regole e le seguono. Forse qualche genitore si è sentito meno rassicurato e per noi è molto importante che anche i genitori siano sereni. Abbiamo a cuore la salute dei loro figli e stiamo facendo di tutto per continuare la didattica in presenza in sicurezza”.

Chiusure e paure

Chiude da oggi anche il liceo del San Giuseppe De Merode, a piazza di Spagna; invece nel liceo Morgagni di Roma, non ci sono casi di Coronavirus. Ma ovviamente anche lì c’è lo stesso timore che hanno tutti gli altri Istituti. Sanno che prima o poi un caso positivo arriverà anche da loro. Ne è consapevole anche la professoressa di Latino Elena Grisoni, che ha dichiarato a Interris.it: “Abbiamo più di 900 studenti, li stiamo dividendo in entrata e in uscita nei 4 cancelli disponibili, con 4 percorsi diversi, affinché non siano più di 200 ad ogni entrata. Abbiamo diviso gli orari di entrata e di uscita del biennio e del triennio. Distribuiamo mascherine nuove per tutti, ogni giorno.  Abbiamo una persona responsabile Covid. Seguiamo i protocolli  ma siamo consapevoli che prima o poi un caso di Covid lo avremo anche noi”.

L’Immunologa chiede i test rapidi

Certo è che i primi casi di Covid-19 in una scuola, con tutti gli alunni di tutti gli ordini e i gradi nelle classi, è una complicata responsabilità da gestire. Come ha spiegato oggi l’Immunologa Antonella Viola ai microfoni di Skytg24: “Con il timore di prendere il Covid dobbiamo conviverci. Ed è solo l’inizio perché tra poco le temperature scenderanno e inizieremo con i raffreddori e le influenze”. E ha aggiunto: “Sarà molto difficile distinguere una cosa dall’altra. La scuola sta funzionando. Ma è impensabile che il virus non entri nelle scuole. In Italia, a differenza di altri Paesi della zona Eu, non siamo in emergenza e possiamo permetterci le aperture che abbiamo. Certo, sarebbe il caso di iniziare a utilizzare i test rapidi (diversi dai test sierologici che non fanno diagnosi). I soli che potrebbero dare soluzione rapida ed efficace proprio a partire dai casi positivi nelle scuole italiane. Proprio con l’autunno e l’insorgere di sintomi più frequenti in un numero più elevato di individui, bisognerebbe usare un test che è meno sensibile ma costa pochi euro, ed è rapido. Le pandemie si controllano con la quantità”.

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