Anche i medici di base somministreranno i vaccini anti Covid

Via libera al Protocollo d'intesa nazionale tra medici di famiglia, governo e Regioni per la partecipazione dei medici di base alla campagna vaccinale

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Via libera al Protocollo d’intesa nazionale tra medici di famiglia, governo e Regioni che definisce la partecipazione dei medici di base alla campagna vaccinale anti-Covid. L’accordo ha ottenuto l’adesione di tutti i sindacati.

“Stimiamo – ha commentato il segretario nazionale Federazione italiana Medici di Medicina generale (FIMMG) Silvestro Scotti – che almeno 35mila medici di famiglia in tutta Italia sarebbero pronti ad effettuare le vaccinazioni nei propri studi da subito, avendo dosi e sulla base di accordi regionali”.

“Sono circa 43mila, e sono 26mila gli iscritti alla Fimmg”, specifica Scotti. “Io ritengo che in virtù dell’intesa nazionale, la totalità dei medici potrà effettuare le vaccinazioni. Una parte, però, dovrà magari effettuarle in luoghi individuati dalle Asl poiché non tutti gli studi medici sono adeguati. Tuttavia, stimiamo appunto che almeno 35mila medici di famiglia sarebbero pronti a partire con le vaccinazioni nei propri studi”.

Naturalmente, precisa, “dipende molto dalle caratteristiche dei vaccini disponibili, ma con quello AstraZeneca o J&J quando sarà approvato, la vaccinazione in studio sarà concretamente fattibile perché questi vaccini non richiedono la catena del freddo“. Anche per il vaccino di Pfizer comunque, aggiunge Scotti, “si sta lavorando ad una versione per la cui conservazione non saranno richieste temperature particolarmente basse, e ciò permetterebbe un utilizzo anche nello studio del medico di base”.

Ciò che “ribadiamo – afferma – è che i medici sono pronti a vaccinare già da domani, avendo le dosi. A questo punto è dunque importante che tutte le Regioni firmino accordi territoriali sulla base dell’intesa nazionale. Dieci hanno già firmato intese in tal senso e ora anche le altre Regioni devono fare presto”.

Il protocollo d’intesa quale cornice nazionale

Il protocollo d’intesa approvato oggi, chiarisce ancora Scotti, è la “cornice nazionale per la partecipazione dei medici alla campagna vaccinale e si definiscono alcuni principi base importanti. Innanzitutto è previsto un impegno del governo a finanziare questa operazione ed è anche previsto che sia data ai medici la garanzia di poter disporre delle dosi necessarie prima di vaccinare i pazienti, ovvero di disporre anche della dose per il richiamo”.

Inoltre, “se lo studio del medico non è adeguato, saranno le Asl a individuare spazi consoni per le vaccinazioni come i centri vaccinali, ma ciò dipenderà appunto dai modelli organizzativi regionali”. L’intesa prevede poi un altro “punto importante, ovvero – rileva il segretario Fimmg – l’utilizzo del fondo di 25 mln già previsto per l’acquisizione di personale infermieristico da impiegare per il potenziamento degli studi stessi”. Prevista anche l’integrazione tra la piattaforma commissariale e le piattaforme già in uso da parte dei medici, ciò “per facilitare la registrazione dei dati vaccinali”.

Tariffe e burocrazia

Sono due, essenzialmente, i punti più importanti della nuova bozza modificati in base alle richieste della Fimmg: la tariffa per la somministrazione, che dovrà essere demandata ad accordi regionali in base anche alle diverse esigenze organizzative, e la riduzione della burocrazia, attraverso un utilizzo razionale delle piattaforme.

“La questione della tariffa – ha precisato Scotti sul sito della Fimmg – rappresentava un problema anche sul piano tecnico, poiché sono già stati chiusi accordi regionali che hanno un valore superiore ad un protocollo che ha valore di indirizzo”.

La parte pubblica dovrà valutare le risposte di tutti i sindacati della categoria per arrivare alla firma ma, conclude Scotti, “apparirebbe strano l’eventuale decisione di non firmare da parte di sindacati che, invece, a livello regionale, stanno firmando accordi”.