Epatite pediatrica sconosciuta: superati i 1.000 casi nel mondo, 22 i decessi

OMS: "L'epatite da cause sconosciuta nei bambini ha reso necessario il trapianto in 46 bambini e causato 22 decessi"

Ha sfondato i mille casi la conta globale delle epatiti pediatrica sconosciuta. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), all’8 luglio erano stati segnalati 1.010 casi probabili in 35 Paesi. L’epatite ha reso necessario il trapianto in 46 bambini e causato 22 decessi.

Epatite sconosciuta in decrescita

Nelle ultime settimane, però, si osserva una progressiva contrazione dei nuovi episodi anche se, avverte l’Oms, “il trend deve essere interpretato con cautela poiché potrebbero esserci ritardi nella segnalazione e una limitata sorveglianza in molti Paesi”.

A più di tre mesi dalle prime segnalazioni, l’epidemia di epatiti pediatriche continua a essere caratterizzata dall’incertezza.  I numeri confermano che oltre il 90% dei casi sono concentrati tra Europa e Americhe con Regno Unito e Stati Uniti, da soli, ad aver identificato oltre la metà dei casi globali (rispettivamente 272 e 334). In Italia, secondo il rapporto dell’Oms, sono 36 i casi identificati, per uno di essi è stato necessario il trapianto. Non è chiaro però se la maggiore frequenza dei casi in Europa e Americhe sia legata a ragioni epidemiologiche o alla maggiore capacità dei sistemi di sorveglianza di rilevare la malattia. Per l’Oms, “l’attuale numero di casi potrebbe essere sottostimato, in parte a causa dei limitati sistemi di sorveglianza”.

Anche sulle cause la comunità scientifica continua a indagare. L’attenzione resta focalizzata sulle infezioni da adenovirus e su Covid: dei casi rilevati fino a oggi, tracce di adenovirus sono state rilevate in circa la metà dei casi europei e meno frequentemente fuori dal Vecchio Continente; SarsCov2 è stato rilevato in una percentuale che oscilla tra l’8% e il 16% dei campioni.

Al momento, l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita a continuare la sorveglianza e ha deciso di non abbassare il livello di rischio, che resta tarato su ‘moderato’, in considerazione soprattutto dell’incertezza sulle cause dell’epatite e sulla reale estensione del fenomeno come conseguenza della debolezza dei sistemi di sorveglianza in molte parti del mondo.