Cibi ultra-elaborati: ecco quali sono gli effetti sulla salute

Una ricerca pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, analizzando la dieta di cinquecento persone, ha determinato i fattori alla base dei comportamenti alimentari errati

sostenibilità

Secondo i dati provenienti da una ricerca statunitense, più della metà di tutte le calorie che l’americano medio consuma proviene da alimenti ultra-elaborati, sulla base di “formulazioni industriali” che combinano grandi quantità di zucchero, sale, oli, grassi e altri additivi.

La discussione

Il New York Times recentemente, ha scritto che, in genere, gli alimenti ultraelaborati, “sono economici e convenienti e progettati per avere un buon sapore. Sono commercializzati in modo aggressivo dall’industria alimentare” mentre un numero crescente di scienziati afferma che “un altro motivo per cui questi alimenti sono consumati così intensamente è che per molti non sono solo allettanti ma creano dipendenza”, tesi quest’ultima che ha suscitato polemiche e accese discussioni tra i ricercatori.

La nuova ricerca

Nei giorni scorsi, l’American Journal of Clinical Nutrition ha esplorato le tecniche alla base delle quali si innesta la dipendenza da cibo: se gli alimenti ultra-elaborati potrebbero contribuire all’eccesso di cibo e all’obesità, uno studio su più di cinquecento persone ha rilevato che “alcuni cibi sono particolarmente propensi a suscitare comportamenti alimentari ‘simili a dipendenza’, come desideri irrefrenabili, perdita di controllo e incapacità di ridurre il cibo nonostante le conseguenze dannose”. Ma anche un “forte desiderio di smettere di mangiarli”, difficile da vincere però. In cima alla lista degli alimenti più desiderati si trovano pizza, cioccolato, patatine, biscotti, gelati, patatine fritte e cheeseburger.

La scoperta

La professoressa Gearhardt, docente di psicologia dell’Università del Michigan, ha così scoperto attraverso la sua ricerca che questi alimenti altamente trasformati hanno molto in comune con “le sigarette e la cocaina”, in quanto i loro ingredienti “derivano da piante e alimenti presenti in natura privati ​​dei componenti che ne rallentano l’assorbimento, come fibre, acqua e proteine”. Quindi gli ingredienti più piacevoli “vengono raffinati e trasformati in prodotti che sono rapidamente assorbiti nel flusso sanguigno”, migliorando la loro capacità di condizionare le parti del cervello che regolano istinti come “la gratificazione, l’emozione e la motivazione”. E poi “sale, addensanti, aromi artificiali e altri additivi” negli alimenti altamente trasformati “rafforzano la loro attrazione migliorando proprietà come la consistenza e la sensazione in bocca”, in un modo simile a quello in cui le sigarette contengono una serie di additivi progettati per aumentare il loro potere di dipendenza. Un denominatore comune tra i più irresistibili cibi ultra-elaborati, poi, è che essi contengono grandi quantità di grassi e carboidrati raffinati, una potente combinazione che si vede raramente negli alimenti naturali.

La tesi contraria

La tesi contraria alla cibo-dipendenza sostiene invece che mentre le patatine e la pizza possono sembrare irresistibili per taluni, non causano però “uno stato mentale di alterazione, che è il segno distintivo delle sostanze che creano invece dipendenza”.

Fonte: Agi