Se il medico non è umano

Il ruolo della robotica in medicina è uno dei nuovi temi per la riflessione bioetica del futuro. Lo ha messo recentemente nero su bianco il Papa in un messaggio alla Pontificia Accademia per la Vita. “Alcuni robot guidati in remoto da una squadra di chirurghi di Pechino hanno completato parti importanti di tre interventi ortopedici simultanei, condotti in altrettante località della Cina, attraverso la tecnologia wireless in 5G– riferisce l’Ansa. E’ stata la prima volta che si sono condotti tre interventi da remoto contemporaneamente, un procedimento interamente monitorato da alcuni specialisti di un ospedale della capitale cinese.

Combinazione hi-tech

“Le operazioni chirurgiche hanno avuto luogo nella provincia di Hebei, nella municipalità di Tianjin e nella Regione autonoma dello Xinjiang Uygur- sottolinea l’Ansa-. Le immagini in diretta sono state trasmesse a una squadra di chirurghi dell'ospedale Jishuitan di Pechino, mentre i robot eseguivano i comandi pre-impostati secondo la loro programmazione”. I robot sono stati progettati per svolgere molti dei compiti necessari all'intervento di ortopedia, ma altri devono ancora essere eseguiti dai chirurghi, come ad esempio l'impianto di protesi all'interno delle ossa. “La combinazione della tecnologia 5G con quella dei robot per uso chirurgico rappresenta un enorme progresso tecnologico che ci aiuterà a condividere le nostre competenze con un numero sempre maggiore di pazienti in regioni distanti del Paese”, spiega Tian Wei, responsabile dell'ospedale di Pechino e della squadra di chirurghi impegnata negli interventi-. Le persone di tutti i segmenti della società possono ora avere accesso alle migliori risorse mediche. In futuro, l'uso di robot e del 5G sarà un fatto diffuso e la comunità medica sarà più intelligente”. La medicina ha sempre più bisogno della robotica, I vantaggi sono riconosciuti. Ma occorre cautela, come spiega ad Avvenire Paolo Dario, ordinario di Robotica biomedica e fondatore dell’Istituto di Bio-robotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, insignito dall’Università Campus Bio-Medico di Roma della laurea honoris causa in Ingegneria biomedica. “Bisognerà preparare le persone a gestire queste nuove tecnologie e a mantenere la capacità di dominarle – sottolinea il professor Dario al quotidiano dei vescovi–. Questo lo si ottiene con l’educazione, la ricerca e formando medici e infermieri competenti”.

Le frontiere della robotica medica

Agli inizi degli anni ’80, in un’epoca pionieristica, molti ritenevano che fosse utopico applicare le tecnologie per assistere i pazienti, fare riabilitazione o interventi chirurgici. Oggi nessuno mette in dubbio che i robot possano essere usati in medicina. C’è ancora molta ricerca da fare, applicazioni da esplorare, però la prima collina di conoscenze scientifiche e tecnologiche è superata. Il pericolo ora è che le nuove applicazioni tecnologiche possano prendere il sopravvento.

Soluzioni sostenibili

“Lo strapotere di alcuni colossi del Web è molto più pericoloso – dichiara ad Avvenire il fondatore dell’Istituto di Bio-robotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa -. Dovremmo sempre chiederci se stiamo utilizzando tecnologie che sono utili e cos’è eticamente preferibile. I robot hanno dimostrato che nella stragrande maggioranza dei casi non sostituiscono gli uomini”. Inizialmente i chirurghi avevano il timore che potessero sostituirli, ma non è successo: oggi sono loro stessi i più convinti sostenitori di questi strumenti di grandissima precisione in grado di realizzare meglio le loro intenzioni. Ma è sempre il chirurgo che decide, pianifica e controlla. “Faranno progressi ogni strumento tecnologico già utilizzato per la chirurgia di precisione, per le riabilitazioni, per l’assistenza domestica a persone con problemi motori, così come le protesi bioniche- sottolinea il professor Dario-Non è facile prevedere le innovazioni radicali. Esistono comunque grandi tendenze dove si concentrerà la ricerca. Si pensi all’invecchiamento della popolazione: sono necessarie soluzioni che funzionino, sostenibili e accettabili eticamente ed economicamente, non si può puntare solo alle badanti e neppure gravare più di tanto su famiglie sempre meno numerose. Altre soluzioni saranno legate alla qualità della vita, al benessere e all’attività fisica.