Un Padre Nostro con Papa Francesco per abbracciare spiritualmente tutto il mondo

Il Padre nostro è la preghiera dell’umanità che ci stringe tutti insieme all’unico Dio che è nei cieli, ma si è fatto uno di noi in Gesù Cristo. Tertulliano scrive che “Pregare il Padre è entrare nel suo mistero, quale Egli è, e quale il Figlio ce lo ha rivelato: L’espressione Dio-Padre non era stata mai rivelata a nessuno. Quando lo stesso Mosè chiese a Dio chi fosse, si sentì rispondere un altro nome. A noi questo nome è stato rivelato nel Figlio: questo nome, infatti, implica il nuovo nome di Padre”.

Papa Francesco chiede a tutti i cristiani delle varie confessioni, in questo giorno speciale dell’Annunciazione, di “invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente” la preghiera del Signore, perché “possa il Signore ascoltare la preghiera unanime di tutti i suoi discepoli che si preparano a celebrare la vittoria di Cristo Risorto”. Il Padre nostro è l’unione orante di tutti gli uomini come rimedio e “vaccino” contro il coronavirus. Papa Francesco, da uomo di Dio, ci ricorda anche di pregare con fede, con perseveranza e con coraggio, non dobbiamo pregare solo nei momenti di difficoltà, ma sempre, come ci ricorda il Signore. Pregare è abbracciare spiritualmente tutto il mondo, pregare è il respiro dell’anima e in questo momento dà “ossigeno” anche a chi gli viene a mancare per questa morte terribile ed è la forza per combattere la buona battaglia della vita.

Mi colpisce tanto la testimonianza del gesuita padre Hubert Schiffer sopravvissuto per miracolo a Hiroshima: “Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l’aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l’aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d’autunno. Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia propria voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravvissuti”.

La preghiera fatta con il cuore fa miracoli ed è più potente di una bomba atomica. E’ importante uscirne diversi da questa pandemia, con cuore purificato e rinnovato dall’Amore di Dio che si manifesta proprio con questa “lezione universale sul dolore” a tutta l’umanità. Il Pontefice in un’intervista ci ricorda che “Siamo tutti umani (credenti e non credenti) e come uomini siamo tutti sulla stessa barca. E nessuna cosa umana deve essere aliena per un cristiano. Qui si piange perché si soffre. Tutti. Ci sono in comune l’umanità e la sofferenza. Ci aiuta la sinergia, la collaborazione reciproca, il senso di responsabilità e lo spirito di sacrificio che si genera in tanti posti. Non dobbiamo fare differenza tra credenti e non credenti, andiamo alla radice: l’umanità. Davanti a Dio tutti siamo dei figli”.