Dalla scuola alla tv cosa insegniamo ai nostri ragazzi

Sembra che un uragano si stia abbattendo sulla scuola. E a farne le spese sono gli istituti scolastici. Leggo su alcuni quotidiani locali: “La follia dei teppisti“ con le foto dei danni causati nella notte da giovani che introdottisi nei locali li hanno letteralmente sfasciati, rompendo vetrine e lanciando i banchi dalle finestre. Teppisti? Si, certamente il termine è azzeccato, nell’uso che ne facciamo oggi, ma la “Compagnia della Teppa” da cui il termine trae origine era composta da patrioti antiaustriaci dediti ai danneggiamenti, al furto e alle imprese di natura goliardica.
Questi teppisti invece invece sono i figli della nostra società, di quella società che abbiamo creato noi, che non compie gesti di patriottismo ma distrugge il proprio futuro. E allora forse dovremmo chiederci se oltre alle telecamere e ai proclami: “Li prenderemo”, pur ben sapendo che se presi per loro ci sarà solo una ramanzina e per i genitori il risarcimento dei danni e l’imbarazzo per un figlio denunciato, c’è qualcosa di più da leggere in questi atteggiamenti violenti che sono un terribile messaggio di protesta da parte di giovani che si ritengono destinati a non avere un futuro.
Forse noi adulti dovremmo anche chiederci come si è potuto arrivare a organizzare un gesto così, perché è indubbio che ci sia stata una premeditazione, una organizzazione ed una esecuzione che ha sfidato misure di pubblica sicurezza e telecamere. Nei giorni scorsi ad esempio ho assistito alle manifestazioni di un mondo “di adulti “ che si è scagliato contro un Ministro donna: una giovane donna, bella e plurilaureata. Forse troppo bella per essere considerata un buon Ministro o forse con troppe stelle accanto. Ma cosa debbono aver pensato questi giovani leggendo le frasi sconcie e sessiste contro il Ministro della Pubblica Istruzione? Cosa possono pensare i nostri giovani quando vedono in TV politici cacciati a forza dalle aule del Parlamento o altri offendersi nelle trasmissioni televisive fino ad arrivare quasi alle mani?
Io ho vissuto gli anni 80 ed il periodo del terrorismo. I giovani si riunivano nei Comitati di fabbrica e poi manifestavano: qualcuno sparava. Ho letto i proclami delle Brigate Rosse, proclami che ho studiato a motivo del mio impegno nella DIGOS e per anni per cercare di capire i giovani che stavano dalla parte opposta della mia, che rappresentavo lo Stato. Ma oggi questi nostri giovani cosa possono pensare di questa nostra società che continua ad essere organizzata secondo gli schemi antichi del tornaconto?! Quei giovani terroristi con cui ho trascorso tante sere a parlare mi dicevano che odiavano la falsità dei propri genitori: alcuni erano figli o nipoti di deputati. E avevano scelto la lotta armata per distruggere il sistema.
Questi giovani “teppisti“ di oggi scelgono quella di sfasciare la scuola. A me questi teppisti fanno tanta pena. Si, più pena che rabbia. Io ho vissuto un altro periodo storico del Paese e lo rimpiango. Penso a Giuliana, la mia bidella che ci accoglieva all’ingresso della scuola, che ci accarezzava sempre con un sorriso. Penso alla mia maestra che per me ed i miei coetanei è stata una seconda mamma che ha seguito tutti noi suoi studenti fino a quando ci ha lasciato, penso alla professoressa Rossi che veniva a scuola ad insegnare con la borsa dell’acqua calda perchè aveva terribili mal di pancia. Eppure la vedo lì, sulla scrivania, sempre presente, gentile, paziente. Penso al dolore che avranno provato i bidelli entrando nelle scuole saccheggiate, a quello del dirigente scolastico che magari avrà finito di litigare il giorno prima con il Ministero per avere assegnato qualche computer in più. E li ha trovati a terra, spaccati.
E allora dobbiamo sicuramente difenderci da questa nuova Compagnia della Teppa che non ha nulla di eroico e di goliardico ma dobbiamo anche chiederci il perché di tali gesti … Solo così, dialogando con questi giovani che oggi siederanno con lo sguardo furbetto dietro a quei banchi sfasciati, potremo far capire loro che “La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo” come diceva Malcom X, il famoso attivista statunitense. Dobbiamo tutti lavorare in questa direzione, ognuno facendo la propria parte.