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Il Rosario: “lunga catena che lega il cielo alla terra”

Foto di Wojciech Kaczkowski da Pixabay

Se il mese di maggio per tradizione è dedicato al culto e alla devozione verso la Madonna, quello di ottobre è legato alla recita del Santo Rosario. Un’antica e sempre viva preghiera diffusa e molto praticata tra i fedeli e molto cara anche al ricordo dei vari pontefici che nel corso dei secoli ne hanno evidenziato sia la caratteristica che l’importanza stessa del rosario.

Il Rosario o salterio della Beatissima Vergine Maria è un modo piissimo di orazione e preghiera a Dio, modo facile alla portata di tutti, che consiste nel lodare la stessa beatissima Vergine, ripetendo il saluto evangelico per centocinquanta volte, quanti sono i salmi del salterio di David, interponendo ogni decina la preghiera del Signore, con determinate meditazioni illustranti l’intera vita del Signore Nostro Gesù Cristo”. Queste parole fanno parte della Bolla “Consueverunt Romani Pontifices” scritta dal pontefice Pio V (1566-1572) nel 1569 e, spiegano molto bene il significato della preghiera. In questo documento il Pontefice dichiara, per la prima volta, che per lucrare l’indulgenza del rosario, è indispensabile la meditazione dei misteri. Questa dichiarazione ufficiale contribuisce a diffondere l’uso già esistente di inserire brevi meditazioni sui misteri durante la recita del rosario.

Possiamo collocare l’origine del rosario agli ambienti monastici dell’Irlanda del IX secolo, quando un monaco suggerì la recita di 150 Pater Noster al posto dei 150 salmi. Qualche anno dopo si cominciarono a sostituire al Pater Noster come preghiera ripetitiva, il “Saluto Angelico”, (che oggi è la prima parte della nostra Ave Maria) e per conservare alla preghiera quella dimensione contemplativa ed evitare che le eccessive ripetizioni la rendesse meccanica. Le 150 preghiere, chiamate salterio del Pater Noster o salterio di Maria, a seconda della formula usate, furono ridotte a 50; l’insieme di preghiere fu chiamato “rosario”, e in alcuni luoghi “corona”, ovvero “piccolo serto”.

Nel XIV secolo, un monaco della Certosa di Colonia, in Germania, Heinrich Eger von Kalkar (1328-1408) raggruppò i 150 saluti Angelici in decine, pose un Padre Nostro prima di ogni decina: tale metodo si propagò in tutta Europa. Proprio all’interno dell’Ordine Certosino, fondato da S. Bruno di Colonia nel 1084 in Francia, nasce la seconda parte dell’Ave Maria, (Sancta Maria ora pro nobis peccatori bus, Sancta Mater Mater Dei, nunc et in hora mortis. Amen) come composizione di invocazioni e domande trovate per la prima volta in un breviario certosino del XIII secolo. Col passare del tempo, nel 1521, il domenicano Alberto da Castello (1460-1522), riduce il numero dei misteri, scegliendone 15 principali: ciascuno contiene un Padre Nostro, 10 Ave Maria e un Gloria al Padre.

I vari pontefici arricchirono la preghiera del Rosario, con numerose indulgenze, confortati dalla visione avuto da S. Domenico Guzman (1170-1221) che per convertire gli eretici Albigesi fu ispirato dal Rosario stesso. Nel 1572 il Papa Pio V, domenicano, istituisce con la Bolla “Salvatoris Domini”, la celebrazione di Nostra Signora della Vittoria, nella convinzione del possente intervento di Maria del Rosario a favore celle forze navali cristiane contro la flotta turca, sconfitta nella battaglia di Lepanto (nome veneziano del centro greco di Naupaktos, situato sullo stretto che congiunge il golfo di Patrasso al golfo di Corinto, il 7 ottobre 1571.

Nell’anno successivo, portando a compimento l’opera del predecessore, Gregorio XIII (1572-1585) con la Bolla “Monet Apostolus”, istituisce la festa solenne del Rosario, inserendola nel calendario liturgico alla prima domenica di ottobre.

Benedetto XV (1914-1922), fu il primo pontefice che recitò in Vaticano la “Supplica alla Madonna del Rosario”, in occasione del VII centenario della morte di San Domenico, scriverà che essa è una preghiera meravigliosamente idonea a nutrire e a far sorgere in tutte le anime la carità e le virtù.

Giovanni Paolo II (1978-2005) innamorato di Maria, ha voluto aggiungere nel 2002 ai misteri tradizionali della Gioia, del Dolore, della Gloria, quelli della Luce. Papa Francesco così si espresse: “Recitando l’Ave Maria, noi siamo condotti a contemplare i misteri di Gesù, a riflettere cioè sui momenti centrali della sua vita, perché come per Maria e per San Giuseppe, Egli sia il centro dei nostri pensieri, delle nostre attenzioni e delle nostre azioni…”.

Ci piace concludere riportando un pensiero di S. Teresa di Lisieux: “Col Rosario, si può ottenere tutto. Secondo una graziosa immagine, esso è una lunga catena che lega il cielo alla terra; una delle estremità è nelle nostre mani, e l’altra in quelle della Vergine…”.

Gualtiero Sabatini: