Referendum, le ragioni del “no”

Chi fa politica, a qualsiasi livello, ne conosce bene i costi altissimi sia in termini economici che di sacrifici. E allora cosa spinge una persona a fare politica? Orgoglio, superbia, bontà, desiderio di occupare un posto invidiabile ed essere chiamato il “primo cittadino”? Ci sono persone che hanno questa vocazione. Iniziano da ragazzi a fare i primi passi in politica e poi… Il gioco è fatto. Come entrare in una damigiana da un imbuto: non ne esci più.

Altri raggiungono la politica in età matura, magari dopo la pensione ed invece di andare a passeggio con il cane nei giardinetti studiano, si preparano, entrano in competizione con altri, talora anche propri amici. In questi giorni si fa un gran discutere sulle regionali e sul referendum per il taglio dei parlamentari: scendere a 400 deputati e 200 senatori dai 630 e 315 scritti nella Costituzione. I risparmi di spesa? Senza dubbio trascurabili. Nelle casse dello Stato resterebbero 80 milioni di euro l’anno, meno se considerati netti Certo, in tempo di magra ogni risparmio è utile al Paese ma è proprio vero che tagliando un po’ di seggi il Paese si raddrizzerà, un Paese che ha accumulato un debito di 2.530 miliardi di euro? Non prendiamoci in giro, siamo seri. Se l’operazione deve servire al risparmio di spesa perché non abbassare gli stipendi ai senatori e ai deputati?  Riducendo il numero dei deputati e senatori la selezione dei candidati come verrà fatta? Da chi se non dai partiti?

Quindi selezione sul numero, ma non verifica della efficienza di chi è chiamato a rappresentarci. Ci sono deputati e senatori che in ufficio ci sono andati pochissime volte, eppure lo stipendio arriva puntuale e così pure i tanti benefici a loro e ai loro parenti. Abbiamo deputati europei che si dichiarano anti europeisti e quindi in Parlamento europeo non vanno, eppure ritirano lo stipendio… Come definire questo comportamento? I nostri deputati rappresentano ognuno 96.000 abitanti. E dopo? Sui 150.000, mille più o mille meno. E quando riusciranno a parlare con i propri elettori? Come, un deputato marchigiano che vive in altra zona d’Italia, riuscirà a rappresentare i propri elettori? Ieri sera ho ascoltato un dibattito cosiddetto politico: ad un candidato governatore è stato chiesto qualora fosse stato eletto quali infrastrutture avrebbe realizzato per prime. Risposta: non lo so perché non abito nelle Marche. Accidenti che integrazione con il territorio!

Io credo che prima di parlare di numeri dovremmo parlare di regolamenti. E riscriverli, con un denominatore comune: efficienza. Perché la Pubblica Amministrazione deve essere organizzata con efficacia ed efficienza, efficacia che indica la capacità di raggiungere un obiettivo prefissato mentre l’efficienza interfaccia l’abilità di farlo impiegando le risorse minime indispensabili. Quindi, se a governare il Paese delegheremo persone che questi valori neanche li conosce come pretendere che il Paese vada bene? Ecco perché alla luce delle riflessioni di cui sopra io al referendum voterò convintamente NO.