Opinione

Le reazioni che si generano quando si parla di disabilità

Parlare di disabilità genera reazioni estremamente variegate in ognuno di noi. Si pensi ai molteplici termini che nella storia degli ultimi cinquant’anni si sono susseguiti: disabilità, invalidità, handicap, diversamente abile, non vedente, menomazione, difficoltà, sofferenza, diversità, discriminazione. Di fronte a tutto questo, si può essere empatici, ci si può sentire distanti, spaventati, in difficoltà, oppure pensare che l’argomento non ci riguardi, pur non avendo idea di cosa significhi questa lunga serie di termini.

Iniziamo a fare chiarezza sui termini più diffusi che spesso sentiamo, ad esempio si definisce disabilità la condizione di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerato la norma e, di conseguenza è meno autonomo nello svolgere attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale. L’handicap invece è stato definito nel 1980 dall’ICIDH ossia International Classification of Impairments Disabilities and Handicaps dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come lo svantaggio vissuto da una persona a seguito di disabilità o minoranza o menomazione, in altre parole è la conseguenza della mancanza di adeguamenti e correttivi a disposizione dell’individuo per ovviare alla carenza portata dalla disabilità.

Nel 2001 invece – considerate le carenze delle definizioni precedenti che tenevano poco in considerazione i fattori ambientali per la definizione della disabilità nel suo complesso – si è arrivati alla stesura dell’International Classification of Functioning – meglio conosciuto come ICF – il quale tiene conto anche dei fattori ambientali e dei fattori che, a volte, rendono più difficile la partecipazione sociale delle persone con disabilità. L’ICF costituisce il nuovo standard di classificazione dello stato di malattia e di salute ed è stato approvato da quasi tutti gli stati membri dell’Onu.

Indipendentemente dalle definizioni però, è importante che tutti capiscano che – soprattutto in questo momento storico estremamente difficile che sta mettendo a nudo diverse fragilità – la disabilità non deve e non dovrà mai più essere un motivo di scarsa o mancata inclusione. Tutti noi – seguendo l’insegnamento tracciato da Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti – ci dobbiamo impegnare affinché l’inclusione di coloro che sono in difficoltà sia sempre attuata, senza più scuse ed in ogni aspetto della vita quotidiana. Nessuno può e deve essere lasciato indietro.

Alda Cattelini

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