Quella mancanza di etica nei partiti

In questa settimana di teatrino della politica con oltre 1.000 Grandi elettori a Roma, a spese degli italiani che stanno soffrendo la situazione di emergenza Covid/Omicron ed economica, con l’aumento delle bollette di energia, è del tutto evidente che non si è potuto riscontrare una presenza effettiva di etica della politica nei protagonisti, sempre davanti alle telecamere nei diversi e numerosi telegiornali. Mi riferisco alla responsabilità dell’esercizio di un potere che riguarda la gestione di una responsabilità sociale e istituzionale.

Il privilegio degli oltre 1.000 Grandi elettori ha accresciuto l’indifferenza dei cittadini per la loro funzione di rappresentanza e quella dei loro leader politici che non sono riusciti ad accordarsi su un nome pur potendo esaminare il problema da molti mesi. È apparso sempre più evidente ciò che pensano la maggior parte dei cittadini che l’alta retribuzione parlamentare risulta indipendente dalla qualità delle prestazioni. Inoltre in questa legislatura si è attivata una selezione al peggio del personale politico, in cui prevale chi aspira a un proprio vantaggio privato su chi ambisce a svolgere una funzione pubblica e ideale.

Si registra uno scollamento crescente tra movimenti sociali e partiti; nonché nel fatto che i partiti si affannano a parlare troppo di sé stessi, dei propri rapporti interni e delle alleanze coi propri simili, cioè con altri partiti, piuttosto che di obiettivi socio-economici e di rappresentanza istituzionale storica da raggiungere.

Si vede l’assenza di una responsabilità etica nei politici sempre più con la p minuscola, mentre i movimenti sociali oscillano tra interessi particolari o localistici.

I partiti e il ceto politico si affaticano nella propria autoconservazione, o nella gestione del proprio particolare privilegiato, se per raggiungere la pensione era ed è necessario fare durare il parlamento altri sette mesi si è arrivati alla scelta di rinominare il presidente uscente per altri sette anni senza riuscire a eleggere un nuovo presidente come prevede la Costituzione. Siamo ritornati come nel gioco dell’oca alla casellina iniziale: Sergio Mattarella.

Appare evidente ai giovani millennial che manca nei politici l’ambizione, cioè l’immaginazione, il progetto e la prospettiva storica, manca la responsabilità etica nell’osservare anche la Costituzione della Repubblica!

Suonano di grande attualità dopo tanti decenni le considerazioni di Alexis de Tocqueville: “Penso che gli arrivisti delle democrazie siano quelli che si preoccupano meno di tutti gli altri del futuro: soltanto il momento attuale li preoccupa e li assorbe. Essi amano il successo più che la gloria. Ciò che desiderano soprattutto è l’obbedienza. Ciò che vogliono soprattutto è dominare. Confesso che mi fa molto meno paura, per le società democratiche, l’audacia che non la meschinità dei desideri; ciò che mi sembra da paventare di più è che l’ambizione possa perdere il suo slancio e la sua grandezza; che le passioni umane si plachino e insieme si abbassino, talché l’andamento di tutto il corpo sociale si faccia ogni giorno più tranquillo e meno alto”.

Richiamando alcune considerazioni di cultura liberale e popolare, oggi, la qualità di una politica dovrebbe essere determinata dalla qualità dei suoi fini, perché la democrazia è insieme un mezzo e un fine da realizzare; nella democrazia fini e mezzi trascolorano gli uni negli altri: il metodo democratico implica l’attivazione dei cittadini, ma l’attivazione dei cittadini è il fine stesso della democrazia. Ricordiamoci che l’uguaglianza dei cittadini è il fine sociale della democrazia, ma in realtà in Italia assistiamo da numerosi anni che un cittadino che non provenga dalla cultura socialista o catto-comunista non possa essere eletto presidente della Repubblica.

“Una politica priva di etica non incrementa il benessere dell’umanità; un’esistenza priva di morale abbassa gli esseri umani al livello degli animali” (Dalai Lama)

Ci vorranno molti anni per dare una formazione politica adeguata alle esigenze dell’era digitale perché abbiamo politici che sanno pochissimo di Strategia, Leadership, Soft Skills, Etica per non parlare di conoscenze basilari come Storia, Geografia e Inglese che notoriamente hanno fatto fate pessime figure a politici anche in carica dell’attuale Governo di Mario Draghi.