Non è la solita crisi

Intanto non è la solita crisi.  Dove un governo frana per lo smottamento della maggioranza delegata a sostenerlo. Qui siamo di fronte a qualcosa di nuovo, essendo un partito a decidere la sorte di tutti. Nemmeno ai tempi della Democrazia Cristiana, la parlamentarizzazione della rottura dei rapporti fra i soci della stessa ditta implicava così tante varianti. E, soprattutto, è davvero la prima volta in cui tutti gli attori della società entrano nel dibattito, mettendo sul tavolo le ragioni per sostenere una tesi o l’altra. In pratica possiamo definirla una crisi di governo globale, dove la globalità è data dal Paese Italia, con forti opzioni sul futuro.  Che, stando all’interpretazione logica delle mosse dei partiti non può che sfociare in elezioni anticipate. Del resto la Lega che presenta in Senato una mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte non è un indizio, ma la prova regione. “Troppi no (da ultimo il clamoroso e incredibile no alla Tav) fanno male all’Italia che invece ha bisogno di tornare a crescere e quindi di andare a votare in fretta. Chi perde tempo danneggia il Paese e pensa solo alla poltrona”, sostengono i leghisti.  L’atto rappresenta un passo decisivo verso l’incardinamento della crisi in sede parlamentare. “Un’azione politica”, viene sottolineato dal Carroccio, “con cui la Lega si assume la responsabilità di ufficializzare la crisi e far cadere il governo”. Deputati e senatori sono in attesa della convocazione ufficiale. L’ipotesi è che la mozione di sfiducia sia votata non oltre il 20 agosto. Meglio: non prima di tre giorni “ma non oltre il 10”, richiamandosi al regolamento del Senato per fissare il timing.

Stando all’articolo 161 del regolamento “La mozione di fiducia e quella di sfiducia al governo debbono essere motivate e sottoposte a votazione nominale con appello. La mozione di sfiducia deve essere sottoscritta da almeno un decimo dei componenti del Senato e viene discussa nella seduta che il Senato stabilisce, sentito il governo, e comunque non prima di tre giorni dalla sua presentazione”. Nel frattempo la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha convocato per lunedì 12 agosto alle ore 16 la conferenza dei capigruppo: dovranno decidere la data della convocazione dell’Aula dove è previsto, in base a principio della “culla”, l’intervento del premier Conte. L’altro articolo del regolamento a cui fa riferimento la Lega, viene spiegato, è il 92, che recita: “Richiami al regolamento, per l’ordine del giorno, per l’ordine delle discussioni o delle votazioni. 1. I richiami al regolamento o per l’ordine del giorno o per la priorità di una discussione o votazione hanno la precedenza sulla questione principale e ne fanno sospendere la discussione. 2. Sui richiami possono di regola parlare, dopo il proponente, soltanto un oratore contro e uno a favore e per non più di cinque minuti ciascuno; il presidente ha tuttavia facoltà, valutata l’importanza della questione, di dare la parola ad un oratore per ciascun gruppo parlamentare. 3. Ove il Senato sia chiamato dal presidente a decidere su tali richiami, la votazione si fa per alzata di mano”. Dunque, per la Lega, la mozione di sfiducia a Conte può essere discussa a partire da lunedì o martedì prossimi “e non oltre 10 giorni”, ovvero non più tardi del 20 agosto. Sin qui il gioco dell’oca della burocrazia parlamentare.

Ma quel che conta, in questa fase, è la sostanza dei ragionamenti, corollario necessario alle tesi in campo. Perché questa è una crisi globale. “Sento, ed è una cosa incredibile, che ci sarebbero dei rapporti tra Renzi e Di Maio. Mi auguro che nessuno pensi di inventarsi un governo che sarebbe pericoloso per la democrazia”, afferma Matteo Salvini, spiegando di aver fatto “una scelta di coerenza e di coraggio. Io non so quanti altri partiti al mondo avrebbero rinunciato a sette ministeri”. È che “ora la scelta più trasparente e dignitosa è quella di andare a votare il prima possibile”. E a Conte che parla del governo mentre Salvini è stato in spiaggia? “Io non userò mai parole negative nei confronti di Luigi Di Maio e di Giuseppe Conte, così come non ho mai risposto agli insulti che in questi mesi mi sono piovuti addosso, mi sembrerebbe ingeneroso nei confronti di tutto il lavoro fatto insieme. Però, come nelle coppie, quando non si può più andare avanti….”. In ogni caso, Salvini intende scrivere la prossima manovra finanziaria: “Sempre che ci facciano votare, in Italia non è mai scontato”. Già, perché la legge di Bilancio è il vero convitato di pietra dell’intera narrazione. Se scriverla non sarà facile, assumersene la responsabilità sarà ancor più difficile. Salvini non teme il pericolo.

La possibile intesa Pd-5 Stelle, tutt’altro che un’ipotesi remota, vorrebbe farlo, solo per accusare la Lega di aver trascinato il Paese nel baratro. Perfetto gioco di specchi per incantare tutti. La replica dei Cinque Stelle, sul tema, assomiglia molto ad una cortina fumogena. Circa un possibile asse con il Pd, sostengono dal Movimento. È solo una “fake news” dando del “giullare” al leader della Lega. “Salvini sta andando fuori giri: prima fa cadere il governo inventando supercazzole, poi vaneggia di un inciucio tra il MoVimento 5 Stelle e il Pd”, ribattono i pentastellati. E puntualizzano: “Parliamoci chiaro: qui chi è andato a braccetto con Renzi, Zingaretti, Gentiloni e compagnia cantando è proprio la Lega! Hanno formato uno squadrone, un “patto di cemento” per difendere il Tav a suon di voltafaccia”. Più crisi globale di così.

Tanto che il Quirinale, pur controfirmando il decreto Sicurezza bis, come avevano pronosticato, ha chiesto dei correttivi. Un modo, quello di Mattarella, per richiamare tutti all’ordine, invocando sobrietà e trasparenza. Come ha fatto il Santo Padre In una lunga intervista alla Stampa. Papa Francesco punta nuovamente il dito sul pericolo che sente arrivare dall’onda nera che si sta diffondendo anche, ma non solo, in Italia. “Il sovranismo è un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. ‘Prima noi. Noi… noi…’: sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura”. “Un Paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa”. dice Papa Francesco rispondendo alle domande di Domenico Agasso Jr, “ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri paesi, con la Comunità europea”. Parole, quelle del Pontefice, sulle quali converrà riflettere a lungo, soprattutto se andremo al voto in autunno. Perché questa è davvero una crisi globale, un vero deficit di sistema. Non il solito balletto della politica.