Noi e il cane

Ormai è costume sociale: il cane fa ampiamente parte della vita delle persone. Gli italiani, sempre molto attenti alle ‘tendenze’,  secondo me, hanno superato ogni altro popolo per numero e varietà di cani che si vedono in giro accompagnare persone. Passeggiano con giovani ed anziani, piccolissimi cani che quando li vedi subito pensi che possono essere facilmente vittime di disattenzione al punto di rimanere inavvertitamente schiacciati. O cani grandi spesso dall’aspetto minaccioso, che ti inducono istintivamente a starne alla larga per evitare qualche inconveniente.

Sovente si vedono persone impettite con cani al guinzaglio, che  ti inducono al dubbio se assumano quella postura di ostentazione di vaga superiorità per intima convinzione, oppure si sentano superiori perché accompagnano la bestia. Poi altre scene ricorrenti, buffe e talvolta irritanti, sono gli incontri casuali nel passeggio di due cani che rumorosamente si  abbaiano l’uno contro l’altro, mentre i loro padroni sono impegnatissimi a tirare all’indietro i guinzagli per evitare il loro contatto fisico: si nota vistosamente la loro soddisfazione nel trattenere i cani; più sono trascinati dalla spinta del loro ‘fido’ verso l’altro, e più si legge nei loro volti l’orgoglio di essere protagonisti di una sfida in atto.

D’altronde, il rapporto privilegiato tra uomini e gli amici a quattro zampe risale almeno a 10 mila anni fa, come risulta dai reperti archeologici trovati qui e lì nel pianeta. Usati sempre più nel tempo per fare la guardia alle proprie dimore, per la caccia, ma ora sempre più frequentemente per semplice compagnia. Va ricordato come esistano prove che, ancora prima, parlano di come l’uomo plasmò il lupo facendolo diventare l’animale fedele che è oggi, anche per nutrimento oltre che per quegli altri motivi.

Dunque nulla di nuovo sotto il cielo: l’uomo e il cane vivono insieme dalla notte dei tempi. Possiamo dire che se non ci fosse oggi un vero e proprio capovolgimento della dinamica del loro rapporto, la storia continuerebbe senza cambiamenti di rilievo. Se prima l’uomo  gli si affezionava per i servigi che gli rendeva, ora la situazione si è sensibilmente capovolta: è l’uomo che è al servizio del suo amico a quattro zampe. Infatti si preoccupa di procurargli cibo dalle più fornite boutique appositamente per cani; lo affida a cliniche specializzate in caso di malori; lo conduce ai servizi sempre più sofisticati di toelettatura. Fin qui tutto bene! Come si dice comunemente: “Dove c’è gusto, non c’è perdenza”.

Qualche problema però si manifesta; soprattutto quando si esce da casa per la passeggiata. Non sempre si raccolgono gli escrementi che spesso rendono sgradevoli le strade, i viali, i giardini, registrando una certa inciviltà: non del cane ma del suo fido compagno. Ma anche il fenomeno ormai dilagante di pipì contro le ruote delle auto, degli ingressi dei palazzi ed in ogni dove, non è proprio quello che si possono definire circostanze edificanti. Ma il nodo più intricato è e resta, naturalmente non volendo, la eventuale sostituzione del rapporto umano con il proprio animale. In questo caso, per evitare sviluppi spiacevoli nella vita sociale delle persone, e della loro vita affettiva, non si può che raccomandare di amare il prossimo, almeno come si ama il proprio fedele e adoratissimo cane.