I nemici della terra e lo sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile è entrato nel parlare comune di chiunque si faccia portatore di idee e proposte innovative per la produzione di beni e servizi. Ci si è accorti, in sostanza, che negli ultimi decenni si è abusato del mondo consumando beni primari che si è compreso essere insostituibili: una felice intuizione ha riconosciuto che la terra non ci è stata lasciata in eredità dai nostri padri per poterne disporre a nostro piacimento, ma ci è stata concessa in prestito dai nostri figli, ai quali dobbiamo restituirla, dopo averla usata per i nostri bisogni.

Ritorna il concetto di uso dei beni, su cui Giorgio Agamben è intervenuto tempo addietro valorizzando l’economia francescana (Altissima Povertà, Vicenza 2011) e su cui il Santo Padre ha invitato alla riflessione commentando il Vangelo di domenica in albis (At.4,32), generando l’obiezione del Pierino di turno che non perde occasione per criticare aridamente le pur lucide e profonde parole di Papa Francesco, che ancora una volta si pone al passo coi tempi e coi sentimenti più sani per indicare la retta via.

Lo sviluppo sostenibile ha generato l’economia circolare e la rivoluzione energetica: l’economia circolare sta a significare che la produzione dei beni non deve essere a scapito di altri valori e non deve fare scorie in quanto anche queste devono essere riutilizzate in modo da garantire la circolarità della rigenerazione. Siamo lontani anni luce dal consumismo; abbiamo avuto pressanti inviti a gettare via un oggetto non più funzionante perché ricomprarlo costa meno che ripararlo, abbiamo visto che gli apparecchi hanno una programmazione a scadenza in modo da dover essere sostituiti, avevamo abbandonato i vecchi sistemi di produzione perché non in linea con la velocità dei consumi… ed ora torniamo indietro.

Se è così, c’è qualcuno che ha sbagliato.

I nostri nonni, e per me che sono nonno, anche i miei genitori, ci avevano insegnato a non sprecare nulla e a riutilizzare in altro modo quello che non serviva in quel momento; la vita della campagna è così. Si è attenti sia alla utilizzazione di un attrezzo il più a lungo possibile sia ad evitare ogni forma di spreco; ma nei decenni passati sembrava antiquato e retrogrado conservare: il mantra era consumare, la pubblicità imponeva un modello futuro fatto di novità, riciclare (lo ricorderete) era un termine dispregiativo.

Ora ritorna come soluzione contro il consumo del mondo: ma allora chi proponeva di consumare si sbagliava? O forse era indotto dagli interessi di chi produceva tanto ed aveva interesse a vendere? Ricordo i piazzali delle industrie automobilistiche con migliaia di autovetture invendute che però venivano prodotte perché altrimenti il ciclo si interrompeva. Un’economia disastrosa!

I correttivi che oggi si propongono andavano inseriti allora, anche se non graditi a chi produceva e vendeva, come oggi gli interventi statali, governativi ed autoritari, devono tendere non solo a rimediare agli errori precedenti di politici miopi ed imprenditori in malafede ma anche ad evitare di costringere chi ci sarà dopo di noi a dover rivedere le scelte in senso radicale. Bisognerebbe spiegare meglio che non si è immortali, non si è padroni assoluti, che la propria libertà finisce dove inizia quella degli altri, anche quelli a venire, che le guide non possono avere interessi personali e diretti che influenzano le scelte, che da sempre chi propone la divisione dei beni fra gli aventi diritto è l’ultimo a scegliere, così garantendo l’onestà e la trasparenza della proposta.

Abbiamo bisogno di onestà intellettuale, è indispensabile espellere dal sistema chi si propone contro gli interessi dell’intero pianeta a tutela solo dei propri: cento anni di interventi unidirezionali a difesa dei diritti di tutti, della redistribuzione delle ricchezze, della salvaguardia delle persone prima ancora che dei monopolisti sembrano distrutti da pochi anni di governo di un manipolo di sciagurati che forti delle alleanze di potere tengono al guinzaglio chiunque sia chiamato a svolgere un ruolo politico.

La pandemia ne ha mostrato la faccia più disperata: cancellati diritti e regole a beneficio di chi ha interessi intoccabili. Le persone hanno visto, il popolo ha capito ed ora è certo che presto ne saremo fuori, perché il male non ha mai vinto.