Il Sindacato del terzo millennio

reddito pro capite odierno

La Uil ha rinnovato il proprio segretario generale e così Pierpaolo Bombardieri ha sostituito Carmelo Barbagallo. Nel consueto discorso di ‘insediamento’, il neo segretario al quale formulo i miei più sentiti auguri a che la sua prestigiosa associazione sindacale possa esprimere il meglio della sua vocazione al benessere della classe lavoratrice, ha avuto modo di dire, tra l’altro, che il suo obiettivo sarà raggiungere la riduzione dell’orario di lavoro conservando il salario retribuito con gli orari correnti, non ridotti.

Questo obiettivo, ricordo subito, ricorre da diverso tempo nell’ambito del dibattito sindacale, e lo stesso Maurizio Landini, tempo fa, ebbe modo di fare analoghe rivendicazioni. Io credo che pur essendo questa aspirazione una questione che oggettivamente entrerà sempre di più nel dibattito futuro del lavoro, ha delle compatibilità assolute da considerare, se non vuole essere un obbiettivo velleitario.

Bisognerà considerare innanzitutto quanto deve rendere una azienda e quanto deve guadagnare, per redistribuire nel modo più conveniente per il lavoratori e per gli azionisti o semplicemente per la proprietà. Stabilito questo presupposto, occorre proporsi criteri riguardo la redditività  e produttività di una azienda che come si sa, aldilà dell’orario di lavoro lavorato, cambia a secondo della intensità ed efficacia.

Inoltre credo che valga la pena precisare che la eventuale riduzione, debba convenientemente far crescere il numero degli occupati, possibilmente riempendo gli spazi di tempo liberati dalla riduzione d’orario.

Dunque, se le cose fossero così, occorrerebbe confezionare una soluzione azienda per azienda, in quanto non sono tutte uguali, e soprattutto qualificare il Sindacato come soggetto in grado di formulare soluzioni economicamente fondate e responsabili. Un Sindacato del terzo millennio non può che ragionare in questo modo.