Il Presidente senza Consiglio

Tra gli annunci più sorprendenti fatti di recente da Renzi c’è: “Un cambiamento violento da ora”. Primo perché un cambiamento che fosse uno, era già atteso da 5/6 mesi. Poi perchè il concetto di violenza in bocca a un presidente del consiglio non si era mai sentito. La politica come arte nobile della mediazione è lontana. Questo annuncio tuttavia non incute timori. Semmai evoca il grido di battaglia del capo ultrà Abatantuono -“viulenz!”- mentre indottrina i tifosi con Il Vangelo Secondo Me.

Eppure il concetto di politica come analogia della guerra ha radici profonde. Il primo a teorizzarlo nella Grecia antica fu Platone. Nel ‘900 il tedesco Karl Schmidt spiega come la linfa della politica stia proprio nell’antitesi dei due poli amico/nemico. Come per l’estetica bello/brutto e per il gusto, buono/cattivo.

In politica i nemici, veri o pretestuosi, servono ad esaltare le doti dei condottieri. Però il nostro premier se n’è fatti un po’ troppi. A forza di “io so’ io e voi non siete un c…” si è messo contro i costituzionalisti, il Parlamento, quelli col posto fisso, le forze dell’ordine, l’Economist, la Rai, le autorità europee (ma solo a parole), il Forum di Cernobbio, il meeting di Comunione e Liberazione, i magistrati, la CEI, i sindacati, la minoranza Pd, l’ex amico Della Valle, più gufi e rosiconi vari. E adesso, con i tagli della finanziaria, si ritrova contro anche le regioni, obbligate ad alzare le tasse o a chiudere gli ospedali.

Renzi annuncia riforme che non concorda con i diretti interessati. Detta linea politica e titoli di giornale con un tweet o un videomessaggio fatto in casa con la webcam. Senza ammettere repliche e tantomeno dissensi. Una forma che è sostanza.Gli unici con cui Matteo va d’amore e d’accordo sono Berlusconi e Verdini. Ma nessuno sa cosa si dicano.

Il Parlamento è mortificato nel ruolo di passacarte: deve votare senza fiatare quello che esce dal patto segreto del Nazareno (evidentemente un vero programma politico). Tutto, anche lo stesso candidato alla Corte Costituzionale bocciato una ventina di volte. Chi disobbedisce, non sarà ricandidato. Renzi lo sottintende chiaramente quando minaccia il voto anticipato.

In questo quadro di riforme fatte col ricatto pesa come un macigno l’editoriale di De Bortoli che parla di “stantio odore di massoneria” dietro il patto occulto tra Renzi & friends. Certo, nel mondo di Matteo un amico non è per sempre. Lo sa Letta, pugnalato alle spalle dopo il famigerato hashtag #enricostaisereno. Lo sanno quelli del PD che pensavano di essere di sinistra e invece si risvegliano in un partito di destra, alleato con i nemici di una vita. Sembra preistoria quando Matteo difendeva l’art.18 e criticava l’arroganza di Marchionne. Era due anni fa. Oggi camicia bianca e maglioncino sono una coppia di fatto. Quello che resta dello Statuto dei Lavoratori è un “totem” da abbattere. E la ex Fiat, ingrassata coi soldi degli italiani, paga serenamente le tasse all’estero.

Troppe parole al veleno fanno solo danni. Come aizzare i precari contro chi ha il posto fisso o attaccare i magistrati più produttivi d’Europa sulle ferie. Un polverone che serve solo a coprire l’immobilità del governo. Perfino i vescovi chiedono a Renzi di stoppare gli slogan e reimpostare l’agenda su famiglia, lavoro e giovani.

A Renzi, e al Paese, non servono altri nemici: servono i fatti. Anche perché il primo politico a dire “tanti nemici, tanto onore” fu l’imperatore romano Giulio Cesare. L’ultimo, una sua bruttissima controfigura, Benito Mussolini. E fecero entrambi una brutta fine, traditi proprio da amici e parenti.