La grande e moderna profezia di Natuzza Evolo

santità

Quando una Chiesa locale avvia una causa di beatificazione, oltre alla fama di santità e di segni, alla memoria del servo o della serva di Dio legata a fondazioni, a opere di carità o di spiritualità, cerca l’attualità della sua testimonianza e del suo messaggio. Oggi c’è una grande orfananza, c’è un grande bisogno di padri e di madri, ecco perché la figura di Natuzza, al secolo Fortunata Evolo (1924-2009) è di grande richiamo e di grande spiritualità.

Chiamata da tutti in vita ed in morte “mamma” ella ricorda a tutti quanto sia importante e necessario offrire “accoglienza e maternità”, essere volto consolante per l’uomo di oggi. Natuzza, dalla piccola Paravati, ha insegnato ed insegna ancora a tutti noi, la strada della tenerezza nei confronti di quanti, bastonati dalla vita e scartati dal mondo, toccati dal mistero terribile e doloroso della Croce, cercano conforto. La sua casa è stata ed è ancora un santuario di consolazione, un rifugio per tante anime provate, nel quale entrare e ritrovare la “bussola” della propria vita, che indica un solo sentiero. Sul suo sepolcro campeggia la scritta: non cercate me, cercate Gesù e la Madonna. È un messaggio chiaro per i cercatori di speranza e di tenerezza, per i cercatori di maternità.

Lei si fa strumento, cosciente di essere senza falsa umiltà solo “un verme” di terra, è il dito che indica la luna e vuole rifuggire la tentazione di attirare su di sé l’attenzione. La vera maternità spirituale è quella che indica il volto di Dio “che è padre e madre” ci direbbe ancora, con voce gentile, papa Giovanni Paolo I, senza più creare scandalo nei circoli teologici. In Natuzza moltissima gente ha sentito questa materna presenza, quel profumo di Dio, che tutti i discepoli devono saper spandere nel mondo.

A questa prima grande virtù umana e cristiana, da vera donna calabrese, ella ha saputo accostare quelle doti di coraggio, di grande fiducia nella Provvidenza e nella Chiesa, che è tipica delle mamme. Doni che si traducono nella capacità di attendere i tempi di Dio, di cogliere i suoi segni nel venticello leggero, nell’abbandonarsi ad un progetto di bene non suo, ad un progetto più grande che richiede di partecipare, nella propria carne, con il proprio essere, al mistero della Passione. E qui potremmo recuperare la sua grande e personale esperienza mistica, nella quale il Signore ha svelato gradualmente il suo progetto su di Lei e su quanti sapranno accoglierlo, nella stessa misura, nella loro vita.

Uno sguardo d’insieme sulla via spirituale, oltremodo insufficiente, ci permette di cogliere in questa donna calabra anche quel carsico fiume di santità dinamico-contemplativa che trova nei nostri grandi santi il suo aspetto fontale: dagli eremiti italo greci a Bruno di Colonia, da Gioacchino da Fiore a Francesco di Paola, fino ai santi contemporanei. Nella spiritualità calabrese questa santità della grotta, dell’intimità con Dio, è scritta nel dna e si trasforma nell’apertura del cuore, in una esperienza di uscita dal segreto della propria cella per cogliere i tanti piagati della storia.

Il prossimo beato, don Francesco Mottola, ci inviterebbe ancora a rifare la nostra via Crucis nei tanti tuguri delle nostre città. Non c’è una santità individuale, la santità attinge ad una unica fonte e si incarna in una terra, in una storia, si arricchisce dalla costante gemmazione di nuovi virgulti dello spirito. Per capire Natuzza, il suo stile accogliente, la sua porta costantemente aperta non si può non tenere conto di questo, della terra dalle tante contraddizioni nella quale è nata, una terra amara ma dal carattere accogliente e generoso, tipico dei calabresi.

La fama della sua santità si è diffusa nel mondo, ma Lei è rimasta sempre la donna della porta accanto, quella del vicinato, quella che ha saputo unire le fatiche della famiglia all’accoglienza di folle di fedeli. La stessa cintura di protezione che l’ha custodita per tanti anni, soprattutto con l’avanzare dell’età e delle sofferenze, è stata quella del vicinato, della comunità di Paravati, del parroco e die suoi sacerdoti di riferimento. Nella sua casa sono giunte persone note, importanti, uomini grandi e uomini semplici, tutti hanno trovato lei, sempre pronta ad ascoltare le sofferenze e a dire una parola di incoraggiamento, ad una umanità che rischia sempre di farsi rubare la speranza. Sta qui la sua grande e moderna profezia.