Opinione

Farsi carico delle fragilità emergenti: l’esempio di don Sturzo

La risposta alle fragilità del nostro tempo ha bisogno di un modello di Stato in grado di perseguire la giustizia sociale, come concreta espressione del bene comune, nella libertà e nella democrazia, e che, quindi, intervenga per regolare l’economia di mercato, per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo di ogni persona umana, per rendere sostanziale l’uguaglianza fra i cittadini e per sostenere la famiglia. Il perseguimento di questo obiettivo è sancito inizialmente dalla Dottrina Sociale della Chiesa e, dopo il superamento del non espedit, nell’impegno diretto nella politica, che è sempre sullo sfondo della storia del movimento cattolico, attraverso il contributo del pensiero di Antonio Rosmini, Giuseppe Toniolo, Romolo Murri, e Don Luigi Sturzo.

Quest’ultimo sostiene una concezione del rapporto Stato e società ispirata alla dottrina tomista e nutrita di un forte senso della storicità. La politica per Don Luigi Sturzo è stata innanzitutto un’assunzione di responsabilità nei confronti del bene comune che si esercita a livello amministrativo nei Comuni, nelle Regioni e negli Enti Locali ma anche al livello nazionale nella politica di un grande partito. La sua non è una politica confessionale, ma radicata nei principi cristiani e in questo modo aperta sia ai credenti che ai non credenti che hanno preso parte alla vita così innovativa del Partito Popolare dal primo dopoguerra. Fin da subito, Sturzo denuncia le responsabilità del liberalismo nel distacco dell’economia dalla politica e viceversa; sostiene che la classe borghese, come classe politica dominante, si serve delle teorie liberali per applicarle a proprio vantaggio.

Speculare a questa teoria politica è la mitizzazione di Karl Marx della “borghesia” e del “proletariato”, come due forze in lotta, e della teoria del “materialismo storico”, come spiegazione del dinamismo sociale. Quel che è una fase transitoria, causata dalla trasformazione industriale, diviene per Karl Marx e i marxisti lo schema fondamentale della società. Il mezzo per superare le divisioni di classe è la lotta per un regime comunista, in cui non ci siano più classi sociali. Rispetto ai due estremi antagonisti, lo Stato borghese-capitalistico e lo Stato proletario-comunista, Sturzo oppone il ripristino dell’autorità di uno Stato fondato sulla responsabilità sociale, in cui le forze popolari abbiano un’autonoma capacità di rappresentanza e di orientamento dell’azione sociale pubblica e privata.

È in queste argomentazioni che si rilancia, in considerazione della Quadragesimo anno, la funzione sussidiaria delle istituzioni e dei poteri pubblici nei processi sociali ed economici, ispirando così quel pensiero che rappresenta una delle basi per la Costituzione italiana. Risulta, poi, decisivo De Gasperi con la Democrazia cristiana e l’apporto fondamentale al processo di unificazione europea e per l’Italia come la conosciamo oggi. Don Luigi Sturzo, rappresenta quindi una guida ideale per farsi carico e dare risposte alle fragilità emergenti del nostro tempo, all’insegna della democrazia e dell’inclusione, propri del cristianesimo sociale che devono costituire un faro per tutti noi.

Bruno Di Giacomo Russo

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