Gli effetti del Covid sulla sfera emotiva e mentale

La pandemia di Covid-19, in un arco di tempo prima limitato e poi sempre crescente ha letteralmente sconvolto il modo di vivere di ciascuno di noi. Con quali effetti sulla sfera mentale e psicologica? Tanti da indurre, ad esempio, per prima in Italia la regione Lazio ad investire 10,9 milioni di euro per il sostegno psicologico a giovani e famiglie. “Il disagio psichico è largamente presente nei giovani a causa della pandemia. Ci saranno degli strascichi per questo si parla di long Covid dal punto di vista psichico”. A dirlo è stato il presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio, Federico Conte, a margine della presentazione del progetto “AiutaMente giovani” sulla salute mentale dei ragazzi e ragazze nella sede della Regione. “Negli adolescenti – ha continuato – abbiamo individuato casi di ansia e depressione con episodi di lesionismo. La pandemia ha impedito la socialità e queste sono alcune delle conseguenze”. Senz’altro ormai è sempre più presente una incapacità di stare in un contesto poco sicuro. Il long-covid psichico è decisamente invalidante.

Diversi studi hanno considerato gli effetti del Covid-19 sulla sfera psichica. Secondo i risultati di uno studio realizzato dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, la pandemia di Covid-19 ha impattato in maniera significativa sulla sfera psicologica ed emozionale degli individui: su un campione di 2.400 persone, nel periodo di pandemia, il 21% degli intervistati ha notato un peggioramento nei rapporti con il partner e il 13% con i propri figli, il 50% del campione ha rivelato di aver subito un incremento della fatica percepita durante lo svolgimento di attività lavorative e il 70% degli studenti ha invece dichiarato un sensibile calo della concentrazione nello studio. Inoltre, il 14% degli intervistati ha dichiarato di aver iniziato ad assumere ansiolitici o sonniferi e il 10% ha fatto ricorso ad antidepressivi, mentre chi invece già faceva uso di questi farmaci prima della pandemia ha dovuto ricorrere a un incremento di dosaggio (19%). Inoltre, «il 21% ha riportato sintomi ansiosi clinicamente significativi e interferenti sulle proprie attività quotidiane, mentre il 10% ha avuto almeno un attacco di panico nel mese precedente la compilazione, senza mai averlo avuto prima nella vita. Il 20% ha riportato sintomi clinicamente significativi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) in relazione a esperienze legate alla pandemia, mentre il 28% ha lamentato sintomi ossessivo-compulsivi disturbanti e interferenti con il proprio funzionamento quotidiano», secondo quanto riportato dal report clinico-diagnostico.

È quanto mai urgente avere un piano che permetta ai cittadini di accedere a terapie e supporto psicologico. Sembra che, oltre alla regione Lazio, anche altre regioni si stiano dando da fare. Inizia ad esserci una sensibilità maggiore da parte delle Istituzioni e tale sensibilità va salutata con soddisfazione (sebbene l’intervento rimanga tardivo).

Versano in uno stato di precarietà e hanno difficoltà ad accedere a terapie psicologiche ricorrendo al privato. Sono loro i soggetti che più hanno subito l’impatto psicologico della pandemia sviluppando i disturbi di cui già ho parlato. Ciò che non arreca sofferenza visibile spesso arreca ancora più dolore. Il malessere mentale non viene visto, non si sente molto spesso ma fa rumore in chi lo sperimenta, a volte in maniera letale.

E in futuro come andrà? Le scorie della pandemia saranno fortissime e visibili in ogni giovane, anche negli anziani che stanno gestendo le ferite di un virus che li ha segnati e li segna in maniera indelebile.

Ansia, depressione, attacchi di panico, isolamento, ribellione, fobia sociale costituiscono le problematiche più diffuse e maggiori. La società di oggi appare frustrata, ma è necessario trasmettere l’importanza di segnare il tempo presente valorizzandolo come finalmente ritrovato; dovremo imparare, insieme, uniti, a recuperare la bellezza e l’importanza di quanto avevamo dimenticato. Presi dal vortice della vita troppo piena di ogni giorno, non davamo più il giusto valore a tante piccole cose che invece ci sono mancate in modo enorme e che si sono rivelate vitali. La mancanza di tante piccole, apparentemente banali, abitudini, ci ha fatto avvertire il vuoto dello stordimento di chi gira inutilmente tra le stanze cercando qualcosa difficile da identificare, misteriosamente assente, impossibile da condividere, senza calore e senza suono. Bisognerà focalizzarsi sul “già” riconquistato, più che sul “non ancora”.

Ogni occasione della vita, ogni sofferenza può divenire “luogo” di significato per effettuare un passo ulteriore nella direzione di una vita vissuta appieno. Tutti noi dobbiamo lavorare per rielaborare quanto vissuto e transitare dalla fase di “perdita” di certezza alla crescita post-traumatica. Solo così effettueremo il passaggio dalla perdita all’orientamento alla ricostruzione (Stroebe e Schut) e alla ristrutturazione di significati (Frankl).

Il long-covid psichico ha bisogno di essere fronteggiato a partire dalla frustrazione di significato che è alla sua base. Se ogni essere umano colpito dal covid, in qualsiasi situazione si trovi, riuscirà ad interrogarsi su cosa la vita gli chieda di fare e in che modo tutto ciò che ha vissuto gli chieda di rispondere, certamente si allargherà il campo delle risposte possibili e delle soluzioni individuabili. Nessuna situazione, anche la più difficile, può impedire all’uomo di riprendere tutto in mano e di ricominciare. “Il miracolo del cominciamento è ciò che preserva il mondo”, diceva Hanna Arendt. Farlo richiede una visione positiva dell’esistenza. Il compito di ogni buon educatore e di ogni psicoterapeuta deve essere quello di aiutare l’uomo, soprattutto i giovani, a possedere questo dono: la visione positiva dell’esistenza, nonostante tutto, perché è questa la vera forza che consente ad ognuno di noi di vivere bene, anche se “la vita non è una scala di cristallo” (Langston Hughes).

Tutti, bambini e anziani, giovani e adulti, abbiamo bisogno che al long-covid che ci propone e proporrà la vita possiamo contrapporre il long-meaning of life, ovvero la capacità di dare significato “a lungo”, a quanto si esperimenta, nonostante il vuoto creatosi per il formarsi di mancanza di pienezza, di ascolto, di responsabilità, di senso.

Se nel long-covid abbiamo sperimentato e sperimentiamo frustrazione e angoscia, nel contempo nel long-meaning of life dimostriamo di ri-abilitarci all’esistenza attraverso la forza di resistenza dello spirito che è il primo passo che ci permette di liberarci dalla sofferenza e di rispondere alla vita in maniera differente.

Si tratta, in definitiva, di guardare in faccia il covid, la sofferenza e poi noi stessi per ripeterci che niente e nessuno potrà toglierci la libertà di pensare e di agire per trovare la chiave capace di farci fronteggiare la situazione contingente, qualsiasi sia l’entità della sofferenza, e di farci accettare e superare il senso di impotenza che inevitabilmente abbiamo avvertito e avvertiamo. L’incontro con l’altro sarà certamente così pieno di gioia che ci ripagherà di ogni rinuncia e ci restituirà per intero il senso anche della più grande sofferenza.