Ecco perché donare rende felici

Oggi ho ricevuto un dono prezioso. Un cofanetto dei gloriosi dischi a 33 giri di altra memoria, dedicato a Verdi ed alle sue opere liriche più famose, edito dalla RAI oltre quarant’anni fa, appartenuto al compianto On. prof. Giuseppe Galasso e donatomi dal figlio che mi onora della sua amicizia. Si tratta di un oggetto di modernariato si usa dire, in quanto appartiene al passato ancora recente che molti di noi hanno ancora vivo nei ricordi e testimonia la cura con cui le edizioni venivano proposte al pubblico: ogni disco di vinile, prezioso per i contenuti ed inimitabile nella fedeltà della riproduzione del suolo, di gran lunga superiore all’asettico suono digitale degli attuali CD, è accompagnato da un fascicolo illustrato con interviste, testi, foto e documenti che fanno immergere nell’argomento, con dovizia di particolari.

Ma più dell’oggetto, il pregio è nel gesto del dono, nell’affetto che accompagna l’idea di donare e la consegna del dono, il pensiero rivolto all’appassionato della lirica e l’attenzione ai suoi gusti, la stima nel destinare un oggetto del proprio genitore ad un amico ritenuto degno di riceverlo e conservarlo. C’è tanto in questo gesto semplice quanto profondo, che risale agli albori dell’umanità e ci contraddistingue dagli animali, frutto di qualcosa che deve far parte della conclamata evoluzione della specie, chissà per quale spiegazione scientifica ancora non fornita, ma ineludibilmente nata con l’uomo.

Da un po’ di tempo sembra che si sia scatenata una particolare ed intensa avversione per questo modo di esprimersi che racchiude non solo i propri sentimenti e le proprie sensibilità ma la propria intima essenza, spontanea ed arricchita dall’esperienza culturale ed emotiva che ci accompagna e ci eleva da individui a persone; è strano, poiché il mercato dovrebbe essere interessato al propagarsi dei doni ma evidentemente l’intento di instillare in ciascun componente della massa informe dei destinatari il messaggio di badare a se stessi, di affermarsi vincenti, prevalere sugli altri, di preferirsi deve essere più redditizio della vendita dei regali. Eppure quest’umano bisogno di donare è invincibile ed intramontabile: esprime gioia, prima ancora che riconoscenza, gratitudine od affetto, ed accompagna l’oggetto donato che diviene prezioso al di là del suo valore intrinseco per questo afflato che esprime. Chi lo riceve rimane contento per il regalo ma estasiato per il pensiero che ci è stato rivolto.

Non è questa forse la causa prima dell’esistenza? Chi può mai dire di non aver fatto un dono a chicchessia? E chi non ha provato gioia in quel momento? E chi non ha mai ricevuto un regalo o può mai dire di essere rimasto, al di là delle apparenze, insensibile o indifferente?

Anche quando i ritmi sono affannosi, anche quando manca il tempo, anche quando le possibilità economiche scarseggiano, tutti sono abituati a farsi e scambiarsi regali, anche se il consumismo, il relativismo, la banalizzazione, la crisi dei valori ne distolgono il fine e l’importanza; ma offrire qualcosa gratuitamente, senza corrispettivo, è alla base delle relazioni umane sia come regalo, che indica l’oggetto materiale, sia come dono che è riferito all’oggetto spirituale, pure nel senso che in ogni regalo c’è anche un dono, che è il gesto, l’atto, il pensiero.

Anche la legge riconosce valore ed importanza a questo atavico istituto, tanto che la donazione è valida solo se è espressione di un atto di liberalità, se cioè è accompagnata dall’intenzione di beneficiare il destinatario di qualcosa di proprio perché è tutto in questo spirito che sta la validità e l’importanza del gesto: donare, dare gratuitamente ad altri qualcosa di proprio affinché l’altro ne benefici. Per chi immagina che il mondo sia più dilatato dello spazio di un istante e che dare e ricevere possano essere due momenti distanti nel tempo, può essere facile pensare di donare ciò che da altri si è ricevuto lungo il corso della propria vita, perché tutti hanno ricevuto e tutti dovrebbero donare.

Ci potranno essere mille retro pensieri, in chi lo fa come in chi lo riceve, ma il significato di un dono rimarrà sempre sublime.