Le domande da porci a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armoniaUna buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all’insieme. (Daniel Pennac)

A pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico dovremmo verificare le parole di Pennac nelle nostre realtà, ponendoci almeno due domande. Ogni studente ha potuto e voluto suonare il proprio strumento, semplice o complesso? Ogni classe è stata un’orchestra o un insieme di solisti? Nella scuola le verifiche di solito sono scritte, orali, pratiche, con il fine della valutazione e dei voti. C’è poco spazio per confrontarsi tra docenti sulle due domande, salvo che non siano sorti problemi, al volo durante il cambio dell’ora, in un breve tempo durante le riunioni del consiglio di classe. Ogni tanto dall’alto piovono richieste di certificazioni, curricula da redigere a conclusione di un certo periodo, per lo più aride carte (anche on line), ma niente a che vedere realmente con il senso vero dello strumento e dell’orchestra. Passi pure tutto ciò, a maggior ragione in periodi difficili come questi; tuttavia non deve passare un giorno, non può suonare la campanella dell’uscita, senza aver fatto notare agli studenti che siamo fieri di loro, poiché non è detto che lo sappiano, ed il saperlo fa e farà la differenza.

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