Crescita zoppa senza investimenti pubblici

La piccola crescita economica in atto in Italia, piccola perché sempre inferiore a quella degli altri Paesi europei, e che soddisfa solo quelli che un posto di lavoro ce l’hanno, si caratterizza per la mancata creazione di nuovi posti di lavoro al punto che qualcuno l’ha definita una crescita “geneticamente modificata”.

Quali sono le cause principali? La crisi dell’edilizia, affossata dalle tasse di Monti. L’edilizia ha sempre rappresentato il settore che generava la maggiore crescita nei settori collegati. Poi abbiamo perso una gran parte del settore manifatturiero sia per la delocalizzazione verso i Paesi col costo della manodopera più bassa che per gli effetti della crisi. Il manifatturiero genera posti di lavoro sia nel settore dei trasporti e della logistica sia nei servizi collegati. Si sono persi cosi posti di lavoro qualificati. Infine, la carenza degli investimenti in infrastrutture di trasporto, dai porti agli aeroporti, dai corridoi ferroviari verso l’Europa, dalla Tav al terzo valico, al tunnel del Brennero alla nuova diga al porto di Genova. Insieme alla crisi di Alitalia è stato così frenato lo sviluppo del turismo e della logistica, due settori ad alta intensità di lavoro.

La Germania, caduto il muro di Berlino, all’avvio della globalizzazione dei mercati, ha costruito due grandi hub come il porto di Amburgo che da solo movimenta 9 milioni di container, tanti quanti tutti i porti italiani, e il nuovo aeroporto di Francoforte. Con queste due grandi infrastrutture la Germania è leader nel turismo e nella logistica al punto che gestisce merci e turisti dei Paesi vicini: il 50% della merce via aerea del nostro Paese parte dall’aeroporto di Francoforte. Lo sviluppo della logistica in Germania ha creato 2,5 milioni di posti di lavoro mentre l’Italia che dovrebbe avere più turisti e più merci della Germania, in logistica occupa solo 1 milione di persone. Se Cofferati, la cui manifestazione venne gonfiata moltissimo dai giornali, non avesse bloccato nel 2002 la riforma del lavoro di Berlusconi, l’Italia l’avrebbe fatta prima di quella di Schroeder in Germania, che in soli 3 anni ha rilanciato l’economia tedesca ai primi posti nel mondo.

Oggi le imprese e i cittadini italiani possono toccare con mano che in 6 anni i Governi dei Professori e del PD non solo non sono riusciti a rilanciare economia e lavoro ma hanno aumentato il debito pubblico di 400 miliardi, non hanno tagliato la spesa pubblica e ci danno un Paese con più disoccupazione, precarietà e povertà .

Per rilanciare economia e lavoro occorre rilanciare gli investimenti pubblici, l’edilizia, il turismo, la logistica e incentivare il trasferimento tecnologico dalle nostre Università e dai nostri Politecnici nella Manifattura 4.0. Nel 2015 gli investimenti pubblici sono stati inferiori di 10 miliardi rispetto al 2011 e 20 miliardi in meno rispetto al 2009. Voglio ricordare che l’IIT di Genova, il Centro di Ricerca scientifica finanziato dalla Legge Finanziaria del Cavaliere, del 2003, oggi è alla avanguardia del mondo. I risultati modesti degli ultimi Governi smentiscono l’idea che a sinistra vi sia il progresso. Con la Sinistra al Governo l’Italia ha avuto recessione e stagnazione.

Oggi in Italia per giovani e disoccupati c’è molta meno speranza di quella che avevamo nel dopoguerra. Tocca ai moderati, come negli Anni 50, rilanciare economia e lavoro per ridare la speranza in un futuro migliore ai giovani e ai cinquantenni che, perso il posto di lavoro, oggi al massimo trovano una occupazione parziale a 750 Euro al mese. La decrescita di questi anni oltre a creare disoccupazione e precarietà per la prima volta ha causato la diminuzione del giro di affari di negozi, artigiani, ristoranti e professionisti. L’Italia non può perdersi affidandosi ai grillini che predicano la decrescita. La sinistra malgrado l’appoggio del Quirinale e dei grandi giornali ha fallito il compito di rilanciare il Paese che non ha mai contato così poco nella politica europea e mondiale.

Noi sappiamo come rilanciare il Paese. Taglieremo la spesa pubblica per ridurre le tasse. Aumenteremo gli investimenti pubblici per “connettere” l’Italia con l’economia mondiale attraverso i Corridoi Ferroviari Europei, che consentiranno di trasferire il trasporto merci dalla strada alla rotaia, diminuendo inquinamento e incidentalità stradale. Nelle città occorre infine un piano di ristrutturazione dei fabbricati degli Anni 50-60, non costruiti secondo le norme di sicurezza sismica e che presentano una grande dispersione energetica.