Il Covid muta scenario ma resta una grave minaccia

La pandemia sta cambiando scenario ma ciò non significa che il virus non sia più una temibile minaccia per la salute pubblica. I decessi per Covid sono in riduzione, anche se il loro numero rimane significativo e ciò dovrebbe indurre le persone a completare il ciclo primario con la terza dose e per i “fragili” con la quarta dose, anche perché i dati di letteratura sono univoci nell’indicare che, a fronte di una inevitabile diminuzione nel tempo dell’immunità soprattutto umorale, è possibile con il richiamo ripristinare buoni livelli di protezione nei confronti delle forme gravi di malattie e dell’evento morte.

Al momento, non si può fare alcuna previsione per l’autunno, quando verosimilmente sarà più alta la circolazione di SARS-CoV-2, anche se è auspicabile possa essere disponibile un vaccino aggiornato in grado di efficacemente contrastare le varianti eventualmente presenti in quel momento. Non sorprende, quindi, la diminuzione dei contagi man mano che ci si avvicina all’estate (è sempre accaduto negli ultimi due anni), ma ciò non autorizza alcuna impreparazione in vista dell’autunno.

In linea con quanto sta avvenendo ormai da almeno otto settimane, siamo in presenza di una persistente riduzione di tutti i parametri epidemiologici considerati: numeri di contagi, ricoveri in area medica ed in terapia intensiva e rapporto tamponi positivi/totali, il cui valore oggi assume un particolare significato, alla luce della riduzione del numero dei tamponi che vengono eseguiti giornalmente. Se a questo si aggiunge che l’Rt è ormai stabilmente al di sotto di 1, si può a ragione ritenere che la quarta ondata di COVID-19, di cui si è resa responsabile Omicron 2, si sta lentamente esaurendo. Per quanto riguarda la capacità diagnostica dei test rapidi, un’ampia ricerca (Gans J.S. e altri) ha analizzato oltre 900.000 campioni utilizzando il test antigenico, di cui 1322 risultati positivi, 1103 dei quali con associato il tampone molecolare. E’ interessante notare che in quest’ampia casistica il numero di falsi positivi era pari a 462 (0,05%) e si associava all’esecuzione del test in due laboratori presenti in un’area specifica ed all’utilizzazione di una determinata tipologia di test.

Dai risultati di questa ricerca si possono formulare le seguenti ipotesi per spiegare i falsi positivi: il momento in cui viene effettuato il test, o troppo precoce o troppo tardivo rispetto all’infezione e la modalità con cui viene eseguita l’indagine, specie se si tratta di test effettuati a domicilio. L’immunità cellulare che si sviluppa nei soggetti vaccinati che in precedenza avevano sofferto di COVID-19, è stata oggetto di uno studio (Dykema AG. e altri) che ha dimostrato come la vaccinazione con vaccino a mRNA induce nei linfociti T un’ampia risposta immunitaria verso nuovi antigeni virali specifici, chiarendo in questo modo la differenza che sussiste tra la risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione e quella che segue all’infezione/malattia. Questa informazione potrà rivelarsi utile per eventualmente stabilire nuove strategie di prevenzione e di terapia, al fine di migliorare la risposta immunitaria nei soggetti già infettati e successivamente vaccinati.