Coronavirus, guardia alta e precauzioni: lo scudo contro i nuovi focolai

Contrordine! Ora bisogna procedere a ripristinare precauzioni per evitare nuovi focolai di infezioni. Così il governo, a fatica, cerca di porre riparo ai rischi di recrudescenza che qui e lì si manifestano in Europa come in Italia. In questi frangenti il Ministro Speranza, in queste ore, ha sfornato un’ordinanza ministeriale che obbliga ad indossare le mascherine dal dalle 18 alle 6 del mattino, al fine di limitare i danni pandemici nelle spiagge e nelle discoteche, dunque negli assembramenti e contatti fisici procurati da balli ed altre attività ludiche delle persone.

Eppure fino a due mesi fa, sindaci, presidenti di regioni e leader nazionali di partito erano in competizione, a loro dire, per restituire libertà dalle restrizioni anti Covid e tuonavano che tra le varie attività, gli stabilimenti balneari, bar, ristoranti, Barbieri e parrucchieri ed ogni attività che giocoforza prevedono contatti stretti tra persone, dovevano essere ricondotte alla normalità. Alcuni di loro sono arrivati a far balenare l’idea, nella loro retorica, che era meglio morire di infezione che di fame. Insomma, molti si sono distinti particolarmente nel pretendere il ritorno alla normalità a tutti i costi, come se tutto fosse finito. Lo hanno chiesto come se dovessero restituire le libertà costituzionali sequestrate dall’autoritarismo del governo.

Cosicché i cittadini non sono più riusciti a capirci nulla; dal coro pressoché unanime di quando si invitava tutti a restare a casa, al ritorno delle attività senza più alcuna precauzione. Non sono bastati i nostri morti e i cattivi esempi dati negli Stati Uniti d’America, nel Regno Unito ed in Brasile per comprendere quanto sia importante la cautela e la disciplina nei comportamenti collettivi. Alcuni focolai riaccesi in Europa ed in Italia, dimostrano che la guardia dovrà essere molto alta. Certamente dovremo imparare a convivere con il Covid 19 non arrivando tout court al lockdown, ma tra questo proposito e il ritorno allo stato brado nelle varie attività ce ne passa.

Se andiamo a leggere le cronache della ‘spagnola’ di un secolo fa, ben si potrà capire del perché la seconda ondata di quella pandemia fu più nefasta della prima, proprio per le stesse dinamiche lassiste che stiamo riscontrando in questi giorni. Dunque dovrà essere un nuovo cambio di passo da parte dei cittadini, ma sopratutto delle forze dell’ordine, degli amministratori locali e governo nazionale. Nei prossimi mesi dovremo affrontare prove assai impegnative come quelle della riapertura delle scuole, e la la duplice e concomitante pressione sul nostro sistema sanitario già esausto di una eventuale ricrescita delle infezioni e delle normali febbri influenzali stagionali.

L’obiettivo assoluto da cogliere è quello di un insegnamento front per i nostri scolari e studenti, con la collaborazione di tutti perché le attività di insegnamento avvengano nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Gli insegnanti e le dirigenze scolastiche, in questi difficili frangenti, devono comunque assicurare la loro opera proprio perché la loro responsabilità richiede questo. Nella sanità, che ha visto il personale medico e paramedico impegnarsi al limite delle loro forze fisiche talvolta capaci di atti di vero eroismo civile, avranno bisogno di regioni e Stato centrale in grado di predisporre ogni mezzo utile per rendere più efficace ed agevole ogni azione di cura.

Ma per meglio affrontare questi compiti ardui occorre che cessino le polemiche da parte di chi spesso insinua che si sta esagerando nelle precauzioni. Penso che, alla luce delle cose che vediamo, meglio abbondare nelle precauzioni che nell’infondere nella popolazione l’idea disgraziata che il Covid sarebbe già morto.