Come la pandemia ha cambiato il mondo del volontariato

La pandemia da Covid – 19 ha cambiato tutto. Nel grande dolore ha aperto uno spaccato inedito. C’erano il volontariato, i cittadini e la politica del prima, mentre oggi – dopo tutto questo – ci sono i cittadini, il volontariato e la politica del dopo. Anche se il dopo non è ancora giunto totalmente, ora c’è una differenza in quanto, all’inizio della pandemia eravamo tutti paralizzati dalla stessa, ma oggi lo siamo meno e stiamo convivendo con essa sperando che passi presto.

Ora però è già evidente che – anche nel mondo del volontariato – è cambiato tutto. Il primo fattore che è cambiato è di carattere interno in quanto, mai come nel periodo del Covid-19 e del primo lockdown, si è capita l’importanza del volontariato, la preziosità di questa pratica di dono, gratuità e disinteresse, la quale tesse e unisce le comunità e quel tessuto sociale che, in qualche modo, si stava rompendo in quel periodo. Attraverso una telefonata, con le deroghe che molto volontariato ha avuto per poter continuare ad andare a trovare le persone, far visita agli anziani soli sostenendoli nei loro bisogni. Questi sono servizi semplici ma di una importanza straordinaria, il mondo del volontariato si è reso conto della sua grande valenza ma, ci siamo altresì resi conto che lo stesso è diventato fondamentale per lo sviluppo del nostro paese. Quindi, anche le istituzioni e la politica, si sono rese conto di quanto sia importante questo volontariato, esso non è fondamentale solo durante le emergenze – è facile ricordarsi del volontariato in questi frangenti – ma bisogna ricordarsi dello stesso nella quotidianità perché lo stesso mette al centro le relazioni, le quali sono così importanti per lo sviluppo di un paese, anche nell’economia, tanto che la pratica del volontariato diventa fondamentale per lo sviluppo stesso.

Vi è una consapevolezza interna del mondo del volontariato in relazione alla sua importanza ed una consapevolezza esterna da parte della comunità e un po’ della politica in merito all’importanza dello stesso. Forse è proprio la politica a comprendere questo volontariato innovativo che si sta accrescendo perché, la stessa, in questo momento è quella che fa più fatica e non ha capito il cambiamento in atto. Lo abbiamo visto anche nei giorni scorsi con l’elezione del Presidente della Repubblica la quale, a tal proposito è emblematica. È già capitato altre volte ma il contesto odierno è totalmente cambiato, abbiamo un paese in grande difficoltà, allo stremo anche sul piano economico, si pensi al tema energetico e, una politica che parla un’altra lingua quando si poteva trovare una soluzione in tempi rapidi, pur optando per questa che poi – secondo il mio punto di vista – è stata la migliore.

La politica è quella che fa maggiormente fatica a comprendere questo fattore perché, le regole del gioco di cui il mondo del volontariato si è dotato – anche innovative – ossia di tutto ciò che norma il rapporto tra Terzo Settore e enti pubblici sono tutte frutto del periodo antecedente la pandemia. Oggi forse la strada è un’altra e di conseguenza anche l’approccio deve essere nuovo con il volontariato. Quando parlo di questo, proprio per l’importanza della gratuità e del disinteresse, penso che abbiamo molto tempo per ricostruire il nostro stare insieme in maniera diversa, con regole nuove.

Il tema della fraternità è stato un po’ dimenticato e credo che, i primi cento anni del nuovo millennio, ci portino a costruire delle regole dove la fraternità – oppure modificando il termine volontariato in fraternariato – sia una delle pratiche e regole che noi dobbiamo darci per lo sviluppo, anche economico, nel futuro, perché – in questo modo – è possibile costruire innovazione. Al fine di poter fare questa scelta abbiamo bisogno che non sia solo il volontariato a impegnarsi ma dobbiamo fare il modo che ci sia una contaminazione tra i vari settori dell’impresa, dello Stato e della politica, altrimenti sarà solamente un lavoro di pochi, com’è attualmente il volontariato. Noi dobbiamo fare il modo che questa azione diventi di tanti, in modo tale non che diventino tutti volontari, ma che questo diventi uno degli obiettivi per il futuro del nostro paese. Oltre a ciò, il periodo della pandemia che stiamo ancora vivendo, ci ha fatto capire una cosa che era chiara anche prima ma ora lo e di più: di fronte al dolore, alla malattia e ai grandi bisogni che una persona o una comunità può vivere, l’ultima parola non spetta solo alla scienza, alle istituzioni o all’esperto, ma anche a quel mondo, il quale magari è meno esperto tecnicamente, però è maggiormente esperto di relazioni, accoglienza, silenzi, abbracci e sorrisi.

Si pensi ai reparti di ospedale dove ci sono i famosi clown dottori, i quali ci hanno fatto capire che, di fronte a molte malattie, anche il sorriso e l’ascolto, diventano fondamentali per guarire. Voglio dire che ci siamo resi conto, proprio nei momenti più bui, che la scienza era necessaria, i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari sono stati grandi, ma sono stati immensi anche quelli che non erano né dottori né infermieri ma che venivano ad ascoltare e accogliere. Medici, infermieri e volontari ci stanno facendo vedere che, quando si lavora insieme, si risolvono tanti problemi. Questo è fondamentale in quanto significa dare forza a quell’umile e semplice servizio di volontariato che non è da esperto scientifico ma esperto di ascolto, sorriso e solidarietà. Oggi, se c’è un mondo che sta ricucendo il paese e la comunità, come direbbe il nostro Presidente della Repubblica, è proprio il volontariato, forse in questo momento è l’unico, dobbiamo fare il modo che altri si intestino questo processo.