Come innescare o rigenerare nuove forme di economia ambientale

Nel mio ultimo libro intitolato L’associazione fondiaria. Analisi e prospettive ho evidenziato che le risorse naturali costituiscono beni a destinazione universale volte a soddisfare i diritti fondamentali delle generazioni presenti e future. Per far ciò risulta fondamentale adottare decisioni pubbliche di impegno per il bene comune, scartando logiche di bieco interesse economico di breve respiro.

Nella Laudato sì emerge l’attenzione in modo speciale al tema della partecipazione delle comunità alle decisioni sulle politiche ambientali e sui progetti che interessano l’ambiente o possano impattare su di esso. La partecipazione concreta, sostanziale e in divenire è funzionale anche alla definizione di politiche di recupero degli spazi urbani degradati. La sostenibilità della democrazia rappresentativa, quella indiretta per delega, necessita, ancor di più nell’epoca contemporanea, di strumenti di democrazia partecipativa, quella diretta per esercizio. L’enciclica è innovativa per lo stile semplice e per il linguaggio molto schietto, così quanto efficace, con cui si appalesa l’intento di rivolgersi a chiunque.

Papa Francesco parla esplicitamente di una ecologia culturale che parte dalla sobrietà quale risposta all’incultura dello scarto. La Laudato sì richiama ciascuno ad assumere un nuovo atteggiamento sociale e politico, attivato da una nuova consapevolezza, quella dell’intrinseca connessione dell’uomo con le sue dimensioni, tra l’uomo e la natura, e tra le generazioni. La scelta di Papa Francesco è di proporre delle linee d’azione verso la prospettiva di un modello di economia ecologica democratica e integrale. La parcellizzazione delle proprietà terriere costituisce un grande ostacolo allo sviluppo dell’agricoltura della montagna, a causa dell’impossibilità di disporre di superfici minime, di stipulare dei contratti per la presenza di troppi proprietari, spesso sconosciuti o irreperibili, e di poter effettuare una pianificazione e una gestione a lungo termine. Per far fronte al problema del frazionamento fondiario, prendendo spunto da iniziative sviluppate nelle Alpi francesi, sono nate in alcune località montane, in Piemonte, le prime associazioni fondiarie, le quali, denominate “Asfo”, sono da considerarsi una forma innovativa di gestione collettiva del territorio, capace di superare gli interessi del singolo a vantaggio della comunità, pur tutelando gli stessi proprietari dei fondi. Le associazioni fondiarie permettono di riunire sotto un’unica gestione i terreni dei soci, sostituendo una conduzione individuale della singola proprietà ad una collettiva, a più ampio respiro, indirizzando le pratiche gestionali secondo le vocazioni territoriali.

Le Asfo possono essere protagoniste di processi rigenerativi del tessuto rurale montano, avendo lo scopo di contrastare la polverizzazione fondiaria, quale ostacolo a qualsiasi azione di rilancio dell’agricoltura di montagna. Le stesse rappresentano una leva per il recupero dei terreni abbandonati, per favorire l’occupazione giovanile e il reinserimento professionale. L’asfo è un’associazione agro silvo pastorale, senza scopo di lucro, in cui i proprietari di terreni pubblici e privati, conferendo il proprio terreno o parte dei propri terreni, diventano soci e partecipano in modo collettivo alla gestione del territorio e al suo recupero ambientale ed economico, senza perdere il diritto di proprietà dei loro terreni.

Da poco, le associazioni fondiarie sono normate anche in Lombardia e ne sono sorte anche in Valtellina.

La Regione Lombardia, attraverso la gestione associata delle piccole proprietà terriere secondo le buone pratiche agricole, persegue gli obbiettivi di consentire la valorizzazione del patrimonio dei rispettivi proprietari; di rispondere alle esigenze di tutela ambientale e paesaggistica; di concorrere all’applicazione delle misure di lotta obbligatoria agli organismi nocivi ai vegetali; di prevenire i rischi idrogeologici e d’incendio; di favorire la ricomposizione fondiaria anche per contrastare il fenomeno dei terreni abbandonati. L’intento è quello di un ampio progetto di recupero territoriale, combattendo l’abbandono dei terreni e la loro drammatica polverizzazione catastale, dovuta a infinite successioni familiari che hanno nell’ultimo secolo portato gli eredi a ricevere piccole porzioni di terreno, non utilizzabili per l’esigua dimensione e quindi successivamente abbandonate. Rappresenta un importante esperimento di gestione comunitaria del territorio che già comincia a dare i suoi frutti poiché, senza interferire con il diritto di proprietà, in modo produttivo l’associazione rivitalizza le attività agro silvo pastorali, assicurando la conservazione del paesaggio e incentivando il turismo e le produzioni locali. La Regione Lombardia, con l’approvazione della Legge regionale n. 9 del 6 giugno 2019, riconosce nell’associazionismo fondiario uno strumento per il miglioramento dei fondi e per la valorizzazione funzionale del territorio, comprendenti tutti i terreni agricoli, forestali o misti.  L’Asfo può dare il suo contributo fattivo nel contrastare l’inquinamento, tramite una migliore gestione ambientale, impostando gestioni agricole sostenibili. Può migliorare la conservazione delle vie di accesso alla montagna e ai fondi. Questo innovativo strumento ha la capacità di restituire all’agricoltura appezzamenti di terreno abbandonati, facilitare la gestione di pascoli in disuso o abbandonati, implementare la gestione forestale restituendo al territorio un aspetto paesaggistico dignitoso ed evitando gli incendi boschivi, ma soprattutto può consentire di combattere i crescenti fenomeni di dissesto idrogeologico e di consumo di suolo.

I Comuni singoli o associati hanno un ruolo decisivo nella costituzione delle associazioni fondiarie, promuovendo iniziative volte alla diffusione di una cultura associativa, fra i proprietari dei terreni, e offrendo supporto informativo e tecnico. Le Unioni di Comuni, o i Comuni non aderenti ad alcuna Unione, possono inoltre intervenire nell’assegnazione alle associazioni fondiarie dei terreni abbandonati o incolti. L’asfo, anche intercettando bandi pubblici, può recuperare e trasformare globalmente vaste aree di territorio usando come strumento piani di gestione, quali quelli forestali, pastorali o di gestione aziendale. L’asfo può innescare o rigenerare nuove forme di economia tramite gruppi di cooperazione e integrazione fra imprese, implementando l’agricoltura e l’allevamento e non solo, come anche il turismo sostenibile. L’obiettivo deve essere quello di ricostituire delle aree di coltivazione produttive ed economicamente sostenibili in grado di agevolare l’occupazione, la costituzione ed il consolidamento di nuove imprese agricole.

La rigenerazione rurale alpina passa attraverso le associazioni fondiarie che rappresentano uno strumento prezioso ma ancora quasi sconosciuto e al momento, prevalentemente, pastorale, a cui si dovrebbero affiancare forme di utilizzo agricolo, forestale e l’integrazione tra diverse attività. Le norme, come quelli della Regione Lombardia, svolgono un ruolo essenziale, ma purtroppo va rilevato che da sole non bastano. L’asfo può soprattutto far comprendere ai cittadini l’importanza della gestione agro silvo pastorale dei territori marginali e di montagna, dando la giusta importanza e dignità ad un settore troppo spesso trascurato.

Le amministrazioni pubbliche e i soggetti privati, dal profit al no profit, dalle famiglie ai singoli cittadini, vanno coinvolti portando esempi di corretta gestione territoriale, aiutando così un ritorno alla cultura della montagna, che ne valorizzi a trecentosessanta gradi la ricchezza e la specificità. Con l’Asfo si possono rendere multifunzionali i terreni abbandonati, attraverso un coinvolgimento di soggetti, privati e pubblici, di diversa natura, all’interno di una progettualità, ambientale, sociale ed economica, che possa restituire valore a quei terreni abbandonati, coinvolgendo i giovani che manifestano sempre più interesse per la cura delle nostre montagne, contrastando così il principale problema delle terre alte: lo spopolamento