Quando l’eccessiva burocrazia ostacola anche le più semplici operazioni

Non si può fare. È una risposta che negli ultimi anni stiamo ricevendo sempre più spesso a molte nostre iniziative od anche a semplici richieste rivolte alla struttura amministrativa dello stato piuttosto che alle varie istituzioni, anche private, con cui dobbiamo confrontarci nello svolgimento anche di semplici operazioni; ce lo dicono alle poste, in banca, al Comune, negli uffici scolastici, in ogni ufficio al quale dobbiamo rivolgerci; anche nelle grandi catene di distribuzioni, presso le società telefoniche e quelle di erogazione dei servizi.

Partiamo dal dato che oggi in tutte queste relazioni si sono perse le caratteristiche del rapporto personale attraverso l’interfaccia con un risponditore automatico, una procedura computerizzata anonima e obbligata, un sistema di risposte prefissate a cascata e prima di arrivare ad un operatore in carne ed ossa bisogna saltare numerosi ostacoli che mettono a dura prova anche la nostra pazienza, piuttosto che l’interesse a proseguire. Ma forse servono proprio a questo.

Già prima della pandemia l’accesso agli uffici pubblici presupponeva una prenotazione on line che con l’apparenza di una migliore organizzazione rendeva più complessa la possibilità di interloquire.

Ma l’aspetto più deprimente, dopo aver finalmente raggiunto l’interlocutore, si ha quando ci viene risposto, sistematicamente, dall’addetto al servizio di cui vogliamo avvalerci e che riteniamo di banale soluzione, che non si può fare, perché occorre il tale assenso dell’ufficio specializzato, il nulla osta del servizio addetto, lo studio preventivo di possibilità, il certificato che attesta che noi siamo noi e non siamo un altro, oppure che siamo in vita. Ho spedito l’altro giorno un plico a mio fratello; non è arrivato come previsto ed ho inoltrato un banale reclamo: tra i campi obbligati del modulo da predisporre vi era il luogo e data di nascita del destinatario ed il suo codice fiscale! Se non fosse stato mio fratello avrei avuto serie difficoltà anche ad inoltrare un banale reclamo per un disservizio che ho subito.

Insomma, una serie indefinita ed indefinibile di ostacoli al compimento di operazioni spesso semplicissime e di cui non si avverte nessuna necessità; un acuto osservatore ha notato che tale sistema consente una maggiore selezione delle richieste in modo da lasciar passare soltanto quelle che la struttura ritiene accoglibili, in modo da evitare la responsabilità del rifiuto, scaricandola sull’utente che non ha seguito senza errori il lungo percorso ad ostacoli. Insomma, a dire di questo studioso, sembrerebbe che i sistemi per la lotta alla corruzione ne abbiano invece raffinato le possibilità! Chissà!

Certo che lascia perplessi la richiesta, ad esempio, del consenso preventivo del genitore non convivente per il cambio di scuola del figlio a seguito del trasferimento della madre in altra zona; apparentemente sembra che sia a tutela dei diritti di genitorialità ma ne paga il prezzo l’ignaro ed innocente figlio giacché se i due genitori sono in lite (e capita spesso se sono separati) il padre oppone il rifiuto perché a suo dire il trasferimento non gli fa comodo ed il bambino non può frequentare la nuova scuola. Una banalità ma crea disagi notevoli a tutti; probabilmente il soggetto da tutelare dovrebbe essere il bambino e quindi l’assenso del genitore convivente dovrebbe essere sufficiente, salva l’opposizione motivata dell’altro genitore. Insomma, è la cultura del sì che dovrebbe prevalere, salva l’opposizione successiva, se motivata, non già la cultura del no fino all’estenuante assenso di tutti gli aventi diritto, e la fila è lunga.

Provate a chiedere il permesso per una pensilina di cinquanta centimetri da erigere sul portone della vostra abitazione per evitare di bagnarvi quando piove mentre infilate la chiave nella toppa e non avete la mano libera per tenere anche l’ombrello: occorre una sfilza di documenti, l’intervento di tecnici abilitati, nulla osta vari, oneri economici e tasse, tempo e fatica da farvi passare la voglia. Perché? Certamente presi singolarmente tutti i permessi richiesti ed i nulla osta occorrenti hanno una loro funzione e validità ma si perde di vista la semplicità dell’intervento rispetto alla ottusa necessità di pareri preventivi.

In Svizzera applicano un metodo diverso: le norme sono affisse in Comune e non occupano più di dieci righe; chiunque deve realizzare qualsiasi intervento si reca lì, le esamina e procede: al termine fotografa il manufatto e lo consegna all’ufficio che si limita a verificare che corrisponde alle prescrizioni poste. Se non lo è lo demoliscono, in ventiquattr’ore.

Dobbiamo imparare a ragionare all’opposto: è tutto lecito tranne ciò che è vietato, non l’inverso.