Una “valle dei veleni” nella campagna romana

Le incisioni del pittore Bartolomeo Pinelli hanno regalato all’immaginario collettivo una versione quieta, sognante, bucolica della campagna romana. Animali al pascolo, uomini impegnati a lavorare la terra, famiglie contadine riunite intorno al tavolo, danze popolari: nella zona di Valle Galeria e Castel Malnome, periferia ovest di Roma, di certi scenari non resta che l’idealizzazione romantica. Il livello di degrado, abbandono e inquinamento lasciano oggi solo una traccia malinconica della campagna che fu.

Nata dall’insediamento di contadini assegnatari di terreni da parte dell’allora Ente Maremma, quest’area si trova oggi ingabbiata da una cinta inquinante e maleodorante composta dalla discarica di Malagrotta, dai depositi di gas, dall’inceneritore per rifiuti ospedalieri, dall’ex raffineria. Lungo tutta via di Malnome, come se non bastasse, i bordi della strada sono disseminati di cumoli di spazzatura gettata abusivamente e squallide tendine in cui donne costrette a prostituirsi esercitano ad ogni ora del giorno invitando gli autisti con gesti e posture eloquenti.

Via di Malnome

La situazione di abusivismo si protrae ormai da tempo, ma quattro anni fa si è verificato un incremento. “Dalla chiusura della discarica di Malagrotta nell’ottobre 2013 – spiega a In Terris Daniele Galassi, vice-presidente del Comitato di Quartiere Ponte Galeria – abbiamo assistito a un afflusso di scarico di materiali costante ed a crescita esponenziale”. “Si è cominciato con i materassi, decine e decine – prosegue -, poi con gli anni si è scaricato di tutto, dai sacchetti di indifferenziata agli scarti di lavori edili agli elettrodomestici, vestiti, copertoni, in un crescendo che ha raggiunto oramai livelli di allerta sanitaria e di pericolo per la viabilità stradale”.

Galassi rileva che la strada è privata adibita a pubblica viabilità, ma senza illuminazione. Gli scarichi avvengono forse di notte, lontano da occhi indiscreti. Passando in questa via, dove si contano sparute abitazioni, villini o piccoli casali, si ha l’impressione che una parte dei rifiuti siano stati interrati. Il vice-presidente del CdQ Ponte Galeria spiega così la situazione: “Gli anni e le intemperie fanno sprofondare i rifiuti dagli argini della strada alle cunette ed ai campi”. Ma forse contribuisce anche l’azione dell’uomo. Alessandro Costantino Pacilli, portavoce del Comitato Valle Galeria, racconta a In Terris un aneddoto: “Nell’adiacente zona di Monte Stallonara, a due passi dalla sede della Regione Lazio, facendo dei rilievi per costruire le fogne di un nuovo complesso abitativo, sono stati scoperti rifiuti interrati”.

I due esponenti dei comitati di quartiere sono concordi su come provare ad arginare questo fenomeno di abusivismo e degrado a Castel Malnome. “Basterebbe installare delle telecamere, predisporre controlli a sorpresa, appostamenti, per cercare di far da deterrente all’inciviltà delle persone”, afferma Pacilli.

Sporcizia e malattie

Ma perché nessuna istituzione interviene, se non per dissuadere gli incivili, almeno per pulire la strada e la campagna dagli assembramenti di rifiuti? “Per Ama (Azienda municipale ambiente) tutto ciò che riguarda la pulizia straordinaria delle strade deve provenire dal Dipartimento Ambiente del Comune di Roma”, spiega Galassi. Che aggiunge amaro: “Se stanziano i fondi si pulisce, altrimenti no. Ed é inutile puntualizzare che dal 2014, ultima pulizia effettuata, i soldi non ci sono mai stati”.

Da anni si attende dunque un intervento istituzionale, così come un risarcimento dei danni provocati dall’esposizione all’alto tasso di inquinamento da parte degli abitanti della zona. “Negli anni sono state fatte diverse azioni legali per chiedere un risarcimento danni nei confronti di chi ha contratto malattie riconducibili all’inquinamento ambientale”, spiega Pacilli. Faccende giudiziarie che si sono però arenate, in quanto – prosegue il cittadino – “è difficile per un giudice stabilire quale sia la causa precisa della malattia quando il malato vive in un contesto caratterizzato da diversi impianti in cui ognuno ha una funzione diversa”.

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Il fiume dei veleni

Contesto aggravato dall’incuria. La valle è attraversata da un affluente del Tevere, il Rio Galeria, già ribattezzato il “fiume dei veleni”. Nelle sue acque sono stati trovati quantitativi allarmanti di azoto ammoniacale, che è fortemente tossico, arsenico e batteri analoghi a quelli del colera. Le piogge torrenziali che sempre più spesso si abbattono sulla Capitale, rappresentano un vero e proprio detonatore di veleni nelle adiacenze del Rio Galeria, che straripa spargendo le sua acque velenose a decine di metri di distanza.

Gli abitanti hanno ancora impresso negli occhi quanto avvenne quasi quattro anni fa. “L'ultima esondazione – racconta Galassi – è avvenuta nel gennaio 2014, quando si dispersero nei campi sia i rifiuti ospedalieri dall’impianto Ama che i carburanti della raffineria”. Un piccolo segnale di conforto è stato però registrato. “Quest'anno – prosegue – abbiamo notato come sia stata fatta una manutenzione ordinaria regolare dei canali che sembra abbia permesso al territorio di assorbire senza particolari problemi la prima alluvione autunnale, che però non ha di certo raggiunto l’intensità e la durata di quella del 2014”. “Chiaramente – aggiunge – la zona necessita di interventi strutturali a livello idrogeologico per interrompere questo stato di emergenza continuo”.

Bonifica di Malagrotta

Confidando dunque nella clemenza di Giove Pluvio, gli abitanti rimangono appesi a una serie di promesse rimaste tali. A fine settembre è stata annunciata dall’assessore all’Ambiente della Regione Lazio, Mauro Buschini, la tanto attesa bonifica di Malagrotta, mai avvenuta in quattro anni dalla chiusura. La bonifica – spiegava Massimiliano Valeriani, capogruppo del Pd alla Regione Lazio – “permetterà di riqualificare un quadrante della città e restituire un parco pubblico ai residenti”.

Tuttavia ad oggi non è partita, come confermano al telefono ad In Terris dalla segreteria di Valeriani. Sui motivi del ritardo e sui tempi d’attesa per partire, l’assessore Buschini non ha rilasciato finora dichiarazioni. I rappresentanti dei comitati cittadini Galassi e Pacilli spiegano che l’inceppo è dovuto al mancato accordo tra Regione e Colari, ditta proprietaria della discarica di Malagrotta, sui materiali da utilizzare per tombare i rifiuti. “Per la bonifica generale è necessario molto tempo – spiega Galassi – e molti soldi che il gestore Colari, di proprietà di Manlio Cerroni, non ha intenzione di spendere, per questo sta tergiversando da anni”. Per legge – rileva il vice-presidente del CdQ Ponte Galeria – il gestore “è tenuto a bonificare il sito dopo la chiusura”, pertanto “ci aspettiamo dalle Istituzioni una dura pressione”. “I ritardi accumulati – continua – dovrebbero essere super-tassati”.

In Terris ha sentito il parere del consigliere Fabrizio Santori (Fratelli d’Italia), membro della Commissione Ambiente della Regione Lazio. “Ancora non si sa quale sarà il materiale per questa bonifica – spiega -. Più volte noi abbiamo incalzato in Consiglio e in Commissione per conoscere il progetto definitivo, ma ad oggi resta un mistero”.

Miasmi insopportabili

Santori in Consiglio regionale si è fatto interprete del disagio della popolazione per gli insopportabili miasmi provenienti dalla discarica e dagli altri impianti vicini. “Abbiamo fatto segnalazioni ai Vigili Urbani e chiesto – racconta – l’intervento ad Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale), che tuttavia ci ha sempre risposto che la situazione è sotto il controllo delle loro centraline”. Il problema tuttavia – incalza Santori – è che se anche il livello dei miasmi non supera il limite consentito per legge, “la vita dei cittadini è fortemente penalizzata” e quindi servirebbe lo stesso un intervento. Anche perché la discarica di Malagrotta, seppur chiusa, continua parzialmente ad essere operativa con il Trattamento meccanico-biologico (Tmb) dei rifiuti del Comune di Roma.

Una discarica di amianto

A fronte della discarica di Malagrotta (parzialmente) chiusa, resta in piedi l’ipotesi che ne venga aperta un’altra in zona, precisamente a Monte Carnevale, dedicata ai rifiuti di amianto. “La Regione ha dato la sua approvazione in Conferenza dei servizi perché nel territorio di Roma non c’è una discarica di questo tipo, ora dovranno essere valutate le osservazioni dei comitati di cittadini”, spiega Santori. La situazione è dunque solo sospesa. “Sarebbe una mannaia inaccettabile per questo territorio, un gesto impietoso per i residenti e per le attività agricole presenti nella zona”, tuona il consigliere di FdI.

“Sembra che a parole siano tutti contrari – afferma Galassi – ma poi bisogna vedere i fatti”. Il vice-presidente del CmQ Ponte Galeria racconta che i cittadini hanno partecipato alla prima riunione della Valutazione d’impatto ambientale (Via) e “ci aspettiamo una seconda convocazione a breve”.

La stessa area di Monte Carnevale – racconta l’altro rappresentante dei cittadini Pacilli – “fu indicata dall’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini, nel 2012, come ‘sito ideale’ per realizzare una discarica in vista della chiusura di Malagrotta” che all’epoca era stata solo annunciata. L’ipotesi fu scongiurata, così come quella di creare una discarica nella vicina Monti dell’Ortaccio, proposta questa dell'ex commissario all'emergenza rifiuti Goffredo Sottile.

Gassificatore e raffineria

Pacilli ci tiene a spostare i riflettori anche su un’altra questione. Da anni all’interno della discarica di Malagrotta è stato costruito un gassificatore, mai messo in esercizio “un po’ per la contrarietà della popolazione, un po’ perché pare che abbia avuto problemi tecnici”, spiega il portavoce del Comitato. Che però aggiunge: “Resta un progetto nelle intenzioni della Colari” a cui gli abitanti sono contrari, “anche perché la raccolta differenziata è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni – prosegue Pacilli – e dunque sarebbe un impianto inutile”.

Ma è come se nei confronti di questa zona ci sia una sorta di accanimento. La ridda di preoccupazioni degli abitanti si gonfia costantemente: preoccupa anche la riapertura della raffineria. Qualche tempo fa la compagnia petrolifera Total avrebbe manifestato l'intenzione di far approdare in questo sito (Raffineria di Roma Spa, di cui è proprietaria) il greggio estratto a Tempa Rossa, in provincia di Potenza. Si parla di circa centosettanta camion al giorno che verrebbero impiegati per trasferire qui il petrolio lucano.

“Noi cittadini – afferma Galassi – ne siamo venuti a conoscenza come al solito all’ultimo minuto e a mezzo stampa, siamo comunque riusciti a presentare le nostre osservazioni contrarie ed insieme a varie entità che lottano sul territorio. Speriamo di essere presenti alla Via – conclude – per monitorare la situazione”. I cittadini restano dunque sul piede di guerra, per tentare di restituire a questa amena valle la quiete perduta, oggi sommersa da cumuli di rifiuti e dall’inquinamento.