Si cerca una soluzione per gli sfrattati di via Scorticabove

L'estate romana offre situazioni precarie e contrasti sul tema delle occupazioni. Dopo che ieri mattina è stato scongiurato lo sgombero della tendopoli nei pressi della Stazione Tiburtina dove dormono circa 300 profughi, nel pomeriggio in Campidoglio ha tenuto banco la questione dei sudanesi sfrattati da uno stabile di via Scorticabove, nel quartiere di San Basilio: entrambe le situazioni sono seguite dagli attivisti di Baobab Experience. Alla presenza dell'assessore ai Servizi Sociali di Roma, Laura Baldassarre, della comunità sudanese e dell'Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), è stato fissato il primo obiettivo comune: una soluzione per l'accoglienza nell'immediato, accompagnata da un percorso di medio periodo che punti a tutelare i diritti e i legami comunitari.

“Il percorso di assistenza – afferma l'assessore Baldassarre – è stato avviato e prosegue. Abbiamo voluto questo tavolo permanente per fornire risposte all'emergenza abitativa e sociale delle persone sfrattate che permetta di superare la fase attuale. Nell'immediato sono state individuate alcune strutture alloggiative per fornire la prima necessaria forma di assistenza in un momento di forte criticità dovuto anche alle alte temperature estive. E' l'inizio di un percorso che attraverso l'ascolto e il dialogo intende fornire, anche attraverso la collaborazione preziosa con gli altri soggetti attivi della rete di solidarietà, strumenti e soluzioni di medio periodo per la tutela dei diritti”. Prosegue intanto l'attività della Sala operativa sociale che dal giorno dello sgombero sta fornendo, quotidianamente, assistenza alle persone tuttora presenti nell'area di via Scorticabove. Il nuovo incontro del tavolo è stato fissato per il 23 luglio.

Le novità emerse in Campidoglio non soddisfano, tuttavia, occupanti e associazioni che li sostengono. Su Left Roberto Viviani, presidente di Baobab Experience, si chiede “dove sono le soluzioni alternative allo sgombero” e “dove andranno questi rifugiati”. E poi tuona: “A Roma, ogni questione sociale viene trasformata in un problema di ordine pubblico e demandato alla questura e alla prefettura. È frustrante vedere tutto ciò in una città, invece, ricca di forze sociali che praticano solidarietà tutti i giorni. Siamo in tanti a resistere concretamente, con atti reali, alla spirale d’odio fomentata dal governo e dalle amministrazioni locali. Siamo in tanti a sapere che, se la nostra società diventa ogni giorno più iniqua, ingiusta e inumana, non è certo per colpa di homeless, migranti o rom: i responsabili sono altri e la situazione non migliorerà togliendo diritti ai più poveri”.