Shoah, Raggi: “Roma non dimentica”

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha preso parte stamane alla cerimonia al Tempio Maggiore in occasione del 76° anniversario della razzia del Ghetto e della deportazione dei cittadini romani di religione ebraica. “Oggi – ha detto la prima cittadina – ricordiamo il 16 ottobre 1943, il rastrellamento del ghetto e la deportazione degli ebrei di Roma. Una data che ferì la nostra città e la comunità ebraica romana. Roma non dimentica la tragedia della Shoah, perché senza memoria non c'è futuro“, dichiara la sindaca pentastellata.

Sedici su mille

All'alba di sabato 16 ottobre 1943, ricostruisce Meteo.it,  365 uomini della polizia tedesca, coadiuvati da quattordici ufficiali e sottufficiali, effettuarono il rastrellamento della comunità ebraica romana. Un centinaio di uomini circa fu destinato all'operazione all'interno del ghetto e i rimanenti nelle altre zone della città. La Gestapo operò prima bloccando gli accessi stradali e poi evacuando un isolato per volta e radunando man mano le persone rastrellate in strada. Nessun italiano fu ritenuto abbastanza fidato per partecipare all'azione. I deportati furono trasferiti alla stazione ferroviaria Tiburtina, dove furono caricati su un convoglio composto da 18 carri bestiame. Il treno, partito alle 14:05 di lunedì 18 ottobre, giunse al campo di concentramento di Auschwitz alle ore 23:00 del 22 ottobre, ma i deportati rimasero chiusi nei vagoni sino all'alba. Fatti uscire dai vagoni, le persone vennero suddivise in due schiere: da una parte 820, giudicati fisicamente inabili al lavoro e dall'altra 154 uomini e 47 donne, dichiarati fisicamente sani. Gli 820 del primo gruppo furono immediatamente condotti nelle camere a gas e uccisi. I deportati dell'altro gruppo furono mandati a lavorare anche in altri campi di sterminio. Tornarono in Italia solo 15 uomini e 1 donna, Settimia Spizzichino. Tra coloro che rimasero ad Auschwitz, sopravvisse solo Cesare Di Segni