San Giuseppe dei Falegnami riapre per la benedizione della nuova copertura

La “chiesa dei matrimoni”, a un anno esatto dal crollo del 30 agosto 2018, riapre le sue porte poco distanti dal Campidoglio ai cittadini romani. San Giuseppe dei Falegnami ha dovuto sopportare dei lavori di ristrutturazione, che non sono ancora stati completati, e si presenterà con una nuova copertura all'apertura del cantiere venerdì prossimo, il 30 agosto 2019. Sarà presente il vescovo ausiliare per il settore Centro e rettore della chiesa Daniele Libanori, della diocesi di Roma, che benedirà la nuova copertura alle 10. Il cantiere resterà aperto al pubblico fino alle 18 per essere visitato e un team di professionisti spiegherà a che punto sono i lavori.

Il restauro

Nel corso di quest'anno, diverse realtà hanno lavorato insieme per restituire questo luogo di culto risalente al 1663 alla sua città. La Soprintendenza speciale archeologica Bella arti e paesaggio di Roma ha monitorato lo sgombero delle macerie, la loro messa in sicurezza, il riconoscimento, il recupero e la catalogazione delle parti ligne del soffitto a cassettoni e delle struttura crollata. L'Istituto superiore per la Conservazione e il restuaro a luglio 2019 ha organizzato un cantiere-scuola con gli studenti del secondo anno, provenienti dalla sede di Matera, che si sono occupato di ripulire, trattare con sostanze antiparassitarie e censire i frammenti di legno del cassettonato. I fondi per questa prima parte dei lavori sono arrivati dal contributio dell'otto per mille alla Chiesa cattolica e alle donazioni, tra cui quella dei Centro commerciale Euroma2. In meno di tre mesi, dal 3 giugno 2019, sono costruite e sistemate due nuove capriate, in sostituzione di quelle venute giù sotto il peso del tetto, grazie a degli interventi di rafforzamento sono potuti rimanere al loro posto dei sostegni del soffitto a cassettoni rimasto intatto. Oltre al restauro, anche un'attenzione alla sostenibilità e alla modernità, come spiega il progettista e direttore dei lavori Alessandro Bozzetti: “È stata realizzata tutta l'orditura secondaria della copertura, compreso il posizione di un sistema di isolamento termico che permette di controllare il microclima del sottotetto e tenere i valori di temperatura e umidità all'interno di un definito intervallo. Questo nuovo sistema si integra con la progettazione di un monitoraggio ambientale al fine di conseguire un intervento sostenibile“. Restano ancora diverse cose da sistemare come il riposizionamento del cassonettato, il consolidamento della Cappella del Cristo che ha retto l'urto del tetto che veniva giù, facendo “da scudo” all'ex Carcere Mamertino dove furono rinchiusi san Pietro e san Paolo.

Il crollo

Sono le 14:40 di giovedì 30 agosto 2018 quando il tetto della chiesa di Clivo Argentario, al Foro Romano, collassa in una nuvola di polvere, calcinacci e frammenti. Il crollo della copertura purtroppo danneggia gravemente il prezioso soffitto a cassettoni e si riversa sull'intera aula di culto, rovinando anche su due antichi organi. L'incidente non ha fatto feriti o vittime perché la chiesa in quel momento era chiusa, mentre il personale, gli operatori turistici e i visitatori del carcere sono stati fatti evacuare. Anche il vescovo Libanori è stato condotto fuori dalle forze dell'ordine.

Le indagini

Per cedimento strutturale che ha causato il crollo di tre quarti del tetto di questa chiesa incastonata nel cuore di Roma, costruita e abbellita dai falegnami della città, ci sono due indagati. La Procura di Roma ha iscritto nell'apposito registro i titolari delle due ditte che nel 2015 hanno vinto la gara d'appalto per i lavori di ristrutturazione del soffitto di San Giuseppe. L'accusa sarebbe quella di disastro colposo